“Come nei miei altri lavori, c’è sempre qualcosa di leggero e misterioso nell’ostinazione della ripetizione, nella pazienza, nella fatica, nell’ossessione.” Sono parole che Alessandro Sciarroni usa per descrivere qualche aspetto del suo nuovo lavoro con CollettivO CineticO, presentato in preview a Centrale Fies per l’edizione XL del festival, appena conclusa.
Dialogo Terzo: In a landscape è il titolo del progetto e si riferisce al brano omonimo di John Cage composto nel 1948, che fa da colonna sonora della performance, suonata dal vivo. L’opera è frutto di una collaborazione tra Alessandro Sciarroni che cura coreografia e regia e CollettivO CineticO per azione, creazione e coproduzione (con il collettivo i co-produttori sono Aperto Festival – Fondazione I Teatri di Reggio Emilia, Teatro Comunale di Ferrara, Operaestate Festival Veneto/CSC, Marche Teatro).
Arrivano in scena sei danzatori in gonna plissettata e camicia, che indossano ai piedi dei calzini impiegatizi e delle scarpe da passeggio d’altri tempi, un po’ eleganti. Iniziano a muoversi usando degli hula hoop, facendoli girare attorno alla vita, poi cambiando posizione senza mai fermarsi: a volte l’attrezzo gira attorno al collo, a volte attorno alla mano. I movimenti coreografici sono precisissimi e invitano lo spettatore a seguire con lo sguardo ogni spostamento, anche minimo. Si resta sorpresi del fatto che, oltre alla rotazione incessante, i danzatori acquisiscono man mano nuove posizioni o compiono delle azioni minime nello spazio.
Si resta sorpresi perché è impercettibile il cambiamento nei corpi sulla scena, data l’uniformità del movimento circolare, ma proprio questa nuova attivazione percettiva dello spettatore è uno degli aspetti più affascinanti del lavoro. Qui tutto concorre alla fluidità, dando così l’impressione di assistere a una massa unica che si muove. Non saprei dire se Sciarroni ha pensato al movimento rotatorio dei dervisci o all’idea della circolarità come forma perfetta, mistica, o ancora se è andato ad approfondire il linguaggio coreografico sviluppato nel progetto TURNING (una versione di questo è stata presentata a Fies quest’anno, TURNING_Orland’s version).
Quando il coreografo parla di “serena determinazione che tende a una sparizione”, credo voglia indicarci questa via di indagine: una forma di annullamento di sé che passa tramite il gesto ripetuto, che a sua volta segue un flusso quasi indipendente dalle volontà dei singoli.