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L’Ala Scaligera della Rocca di Angera, proprietà della famiglia Borromeo, inaugura un nuovo progetto di valorizzazione dell’arte contemporanea con una mostra dedicata ad alcune figure di spicco. Continuum vede la collaborazione della Galleria Massimo Minini, spazio chiave del mercato dell’arte contemporanea che dal 1973 ad oggi ha contribuito alla crescita di alcuni tra gli artisti più importanti degli ultimi 40 anni.
L’inaugurazione del progetto segue un restauro di un’Ala della Rocca, che ha mantenuto la struttura originaria dell’edificio, creando un primo e un secondo piano. Senza intervenire sulle pareti storiche è stata realizzata una struttura autonoma, una sorta di scatola, che racchiude gli spazi di nuova costruzione, permettendo così un dialogo tra il nuovo volume e le architetture del passato.
Grazie a questo sapiente intervento sono stati preservati gli affreschi originali, che convivono perfettamente con la mostra allestita nelle sette sale espositive.
Si susseguono a ritmo calibrato le opere di Giovanni Anselmo, Vanessa Beecroft, Daniel Buren, Sheila Hicks, Anish Kapoor, Giulio Paolini ed Ettore Spalletti.
Tre gli elementi prevalsi nella costruzione del progetto di mostra di cui Antonio Grulli è il curatore.
In primo luogo Grulli sottolinea il ruolo peculiare della luce in questo luogo adiacente al lago, che grazie alle ampie finestre esposte a sud e nord riesce a cambiare la percezione degli spazi, così come delle opere. La scultura in alabastro di Kapoor e le due opere specchianti dai toni rossastri richiamano alcune decorazioni presenti sulle pareti della sala. Allo stesso modo le opere di Spalletti, sculture in alabastro ricoperte di pigmenti azzurri e un’opera a muro, sembrano assorbire la luce esterna, riflettendone l’intensità. È invece la luce artificiale a illuminare l’opera di Daniel Buren di cui viene presentato un lavoro a fibre ottiche sui toni del verde e del blu. Di nuovo vi è luce per i due carousel che proiettano la parola PARTICOLARE, opera di Anselmo, contro il muro della sala a lui dedicata e sui piedi dei visitatori, invitati a intercettare e limitare il fascio luminoso dell’opera.
La pietra è il secondo elemento ricorrente nel percorso. Materiale di cui la stessa Rocca è costituita e che viene estratto da cave circostanti. L’installazione di Anselmo è costituita da blocchi della stessa pietra di costruzione della Rocca. È possibile camminare sulle rocce rettangolari disposte nella sala che l’artista concepisce per permettere un “avvicinamento” alle stelle. Qualche centimetro in meno ci divide dal firmamento. Nel lavoro di Vanessa Beecroft invece viene rievocata la statuaria classica attraverso una delle sue celebri performance, avvenuta nella Chiesa di Santa Maria dello Spasimo a Palermo.
Ultimo elemento dominante è il tempo. Tutte le opere in mostra sono capolavori senza tempo che hanno lasciato traccia nel passato, così come continuano a lasciarla nel presente e ugualmente saranno in grado di farlo in futuro. Capofila di questo percorso è Giulio Paolini, che meglio riassume l’atemporalità di tutti gli artisti in mostra. Cornici che trattengono frammenti del passato, una tela il cui centro è stato tagliato e accartocciato, pezzi di un mosaico di memorie, una matita e una figura disegnata sul muro che si configura come tributo a Massimo Minini, grazie al quale questo progetto ha preso forma.
I tre livelli strutturali vengono attraversati dall’opera di Sheila Hicks, trait d’union dei tre piani di mostra.
Con una visione proiettata verso il futuro la famiglia Borromeo ha voluto la realizzazione di questo progetto, che vuole essere il primo di una serie di interventi da realizzare alla Rocca di Angera. Un continuum mediante il quale attirare il pubblico dell’arte contemporanea in un luogo fuori dalle rotte cittadine.
Mostra visibile fino al 30 settembre 2018