La forza delle donne in CRUOR. Renata Rampazzi al Museo Carlo Bilotti

Il colore rosso, metafora del sangue, contraddistingue tutti i lavori esposti in mostra, per coinvolgere il visitatore nella lotta alla violenza di genere.
5 Marzo 2021
Renata Rampazzi, Ferita, 1981 olio su tela, cm 60 x 70
CRUOR. Renata Rampazzi al Museo Carlo Bilotti – Installation view – Foto di Eleonora Cerri Pecorella

CRUOR, termine latino che identifica il sangue – mortifero o mestruale -, è il titolo scelto per la personale di Renata Rampazzi al Museo Carlo Bilotti di Roma. La mostra, a cura di Claudio Strinati, si compone di 14 dipinti, 46 piccole tele, studi preparatori per l’installazione formata da 36 garze dipinte e un video: i lavori percorrono e affrontano, attraverso il colore e un tratto accennato, le battaglie che l’artista, dagli anni Settanta ad oggi, ha combattuto per le donne e con le donne. Il termine CRUOR riflette, attraverso la metafora del sangue, il dolore e la sofferenza legata alla violenza e alle discriminazioni di genere: attraverso il colore rosso, esprime i sentimenti di rabbia e disagio che l’artista e le donne provano. In maniera astratta e non banale, Rampazzi invita lo spettatore ad un viaggio fisico ed emotivo per affrontare una questione e un problema urgente e attuale come la violenza di genere. 

Renata Rampazzi inizia la propria carriera negli anni Settanta, in un clima di estrema vivacità e creatività in Italia e in particolare a Torino, sua città natale. Fin dagli esordi realizza delle serie – Composizioni, Ferite, Sospensioni, Lacerazioni, presenti anche in mostra – che riflettono sulla ripetitività del colore, del gesto e di una forma, in declinazioni sempre diverse, lavoro dopo lavoro. Questo accanimento e puntiglio nella ripresa di un elemento esprime l’insofferenza dell’artista che, oggi come allora, si scaglia contro il conformismo ed esplora il corpo nella sua femminilità e fisicità. Grazie alla formazione con Emilio Vedova, Rampazzi si concentra sulla gestualità, sulla fisicità della pittura e ne esplora l’astrazione. Ecco allora che il tema del sangue si declina nella lacerazione, nella ferita e nel martirio, evocando al contempo una bellezza perturbante data dalla gestualità, dal tocco impresso sulla tela.

Renata Rampazzi, Composizione, 1977 – olio su tela, cm 120 x 200
CRUOR. Renata Rampazzi al Museo Carlo Bilotti – Installation view – Foto di Eleonora Cerri Pecorella
Renata Rampazzi, Lacerazione, 1982 olio su tela, cm 60 x 80
CRUOR. Renata Rampazzi al Museo Carlo Bilotti – Installation view – Foto di Eleonora Cerri Pecorella

Questo dialogo fra quadri appesi alle pareti mi è sembrato che portasse con sé il rischio della contemplazione. […] Io invece volevo che il visitatore vivesse un’esperienza totalizzante in cui sensi e riflessione fossero coinvolti contemporaneamente”. L’esperienza che Rampazzi vuole evocare colpisce il visitatore, nelle sue infinite sfumature e nell’interconnessione tra i lavori esposti che formano un labirinto, un insieme di cui ogni lavoro è parte: l’obiettivo è quello di ricordare come, al di là del reato, ci sia un corpo, una persona che soffre o ha sofferto. 

CRUOR riesce ad andare oltre la semplice pittura e il rischio della contemplazione: in mostra è presente anche un’installazione, composta da garze dipinte. Rampazzi abbandona la tela per scegliere un supporto emblematico, essendo la garza il simbolo della cura. Si riscopre il corpo ma anche la gestualità artistica nella sua massima espressione. Per realizzare l’installazione, Rampazzi affronta delle fasi di progettazione e di scambio con altri a lei estranee nel momento in cui realizza le tele nell’intimità del suo studio. L’installazione presuppone, infatti, una riscoperta del gesto, una maturazione ulteriore nel percorso e nella ricerca artistica: le garze vengono dipinte a terra e l’imprevedibilità del gesto introduce un nuovo elemento nella composizione, il caso. Il caso permette all’artista di abbandonare la misura in favore di un maggiore impeto nel gesto pittorico: in questo modo, la fisicità e la corporeità del lavoro riflettono ed enfatizzano la drammaticità della violenza di genere, inserendosi nello spazio espositivo con forza e creando un dialogo e uno scambio – intimo e commovente – con il contesto circostante. 

CRUOR. Renata Rampazzi 
A cura di Claudio Strinati
Museo Carlo Bilotti – Aranciera di Villa Borghese
Viale Fiorello La Guardia 6, 00197 Roma
Fino al 5 aprile 2021 

CRUOR. Renata Rampazzi al Museo Carlo Bilotti – Installation view – Foto di Eleonora Cerri Pecorella
Renata Rampazzi, Rosso, 1984 olio su tela, cm 130 x 200
Renata Rampazzi, Lacerazioni, 1980 olio su tela, cm 60 x 160
Theme developed by TouchSize - Premium WordPress Themes and Websites