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Gianluca Codeghini – Si spiega ma non si spezza | Galleria Six, Milano

Si spiega ma non si spezza è un gioco di parole che dà il titolo alla seconda personale di Gianluca Codeghini alla Galleria Six di Milano. La logica del paradosso e la pratica del gioco guidano la ricerca dell’artista che mira a rompere la consuetudine, ad abbandonare i riferimenti abituali per osservare il mondo con […]

Gianluca Codeghini, Si spiega ma non si spezza, istallation view, dicembre 2019

Si spiega ma non si spezza è un gioco di parole che dà il titolo alla seconda personale di Gianluca Codeghini alla Galleria Six di Milano. La logica del paradosso e la pratica del gioco guidano la ricerca dell’artista che mira a rompere la consuetudine, ad abbandonare i riferimenti abituali per osservare il mondo con uno sguardo portatore di una forma intuitiva, di conoscenza del mondo colto nel suo perenne divenire. È l’invito a fare uno scarto, a deviare temporaneamente dalla strada maestra, sicura e rassicurante ma priva di sorprese, per inoltrarsi nel sentiero incerto della scoperta, che presuppone il ripensamento e il dubbio ma permette lo stupore e aiuta ad affinare la vista e a scoprire aspetti nascosti e invisibili – perché mai osservati – della realtà che ci circonda, addentrandosi nelle pieghe e scrutando le parti in ombra con perseveranza e quasi con cocciutaggine: si spiega ma non si spezza, appunto.
Questo approccio invita a sfide quasi impossibili, come quella che Codeghini affronta in questa occasione: fare una mostra di pittura non essendo un pittore. L’idea nasce da una sollecitazione di Emilio Prini risalente agli anni novanta e diventa – vent’anni dopo – un esercizio in cui la pittura si cela sotto mentite spoglie e risorge inaspettata e imprevedibile, virale e pervasiva, al punto da affermare che tutto è pittura o forse niente lo è.
Pittura è segno che assume sembianze instabili e configurazioni transitorie: la personale attualmente visitabile in galleria è una tappa di un processo in corso d’opera che nell’arco di quindici giorni prima dell’inaugurazione ha visto mutare la sua organizzazione, poi intuibile dalle tracce dei numerosi passaggi e il cui senso sta nei  gesti che si accumulano fino a confondersi nel limite tra pittura e scultura – o Sulla pittura e sotto la scultura, come scrive Codeghini in un testo pubblicato nel catalogo-manifesto edito in occasione della mostra.

Gianluca Codeghini, Attenzione, Testo dich iarazione di assunzione di responsabilità stampato su carta, scritta con pennarello rosa, cornice standard, 21×30 cm, 2019,
Gianluca Codeghini, Platone di esecuzione, Struttu re in ferro, argilla bianca, bottiglie con vino rosso, spray rosso, testo con dichiarazione di assunzione di responsabilità, 100x30x110 cm, 2019
Gianluca Codeghini, OTP One time pad Autoritratto in blu, quadro anonimo, olio su tela, dedica, cornice in plexiglas trasparente, retro in plexiglass rosso, 52x72x3,5 cm, 1997:2019

Ricollocare significa inevitabilmente destabilizzare: una pratica che accomuna Codeghini e Prini. In mostra una selezione di sette lavori in cui la pittura si sottrae, si contradice e si afferma con spostamenti concettuali minimi o abissali: è un gioco di prestigio che prevede di atti sparizione (Quando arrivi, 1991-2019 e Don’t stop smiling, 2005-2019), di occultamento (OTP One time pad 1997-2019), di pura potenzialità (Platone di esecuzione, 2019) e perfino di transustanziazione in  scultura (Cracked fingers, 2018), sempre muovendosi in uno spazio duttile, che comprende la dimensione infrasottile di duchampiana memoria.
Lavori nuovi e ripresi a distanza di tempo tracciano un percorso antologico e raccontano di una ricerca costantemente ripensata, sempre rinnovata alla luce delle nuove intuizioni, che si fa dispositivo per esperire diversamente il quotidiano.
Il catalogo in forma di manifesto pieghevole – vera e propria opera prêt-à-porter intitolato Un muto dice a un sordo, c’è un cieco che ci osserva, con testi dell’artista e l’interessante saggio Terry Atkison, nato da un confronto diretto durante il processo espositivo. Per il finissage – il 18 gennaio – è prevista una performance e la presentazione di una pubblicazione in tiratura limitata a cura de laciecamateria edizioni con una breve intervista di Elio Grazioli a Gianluca Codeghini sulla genesi della mostra, è anche in preparazione una pubblicazione della collana Segnature a cura di Paola Lenarduzzi.

PS: La documentazione fotografica non è aggiornata ad oggi: la mostra è un work in progress, succedono sempre delle cose. Invito ad andare in galleria chi non l’ha ancora vista ma anche chi l’ha già visitata…potrebbero esserci delle sorprese!

Gianluca Codeghini, installation view, (Quando arrivi, 199172018 e Creacked fingers 2018)
Gianluca Codeghini, installation view (Sfiorata dalla provocazione 1999:2016:2019 e OTP, One time pad, 1997:2019)
Gianluca Codeghini, Don’t stop smiling,Cinque pedali da grancassa per batteria acustica, battente con colore blu. misure variabili, 2005:2019