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Interview with Domenico de Chirico | Sinae Yoo, The Gallery Apart

[nemus_slider id=”61959″] English version below Dal 13 dicembre 2016 all’11 febbraio 2017 The Gallery Apart di Roma presenta una mostra dell’artista sudcoreana Sinae Yoo (1985, ora vive in Svizzera). Utilizzando diversi media — video, colonne sonore, installazioni, disegni e ceramiche — Yoo dà luogo ad un’indagine che analizza le differenze di teorie, percezioni e, quindi, visioni […]

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English version below

Dal 13 dicembre 2016 all’11 febbraio 2017 The Gallery Apart di Roma presenta una mostra dell’artista sudcoreana Sinae Yoo (1985, ora vive in Svizzera). Utilizzando diversi media — video, colonne sonore, installazioni, disegni e ceramiche — Yoo dà luogo ad un’indagine che analizza le differenze di teorie, percezioni e, quindi, visioni tra cultura occidentale e orientale. “Con Shadow rift, Sinae Yoo cerca di decostruire il senso privilegiato dalla theoria occidentale: la vista. Vedere non è esclusivamente vedere poiché ogni sguardo necessita di un occultamento. Tale modo di procedere, di stampo tipicamente derridiano, fa sì che la riflessione sulla vista, sulla visione, sullo sguardo e sull’occhio s’intrecci indissolubilmente col tatto: «Se due sguardi si guardano negli occhi, si può dire che in quel momento si toccano?»” (da CS).

ATPdiary ha deciso di porre alcune domande al curatore Domenico de Chirico.

ATP: Mi piace molto il discorso di matrice direi poetica alla base di alcune opere, in particolare relativo alla riflessione sulla capacità delle vista di diventare quasi materica e, quindi, tattile, arrivando a percepirla come strumento di contatto e conoscimento corporeo dell’altro. Ed è una tematica molto ricorrente nella poesia italiana sin dalle origini, dove la vista, lo sguardo, il percepirsi da lontano era, per il poeta, un appagamento senza pari. Come sanno parlare di tutto questo i lavori di Sinae Yoo?

Domenico de Chirico: Al di là dell’aspetto romantico e/o utopico, volendo fare un riferimento esplicito alla poesia ed in particolare a quella italiana del Novecento, si potrebbe dire che c’è una forte predominanza dei temi dell’Io che spaziano dall’intimismo di Giovanni Pascoli all’estetismo di Gabriele D’Annunzio. I lavori di Sinae Yoo narrano di un Io collaborativo che tuttavia fa sempre riferimento all’Io stesso, che è a favore della rivoluzione scientifica e che non si limita alle proposizioni soggetto-predicato. Si potrebbe trattare di un Io poetico che, in bilico tra Oriente e Occidente, risponde a un’intuizione lirica che genera scoperte e idee soggettive che vengono poi espresse, metaforicamente, in versi liberi senza metri, rime e strofe tradizionali, così come accadeva con la poesia pura di Giuseppe Ungaretti. Inoltre, il concetto principale cantato all’interno della mostra, quello di cyber-hygiene, s’impone come risposta alle nuove esigenze dell’immaginario di questa società industriale, cercando di salvaguardarne la purezza semantica dei messaggi e la pregnanza espressiva delle singole immagini, all’interno delle svariate e contaminate composizioni stilistico-formali.

ATP: Riguardo al titolo, “Shadow rift”: come mai questa scelta? A cosa si riferisce?

D.d.C.: All’interno della mostra, nel piano inferiore della galleria, si trova il video intitolato  ‘The Dead by Many Firsts’ (2016), nel quale, come già preannunciato nel comunicato stampa, una ragazza cieca nuota in un bluescreen-like water: simbolicamente si tratta del fantasma di un fantasma (shadow) il quale vive in uno stato di deificazione della propria igiene mentale e tenta narcisisticamente di potenziarne l’immagine auto-riflessa mediante l’utilizzo di una certa mimica adattabile e di modelli protettivi e di blocco dello schermo (rift). Pertanto, il titolo della mostra racchiude e riassume da un lato un aspetto fantomatico espresso digitalmente e dall’altro una frattura (o pausa) che funge metaforicamente da autoprotezione azionata all’interno dei rapporti interpersonali in itinere. Inoltre, Rift è anche un massively multiplayer online role-playing game (MMORPG, 2011), di genere fantasy della Trion Worlds.

ATP: All’ingresso dello spazio espositivo c’è il tipico zerbino sudcoreano che precede la soglia delle abitazioni, e all’interno la mostra “colleziona tutti gli aspetti di un mondo privato”, addirittura la confezione della crema Nivea. Perché questo aspetto?

I temi sono svariati ma sotto un unico comune denominatore: l’igiene o, per dirla alla maniera di Sinae Yoo, cyber-hygiene. A tal proposito, al di là della presenza dello zerbino per via delle sue funzioni consuete e ben note, c’è un verbalizzato utilizzo di uno dei prodotti di massa più conosciuti a livello mondiale, la crema NIVEA: «Questa nota crema bianca come la neve, candida e dotata di particolari funzioni che permettevano di mantenere sempre la pelle di color alabastro, ottenne un successo subitaneo anche perché poteva essere conservata per lunghi periodi. Questo prodotto cosmetico ha acquisito nel lavoro di Sinae Yoo una rilevanza metaforica poiché è riconosciuto all’unisono come uno dei più longevi del mercato di massa tedesco, seppur riconducibile ai tempi del regime nazista, periodo in cui venne definito come la crema degli ebrei poiché ebreo era il presidente del consiglio di amministrazione della società Beiersdorf nella quale veniva prodotta. Qui, per chiari rimandi storici, è possibile cominciare una riflessione sulla differenza antitetica tra antigene e anticorpo, interno ed esterno, amici e nemici, io e l’altro, puro e impuro, negatività e positività».
La dimensione etica è quindi basata sulla cura prima dell’Io e poi dell’altro come passaggio obbligato.

