Doppel. Beth Collar & Jesse Darling | A plus A Gallery

Una mostra che indaga la fluidità dell’esistenza e del linguaggio.
13 Agosto 2021
Doppel, Beth Collar and Jesse Darling, A plus A Gallery, exhibition view. Ph: Clelia Cadamuro
Jesse Darling Pantomime Horse (the lovers) 2021, pencil on paper 35.9 × 48 cm, ph: Clelia Cadamuro

English version below

La vetrina della galleria A plus A, a Venezia, permette al turista, al passante o al visitatore consapevole di sbirciare e osservare ciò che accade all’interno dello spazio. Con Doppel, bipersonale di Beth Collar e Jesse Darling, ciò che si vede è qualcosa di semplice all’apparenza – un trittico di disegni di Beth Collar – ma estremamente profondo nella sua ricerca. Fino al 25 settembre 2021, sessualità, identità di genere, linguaggio, vita e morte, sacro e profano, si incontrano nei lavori inediti di Collar e Darling, la cui realizzazione e allestimento è il risultato di una collaborazione iniziata a Berlino e durata alcuni mesi. 

Cornici bianche per i disegni bicromi di Collar – un lapis nero su carta bianca – e beige per le opere di Darling, in cui predomina l’uso della matita mescolato al pigmento e una carta più “sporca”, quasi riciclata. I soggetti sono pezzi di corpi, protagonisti del mito e oggetti rituali: elementi ibridi e non-binari che svelano e raccontano il background di due artisti – termine utilizzato in senso neutro, senza alcun riferimento al genere maschile o femminile – che non si identificano in alcun genere e che, attraverso la propria arte, indagano l’esistenza nella sua fluidità. In questo processo di normalizzazione e di superamento della binarietà dei generi, grande importanza ha il linguaggio: come giornalisti, critici o lettori che soluzioni si possono trovare per adeguare la lingua italiana, basata sulla divisione tra maschile e femminile, alla fluidità di genere? Un quesito in fieri, destinato a non trovare una soluzione definitiva nel breve periodo, ma a cui l’arte – e mostre come Doppel – può dare una spinta e stimolare una riflessione. 

Nei disegni di Collar, il corpo e lo spirito si incontrano. In hip mobility drawing, le ossa del bacino e della colonna si fondono e si espandono, dando vita a un essere animato, quasi mostruoso. La tecnica e la cura dei dettagli emerge in ogni lavoro dell’artista, in cui dialogano realismo e simbolismo. Questo si nota soprattuto nelle opere dedicate alla ritualità della religione cattolica: in vetrina sono esposti dei disegni raffiguranti una troccola, strumento suonato durante il periodo pasquale per sostituire il rintocco proibito delle campane. In dialogo con questa serie, l’importanza dei gesti e delle parole viene esplorata nel disegno Re-read che vede come protagonista una corteccia d’albero incisa. I messaggi che l’albero cela possono essere compresi nel loro significato solo dai destinatari, ma tutti coloro che li leggono possono cogliere qualcosa, anche se soggettivo e frutto di un’elaborazione personale. Con i suoi disegni, Collar cerca di sviscerare delle questioni legate al corpo e allo spirito, invitando il pubblico a decifrare i messaggi celati, come nel caso del tronco d’albero intagliato. 

Doppel, Beth Collar and Jesse Darling, A plus A Gallery, exhibition view. Ph: Clelia Cadamuro
Jesse Darling, Big Voice (libidinal economies 1), 2021, pencil on paper, 55.5 × 48 cm, Ph: Clelia Cadamuro

La religione cattolica, il linguaggio, l’identità ibrida sono al centro anche della ricerca di Jesse Darling, i cui disegni attingono dalle fonti più disparate, come la mitologia greca o i loghi iconici dei brand o dei prodotti simbolo del capitalismo. Questi universi contrapposti – cultura alta e cultura popolare – si incontrano nei suoi lavori dissacranti.
In Goatse I Melencolia (After Dürer), la celeberrima incisione Melancolia diviene la fonte primaria per la realizzazione dell’opera: un corpo senza volto, da cui fuoriesce un serpente – la cui forma richiama un fallo – si colloca al centro della scena, esplorando una sessualità e un’identità di genere fluida e variamente connotata. I corpi che Darling rappresenta non sono belli o perfetti: sono porzioni di corpo, sessualmente connotati per la compresenza di caratteri maschili e femminili e a tratti ripugnanti. Impetuoso l’autoritratto, il cui titolo rimanda al primo verso della Commedia dantesca,  In the middle of the journey of our life I found myself astray in a dark wood, for the straight way had been lost (self-portrait at 40). Per camminare, Darling si serve di una gruccia, la cui base ha una forma fallica mentre tra le mani, all’altezza del ventre, tiene una torcia elettrica per illuminare il cammino: i seni sono scoperti e il volto, dagli occhi chiusi per evitare qualsiasi contatto con lo spettatore, presenta dei baffi vistosi. Un’aureola circonda il capo e l’ingresso nella selva è contrassegnato da tre rami secchi, le cui diramazioni sembrano dita di mani sottili e affusolate. In trappola e claudicante, Darling cerca di sfuggire dagli stereotipi, dalla regolarità di un’identità di genere socialmente accettata, per illuminare – seppur a fatica – la propria strada e la propria crescita. 

La connessione tra Beth Collar e Jesse Darling è assolutamente evidente, dall’allestimento ai temi di ricerca: Doppel è una mostra che non può essere raccontata, ma che deve essere vissuta in prima persona, per mettere a repentaglio le proprie certezze e convinzioni, personali e sociali.

Doppel. Beth Collar & Jesse Darling
A plus A Gallery
Calle Malipiero 3073, Venezia
Fino al 25 settembre 2021 

Beth Collar, hip mobility drawing (forest imp network), 2021, lithographic crayon on paper, 29,7 x 40,5 cm, Ph: Clelia Cadamuro
Beth Collar, morning ritual (rubbish heap), 2021, lithographic crayon on paper, 70×46,4 cm, Ph: Clelia Cadamuro

Doppel. Beth Collar & Jesse Darling | A plus A Gallery

Looking through the stained glass window of A plus A gallery in Venice, every tourist, resident or visitor see what happens in this space. Doppel – the title of Beth Collar and Jesse Darling’s exhibition – shows simple artworks in appearance but extremely deep in their significance. Until 25th September 2021, Beth Collar and Jesse Darling’s pieces explore sexuality, gender identity, language, life and death, sacred and profane whose realisation and display come from an intense collaboration started in Berlin months ago. 

White frames mark Collar’s drawings – black pencil on white paper – while Darling chose beige ones for artworks made on yellow paper with coloured pencil. Different frames and materials for the same research: the subjects of their drawings are pieces of bodies, mythological and literary characters and ritual objects. Through fluid and non-binary elements, Collar and Darling explore and tell their background as non-binary artists. Thanks to their artistic practice, the public is invited to think and imagine a mutable existence, far from any stereotype or social boundary. Language plays a crucial role in normalising non-binary and gender-fluid identity: as journalists, critics or readers, what solutions might we propose to change how we write, speak and think? It is hard to say at the moment, but art – and exhibitions as Doppel – stimulate a critical reflection on reality and help mutate our perception of life. 

Jesse Darling In the middle of the journey of our life I found myself astray in a dark wood, for the straight way had been lost (self-portrait at 40) 2021, Pencil on paper 59.3 × 42 cm. Ph: Clelia Cadamuro
Doppel, Beth Collar and Jesse Darling, A plus A Gallery, exhibition view. Ph: Clelia Cadamuro
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