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Posa della prima pietra | Parco dell’Arte Contemporanea

Sotto il già finito grattacielo “Dritto” di Arata Isozaki e Andrea Maffei, quello “Storto” in corso di completamento di Zaha Hadid e quello ancora in via di costruzione di Daniel Libeskind, detto il “Curvo”, nel nuovissimo quartiere CityLife di Milano, c’è il così detto Parco dell’Arte Contemporanea — progettato dallo studio Gustafson Porter —, dove […]

Serena Vestrucci,   “Vedovelle e Draghi Verdi”,   2016,   Milano. Foto di Alberto Fanelli. Courtesy ArtLine Milano
Serena Vestrucci, “Vedovelle e Draghi Verdi”, 2016, Milano. Foto di Alberto Fanelli. Courtesy ArtLine Milano

Sotto il già finito grattacielo “Dritto” di Arata Isozaki e Andrea Maffei, quello “Storto” in corso di completamento di Zaha Hadid e quello ancora in via di costruzione di Daniel Libeskind, detto il “Curvo”, nel nuovissimo quartiere CityLife di Milano, c’è il così detto Parco dell’Arte Contemporanea — progettato dallo studio Gustafson Porter —, dove verranno esposte opere pubbliche di 21 artisti diversi, 8 dei quali under 40 selezionati dopo aver presentato il loro progetto nella mostra “ArtLine Milano” a Palazzo Reale, invitati da Roberto Pinto e Sara Dolfi Agostini. Ieri mattina sono state inaugurate le prime opere posizionate in questo spazio pubblico: si tratta di Cieli di Belloveso di Matteo Rubbi (seriate, 1980) e di Vedovelle e Draghi Verdi di Serena Vestrucci (Milano, 1986). Ciò che contraddistingue ogni opera che prenderà posto nel parco è la site-specificness, l’essere realizzata appositamente per questo spazio pubblico e partendo dallo stesso. Ognuna di esse potrà essere fruita da tutti, gratuitamente e 7 giorni su 7.

Ieri è stata posata la prima delle 87 stelle che costituiranno l’opera di Matteo Rubbi, che vuole ricreare, in Piazza Alberto Burri (in stretta prossimità col Parco), la costellazione stellare propria dell’anno della fondazione, secondo quanto ci viene raccontato da Tito Livio, di Mediolanum (la Milano romana), dal leggendario Belloveso (da cui il titolo dell’opera). Ogni stella avrà un colore (reso grazie ai differenti marmi utilizzati per la loro creazione) e una dimensione diversi dall’altra, nell’intento di restituire le reali caratteristiche (dimensione, calore, lontananza dalla terra) proprie delle reali stelle di quei tempi. Lo stesso racconto di Tito è puntellato da cospicui rimandi ai dati astronomici del suo tempo. Tutte le stelle saranno incastonate nella pavimentazione di Piazza Burri e passeranno da un diametro di 50 cm (come quella già esistente, in granito blu che esprime la bassa temperatura di superficie della stella) a 2, 50 m. Il centro di questi Cieli di Belloveso sarà occupato dallo Zenit.

Il lavoro di Serena Vestrucci coinvolge 10 vedovelle presenti nel parco. Le vedovelle sono le tipiche fontanelle milanesi di colore verde con il rubinetto in ottone da cui la fuoriuscita dell’acqua non può essere arrestata. A Milano ne sono presenti 565 e la prima ad essere stata posizionata nel 1931 è quella presente in Piazza della Scala. L’artista è intervenuta sostituendo 10 rubinetti di altrettante fontane con una scultura a forma di drago che è stata da lei realizzata in cera e poi fusa in bronzo alla Fonderia Artistica Battaglia. Al parco, concluso il progetto, si potranno trovare, dunque, 10 rubinetti con la forma di drago, uno diverso dall’altro. La Vestrucci ha spiegato che non voleva inserire elementi nuovi nell’assetto paesaggistico del parco, ma lavorare su un elemento che sicuramente avrebbe preso posto in un tale contesto. Un altro aspetto è l’importanza della relazione con la storia e la tradizione di Milano, presa come punto di partenza da cui poi costruire una sua ricerca, che però non vede il ridisegnare la struttura dei rubinetti, “perché sono già di per sé funzionali e funzionanti”. È importante, in questa prospettiva, anche il camminare, che rende queste sculture ambivalenti, nel loro essere visibili, in quanto oggetti concreti, ma anche invisibili, nel loro rapporto unico e non documentato con le migliaia di persone che, da oggi in avanti, si serviranno di queste opere.

Si ricorda che le otto opere selezionate — dalla giuria composta da Charles Esche, Mary Jane Jacob, James Lingwood, Gianfranco Maraniello, Iolanda Ratti, Lea Vergine e Angela Vettese — attraverso il concorso under40 sono di Rossella Biscotti, Riccardo Benassi, Linda Fregni Nagler, Shilpa Gupta, Adelita Husni Bey, Wilfredo Prieto, oltre naturalmente a Matteo Rubbi e Serena Vestrucci.

Mentre sono stati invitati a realizzare un’opera per Artline Milano attraverso chiamata diretta Mario Airò, Elisabetta Benassi, Jeremy Deller, Jimmie Durham, Alfredo Jaar, Judith Hopf, Anna Maria Maiolino, Liliana Moro, Maurizio Nannucci, Damián Ortega, Adrian Paci, Kiki Smith, Pascale Marthine Tayou.

Per ricevere aggiornamenti sui prossimi eventi e presentazioni > www.artlinemilano.it

Serena Vestrucci,   “Vedovelle e Draghi Verdi”,   2016,   Milano. Foto di Alberto Fanelli. Courtesy ArtLine Milano
Serena Vestrucci, “Vedovelle e Draghi Verdi”, 2016, Milano. Foto di Alberto Fanelli. Courtesy ArtLine Milano
Matteo Rubbi,   “Cieli di Belloveso”,   2016,   Milano. Foto di Alberto Fanelli. Courtesy ArtLine Milano
Matteo Rubbi, “Cieli di Belloveso”, 2016, Milano. Foto di Alberto Fanelli. Courtesy ArtLine Milano