Il lavoro di Diego Marcon approda in un’istituzione italiana con una mostra personale: La miserabile, imponente immagine murale pensata per lo spazio dell’Impluvium della Triennale di Milano.
Pensando al lavoro di Marcon, vengono immediatamente in mente luci, animazioni, colori, elementi sostanziali delle opere video. Anche per questo La miserabile è un’eccezione: statica e in bianco e nero, assimilabile a “Dick the Stick’s Saga”.
Al capezzale di una ragazza, malata o semplicemente addormentata, un folto gruppo di personaggi, disegnati con il tratto illustrativo tipico dell’artista. Solo due di loro sembrano davvero interessati all’allettata: uno arrampicato sulla testata che pare volerla accarezzare, l’altra che, seduta per terra, la osserva.
Tutti gli altri sono distratti da altro, assorti, ognuno s-legato dalle vicende altrui: chi gioca con il cane, chi controlla sotto il letto, chi dorme in poltrona. Come fossero istantanee isolate e raggruppate poi insieme, penso al momento di massimo affollamento di “Tango” di Rybczynski.
Il nero intenso fuori dalle finestre, lo stesso che si cela sotto il letto, pare suggerire l’esistenza di un’altra dimensione, lasciando così la scena principale fluttuante.
Curioso il titolo, La miserabile: è riferito alla ragazza distesa, o miserabile è la vita?
La moltitudine che gremisce il capezzale è la materializzazione di quello che lei sta sognando?
O forse è lei stessa fantasia, e gli altri si affollano attorno al letto per diletto?
Quello che è certo è che questa immagine che pare essere tanto immediata da recepire, sottende sfumature e nasconde implicazioni, come fosse lo still di un racconto animato, che chi guarda è libero di completare.
Diego Marcon
La miserabile
A cura di Eduardo Bonaspetti
20 luglio – 26 agosto 2018
Triennale di Milano
Diego Marcon — La miserabile
Curated by Eduardo Bonaspetti
Until 26 August 2018
Triennale di Milano
An exhibition that experiments with the evocative power of what is not immediately visible, of what appears to be ambivalent, at the fringes of both image and existence.
There is something profoundly distressing, but at the same time also comical, in the work of Diego Marcon (b. 1985, Busto Arsizio). Living is wretched and spares no one. This may be why, for his first solo exhibition in an institution, the artist has decided to turn the space of the Impluvium at La Triennale di Milano into a silent, disconcerting room.
La Miserabile is an existential condition, a state of mind, and a scene that takes shape from a central figurative group: a bedstead on which a sick female figure is resting. All around, a number of people watch over her body, busily performing enigmatic little tasks. The image of the dying girl, which is a recurrent theme in sentimentalist art, is conveyed in the style of children’s illustrations and cartoons, in an atmosphere of numb torpor.
The setting is unadorned, accentuating the emotional power of the work and carving out a space of neuroses and frenzied closure to the outside world, in which those who inhabit Marcon’s world – the wretched, or the miserabili – are indefinitely and inescapably trapped. Isolated in the half light, as though he wished to protect them from prying eyes, these figures appear to the viewer in a place of contemplation, inviting us to dwell on the actions frozen in place. On this occasion, the artist goes beyond the formats of moving images that he used in his most recent projects, and experiments with the evocative power of what is not immediately visible, of what appears to be ambivalent, and probably pathetic, at the fringes of both image and existence.