An Atlas of Persistence è il titolo della personale di Claudio Gobbi, allestita nelle sale del secondo piano di Ca’ Pesaro, sede della Galleria internazionale d’arte moderna di Venezia. La mostra, a cura di Francesca Fabiani e visitabile fino al 27 febbraio 2022, affronta alcuni temi cari alla ricerca fotografica dell’artista, l’identità culturale e i confini, l’incontro est-ovest, il rapporto arte, architettura e antropologia, per citarne alcuni. Specializzato con la guida di Gabriele Basilico all’Istituto Bauer di Milano, Claudio Gobbi realizza progetti fotografici in progress, che costruiscono, scatto dopo scatto, una vera e propria enciclopedia visuale.
A Ca’ Pesaro, due sono i progetti che l’artista propone al pubblico: la prima sala è dedicata alle chiese armene, la cui architettura rimane immutabile nel tempo e nello spazio; la seconda presenta una serie di scatti realizzati all’interno di teatri europei del ‘900, in oltre 25 paesi. «Uno dei temi centrali del mio lavoro – afferma Claudio Gobbi – è la ricerca di caratteristiche ricorrenti che possono essere considerate come elementi che definiscono un certo tipo di cultura. Nei teatri, nei giardini giapponesi o nelle chiese armene lo scopo principale è trovare un’immagine che rappresenti l’evidenza di una specifica comunità, un simbolo di appartenenza o il segno di un confine culturale». Con particolare riferimento alle 64 fotografie che compongono la serie Armenie Ville, le immagini sono disposte sulla parete come degli arcipelaghi: le fotografie, tutte contornate da una cornice bianca e del medesimo formato, si relazionano tra di loro in maniera quasi catalografica. In bianco e nero o a colori, le chiese individuano una geografia che va oltre qualsiasi confine: immagini scattate in Turchia si affiancano a quelle realizzate in Portogallo o in qualsiasi altra parte d’Europa. La persistenza del modello architettonico è ciò che permette di andare oltre i muri e le frontiere e di ritrovare un senso d’umanità.
Allo stesso tempo, il mancato riferimento topografico – contenuto in un cartellino, una didascalia, o dato da un nome – trasporta il visitatore in un luogo altro, in un “luogo non-luogo”. L’idea della sequenza, delle serie di oggetti in apparenza tutti uguali di cui è impossibile individuare un’appartenenza geografica, ci spinge ad interrogarci sulla geografia del confine e sul senso di identità culturale.
CLAUDIO GOBBI. AN ATLAS OF PERSISTENCE
A cura di Francesca Fabiani
Ca’ Pesaro – Galleria Internazionale d’Arte Moderna
Santa Croce 2076, 30135 Venezia
Fino al 27 febbraio 2022
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