ATP: La mostra gioca molto su ossimori e opposizioni: pubblico e privato, vista e tatto, dentro e fuori, amici e nemici, massificazione e individualismo… Perché creare questa tensione tra gli opposti?

Secondo Eraclito per intendere la legge suprema dell’essere bisogna cercare di connettere il completo all’incompleto, l’armonico all’asimmetrico, il concorde al difforme e accorgersi che da tutti gli opposti nasce l’unità e che dall’unità vengono generati gli opposti. Questa è, seppur in maniera attualizzata e concisa, l’idea alla base dell’intera mostra.

Sinae Yoo,   Shadow rift,   installation view at The Gallery Apart (ground floor),   photo by Giorgio Benni
Sinae Yoo, Shadow rift, installation view at The Gallery Apart (ground floor), photo by Giorgio Benni

Interview with Domenico de Chirico 

Sinae Yoo,   Shadow rift —

The Gallery Apart, Rome

ATP: I really like the discourse, poetic I would say, at the basis of some of the works, focused in particular on the consideration of the capability of vision to become something almost material and tactile, till the point to perceive it as a bodily instrument of knowledge and contact with the other. This a very recurring topic of Italian poetry since its origins, where the view, the gaze, the sensation of feeling something or someone from far away was, for the poet, a complete fulfillment. How do the works by Sinae Yoo speak about this?

D.d.C.: Beyond the romantic and/or utopian aspect, wanting to have a precise reference to poetry, and in particular the XXth century Italian one, we could say that we could find, in there, a strong preponderance of the themes of the Self, that go from Giovanni Pascoli’s intimism to Gabriele d’Annunzio’s aestheticism. The works by Sinae Yoo talk about a collaborative Self that, nonetheless, always refers to the Self itself, which is in favour of the scientific revolution and do not just restrict itself to the subject-object propositions. We could think of a poetic Self which, in the balance between East and West, answers to a lyrical intuition that engenders subjective discoveries and ideas that are then expressed, metaphorically, in free verses without meters, rhymes and traditional stanzas, as it was for the pure poetry of Ungaretti. Moreover, the main concept found in the exhibition, cyber-hygene, imposes itself as an answer to the new needs of unconscious of this industrial society, trying to protect its messages’ semantic pureness and the expressive richness of its images, inside the various and always contaminated stylistic-formal compositions.

ATP: Regarding the title, “Shadow rift”: how come did you choose this name? What does it refer to?

In the exhibition, on the lower floor of the gallery, there is the video “The Dead by Many Firsts’” (2016), where, as already announced in the press release, a blind girl swims in a bluescreen-like water: in a symbolic way, this is the ghost of a ghost (shadow) which lives in a state of deification of its mental hygiene, and narcissistically tries to empower the auto-reflected image through the use of a specific adaptable gesturing and summarizes on the one hand a digitally expressed elusive aspect, and on the other hand a rift (or pause) that metaphorically works as an auto-protection activated inside ongoing interpersonal relationships. Moreover, Rift is also a fantasy massively multiplayer online role-playing game (MMORPG, 2011) by Trion Worlds.

ATP: At the entrance of the exhibition space there is the typical South Korean doormat, that is found on the houses threshold, and, inside, the show “collects every aspect of a private world”, even a package of Nivea cream. Why did you decide to display this aspect?

D.d.C.: There are a lot of topics, but all are united under a common denominator: hygiene, or, to tell it as  Sinae Yoo says, cyber-hygiene. For this reason, beside the presence of the doormat because of its usual and renown functions, there is a verbalized use of one of the most famous mass product in the world, Nivea cream: “This famous snow-white cream, which properties permitted to maintain an always unaltered alabaster ruddiness, got a massive and fast success also because it could be stored and preserved for long time. This cosmetic acquired a metaphorical relevance, in Sinae Yoo’s work, because it is universally recognized as one of the most long-running product on the German mass market, even if ascribable to the Nazi period, a time where it was defined as Jewish cream, as the board chairman of Beiersdorf, the firm that produced it, was a Jew. Here, because of evident historical references, it is possible to start a consideration on the antithetical differences between antigen and antibody, inside and outside, friends and enemies, the Self and the Other, pure and impure, negativity and positivity”. The ethical dimension is then based on the care of the Self first of all, and of the Other after that, as a forced stage.

ATP: The show plays a lot on oxymorons and oppositions: public and private, vision and touch, inside and outside, friends and enemies, massification and individualism… Why did you decide to create this tension between opposites?

D.d.C.: Following Heraclitus, to understand the supreme law of existence, it is necessary to connect the complete with the incomplete, the harmonic with the asymmetric, the same with the different and discover that it is from the opposites that the unity was born, and that it is from unity that the opposites generate. This is, even if actualized and concise, the idea at the basis of the whole exhibition.

Traslated by Martina Odorici

Sinae Yoo,   Shadow rift,   installation view at The Gallery Apart (basement),   photo by Giorgio Benni
Sinae Yoo, Shadow rift, installation view at The Gallery Apart (basement), photo by Giorgio Benni
Sinae Yoo,   I Watch You Surrender,   2016,   ceramic and nivea cream,   cm 20x40x30,   photo by Giorgio Benni
Sinae Yoo, I Watch You Surrender, 2016, ceramic and nivea cream, cm 20x40x30, photo by Giorgio Benni