Sono prolifiche in Italia le occasioni in cui gli artisti possono fare residenza. Soprattutto le figure emergenti cercano spazi, spesso isolati dalla civiltà, in cui possono esprimersi in santa pace. Ma quali sono le finalità e a cosa possono essere utili le residenze?
Con l’Associazione Amalgama, i vincitori di Residenza Poietica 2024, Emanuele Caprioli, Caterina Dufì e Simone Spampinato hanno, in pochissimo tempo, messo insieme le loro competenze multidisciplinari. L’esperienza si è conclusa il 14 settembre presso la Fondazione Merz di Torino, con Del nostro scavo continuo, una performance in cui ognuno è stato protagonista nella misura in cui ha accompagnato e arricchito il lavoro dell’altro.
Il tema di Residenza Poietica di quest’anno è stato il tecnosciamanismo, un concetto ideato dall’artista Angelo Plessas (1974, Grecia), in cui convergono tecnologia e ritualità. Dagli anni Novanta, Plessas sperimenta con Internet come medium, individuando un’analogia tra “onde” di una connessione spirituale con le “onde” di quella virtuale. Del nostro scavo continuo è un progetto in cui convergono la poesia sperimentale di Dufì (Vipera è il nome del suo progetto da solista), la sound-art di Spampinato e l’arte visiva di Caprioli. Gli artisti hanno lavorato sui temi dell’incanto e dell’illusione, nello scenario del pozzo di Fondazione Merz.
Il preludio è una prima installazione posizionata in un angolo, al piano inferiore degli spazi interni della fondazione. Un riflesso di luci proiettate sul muro, vibra insieme al sound di Spampinato e alla voce di Dufì, che evoca immagini di acqua e di memoria. L’effetto è quello dell’incanto di fronte al tremolio della fiamma, mentre delle parole centellano il tempo e il ritmo. Uscendo entriamo nel pozzo accolti da un sound, profondo e immersivo, e un’installazione luminosa, lunare e artificiale. Questa volta la voce proviene da Dufì che giace per terra, pronuncia e compone una storia che ha come la struttura di una canzone, con un ritornello:
“Acqua che scorre, acqua che sbatte
si scava strutture irragionevoli, non percorribili
noi, che non sapevamo bene come crescere…”
La formula della ripetizione è un tratto tipico dell’incanto, così come il legame con gli elementi naturali: acqua, fuoco, terra e aria, che diventano parola, luce e suono, attraverso cui è possibile entrare in uno stato mistico e modificare la materia.
Le parole conclusive sono:
“l’aria si addensa, apro ancora altra sterpaglia – sospesa aspetto, raggiungo il letto del torrente
rimetto l’oro ai fiumi.
i cercatori d’oro scavano molta terra e trovano poco oro
l’aria si addensa, la cavità diventa soltanto il suo buio
il mio, il buio della gola”,
e alle spalle di Dufì si illuminano due autostereogrammi, realizzati in collaborazione con Studio Mekit. Si tratta di un’illusione ottica: da un’immagine bidimensionale gli occhi, fuori fuoco, riescono a percepire una forma tridimensionale.
Spampinato usa il suono per indagare lo spazio, incrociando anche la pareidolia musicale. La pareidolia è un’illusione subcosciente, avviene quando delle forme casuali ci ricordano qualcosa e nella nostra mente si costruisce un’immagine. Questo è trait d’union tra il suono, le parole di Dufì, che evocano forti immagini, e le installazioni di Caprioli, che suggeriscono delle forme inafferrabili. Ma soprattutto la voce e le parole sono punto di congiunzione tra il visivo e l’udibile. Gli artisti indagano le teorie della cimatica sonora e luminosa (cioè gli effetti della vibrazione sulla materia), di cui questa performance è un esperimento. Si crea un relitto sonoro all’interno di un pozzo, l’effetto è tra il rumore elettromagnetico e il suono di una cascata, che rimane echeggiante quando la voce si interrompe e il suono si abbandona ad una relazione con le opere e il pubblico, fino a quando un nuovo giro ricomincia e la performance si ripete.
Del nostro scavo continuo è stata una performance diretta, immediata e sperimentale, uno spazio in cui gli artisti hanno potuto studiare e approfondire le tematiche della loro pratica, trasmesse in media diversi, ma soprattutto un momento di forte sinergia interdisciplinare tra tre figure emergenti.
Del nostro scavo continuo
Emanuele Caprioli, Caterina Dufì, Simone Spampinato
Settembre 2024
Fondazione Merz, via Limone 24, Torino