Quante volte, aprendo un libro con l’idea di acquistarlo – o semplicemente di sfogliarlo – ci siamo soffermati sulle sue righe iniziali e finali? Convinti che conoscere l’inizio o la fine di un’opera contribuisca a farsi un’idea della stessa, e a facilitarne l’eventuale scelta, difficilmente riusciamo a resistere a questa tentazione. Addirittura il Guardian, nel 2011, pubblicava un articolo contenente uno studio dell’Università di San Diego (California) che affermava che “gli spoiler in realtà migliorano il godimento”.
Nella personale The Beginning The End, in corso presso la Galleria Studio G7 di Bologna, Daniela Comani sembra soddisfare, involontariamente, questo stesso impulso irrefrenabile. L’artista, che ha fatto del linguaggio il proprio principale campo d’azione, propone un lavoro che rientra a tutti gli effetti nella sfera dell’autoritratto, anche per quel che riguarda la semplice smania di cui dicevamo prima. Le 424 frasi che compongono il suo racconto, presentato nella forma di due installazioni e un libro, riportano infatti l’incipit e l’explicit di una serie di romanzi (più o meno conosciuti) che va dagli inizi del Novecento agli anni Duemila: testi che l’artista ha letto nel corso del tempo, che possiede nella propria casa berlinese, o che semplicemente ha consultato nelle biblioteche e nelle librerie.
Difficile elencare tutti gli autori delle 212 opere prese in esame – per ognuna sono state prelevate, quindi, due frasi, quella iniziale e quella finale – sebbene, sempre per quel discorso autobiografico, è possibile riscontrare delle costanti che portano i nomi, ad esempio, di Virginia Wolf, Susan Sontag, Umberto Eco, Fëdor Dostoevskij, Charles Bukowski, Franz Kafka e pochi altri.
Se a livello oggettuale la ricerca si è tradotta nelle due installazioni prima accennate – l’una riferita al racconto cucito dall’artista, l’altra alle fonti di tale cucitura – è a livello visivo che è possibile coglierne il nucleo, ravvisabile soprattutto nell’oggetto-libro: un flusso continuo di parole, soggetto agli arresti di un punteggiatura pre-costituita, che si incontra/scontra al centro del testo, al termine (che non è mai un termine) de L’Inizio e La Fine, quando il lettore/fruitore è costretto a rovesciare il libro per ricominciare da principio (che non è mai un principio). Un gesto, quello del ribaltamento, che sa tanto di cacciatori di spoiler, di impazienti scopritori di finali.
Ma il rovesciamento fisico del libro allude anche a un’altra operazione che Comani compie, pure questa di certosino taglia e cuci. L’artista, infatti, rincara il sapore autobiografico dell’opera convertendo in prima persona i romanzi scritti nella terza persona singolare, e sostituendo l’eventuale genere maschile in quello femminile: così facendo, è lei stessa a ricoprire il ruolo da protagonista, insieme a tutti quelli che decidono di avventurarsi nella lettura.
Come scrivono Veronica Santi e Matteo Bergamini nei testi che accompagnano la mostra, “è impossibile sopprimere l’espressione del sé” (Santi) quando si opera all’interno di un discorso che in tutto rimanda alla circolarità della vita, agli inizi che non hanno mai fine e ai finali che non finiscono mai, con le variabili che lasciano “il campo sgombro per l’attuazione di infinite altre costruzioni” (Bergamini). Iniziata nel 2014 e presentata nel 2020, The Beginning The End potrebbe, dunque, non avere mai fine…
Daniela Comani – The Beginning The End
Galleria Studio G7, Bologna, via Val D’Aposa 4A
Fino al 2 aprile 2021