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Cristiano Pintaldi. We are here. Do you stay in the Barbie world? | Galleria Mucciaccia, Roma

Nel sistema solare abitato dagli alieni in guerra con gli umani, una difesa avanzata basata su mine senzienti rende le astronavi umane vulnerabili. Per superare questa sfida tecnologica, gli scienziati decidono di sperimentare l’uso di un cervello umano come guida per un’astronave. Il donatore selezionato è l’anziano professor Thomas, ben conosciuto da Kramer, uno dei […]

Cristiano Pintaldi Untitled, 2022 acrilico su tela, cm 180×270 Courtesy dell’artista
Cristiano Pintaldi Majestic 12, 2023 acrilico su tela, 181×269 cm Courtesy dell’artista

Nel sistema solare abitato dagli alieni in guerra con gli umani, una difesa avanzata basata su mine senzienti rende le astronavi umane vulnerabili. Per superare questa sfida tecnologica, gli scienziati decidono di sperimentare l’uso di un cervello umano come guida per un’astronave. Il donatore selezionato è l’anziano professor Thomas, ben conosciuto da Kramer, uno dei responsabili del progetto, e sua moglie. Durante il volo di prova, la nave del professore smette improvvisamente di rispondere ai comandi e fugge, manovrando gli eventi in modo da condurre Kramer e sua moglie su un pianeta sconosciuto. Qui, il professore rivela la sua intenzione di fondare una nuova colonia umana, sostenendo la sua teoria sociologica secondo cui la guerra è semplicemente un costume, non un istinto innato. Questo racconto di Philip K. Dick, intitolato La Mente dell’Astronave – e contenuto nella raccolta di racconti di fantascienza Le presenze invisibili – immagina delle potenziali relazioni con la cultura aliena nel tentativo di costruire una comunità umana basata sull’integrazione e la convivenza reciproca.

We are here. Do you stay in the Barbie world? è il titolo della personale di Cristiano Pintaldi alla galleria Mucciaccia di Roma; esso preannuncia – alla stregua di uno statement verbale di ciò che l’artista ha visualizzato attraverso un corpus di nuovi lavori, in parte appositamente prodotti per la mostra – due temi iconici, due ricorrenze visive nell’ambito di questo nucleo di opere e, si potrebbe aggiungere, all’interno dell’intera ricerca avviata dall’artista ormai a partire dall’inizio degli anni Novanta. Da un lato, il laconico sorriso di Barbie, che, imperscrutabile, ci osserva beffarda al di qua del quadro – attraverso lo still tratto dal noto film del 2023 ispirato all’iconica fashion doll statunitense e spopolato nelle sale di tutto il mondo; dall’altro, una altrettanto laconica asserzione “We are here”, stagliata contro un plumbeo cielo fulmineo con, in basso a destra, la faccina stilizzata con cui, nell’immaginario collettivo, sono stati identificati gli alieni – la stessa che, per altro, compare, sempre in basso a destra, ad accompagnare la figura di Barbie. We are here manifesta la presenza degli alieni nella nostra realtà con uno slogan deciso, invitando gli spettatori a riflettere sul concetto di esistenza e percezione.

Cristiano Pintaldi We are here, 2023 acrilico su tela, 90×120 cm Courtesy dell’artista

Risulta chiaro, sin da subito, come per i soggetti scelti non venga esercitato un interesse episodico bensì venga ricercata da Pintaldi una continuità tra realtà e finzione, noto e ignoto, tra cultura pop, programmi televisivi, film cult di fantascienza e tematiche dell’Alieno. Questa continuità viene trasposta – un po’ come nei racconti fantascientifici di Dick – in un’indagine contestuale della società attuale. 

Fin dal 1991, Pintaldi ha adottato i tre colori primari (rosso, verde e blu) accostati su uno sfondo nero, replicando la disposizione dei pixel su uno schermo televisivo. La sua tecnica coinvolge uno studio paziente e certosino, in cui l’artista applica strati di pittura con l’aerografo su tre livelli, un colore alla volta. Questo processo di “pittura alla cieca” rivela l’effetto finale solo a lavoro ultimato, innescando una dinamica processuale tra l’atteso e l’inatteso, guidata dall’artista attraverso un lavoro preliminare di composizione e scomposizione dell’immagine.

Lo schermo televisivo è perciò inteso come uno schermo proiettivo al di sopra del quale aspettative, consuetudini e impreviste disavventure si avvicendano, facendoci spesso perdere il polso della reale situazione. Ma d’altronde, sembra chiederci Pintaldi, cosa è più reale? Lo sguardo stralunato e vacuo di Barbie? Il futuribile incontro con una realtà extra-terrestre? E cosa genera la dicotomia tra vero e falso, tra noto e ignoto? In Majestic 12 la tematica dell’extraterrestre torna appunto associata alla famosissima immagine di John Fitzgerald Kennedy, qualche attimo prima di essere ucciso; il volto del Presidente è sormontato dal titolo della presunta organizzazione segreta statunitense, composta da esponenti militari e politici di massimo livello, responsabile dell’occultamento al pubblico dominio di informazioni riguardanti i contatti tra gli alieni e gli umani. Un po’ come nei racconti di Dick, Pintaldi ricrea, volutamente, questa sovrapposizione di temi e temporalità, tenendo insieme qualcosa che, a livello subliminale, attraversa il nostro inconscio visualizzando, talvolta, i desideri e le visioni recondite dell’animo umano. 

Cristiano Pintaldi Senza titolo, 2023 acrilico su tela, cm 90×160 Courtesy dell’artista
Cristiano Pintaldi Pianeta Terra, 2023 acrilico su tela, cm 85×120 Courtesy dell’artista