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Citèra, una riflessione sul paesaggio in movimento

Contenere un sogno, rievocare storie, voci e personaggi che riemergono silentemente da un passato mitico, da un luogo ideale che fu scrigno letterario e architettonico, generato nel segno di un rinnovato interesse tra uomo e natura. Un dialogo intimo e allegorico si dipana nelle stanze della galleria tra Giovanni Chiamenti (Verona, 1992), Nicola Melinelli (Perugia, […]

Société Interludio Cìtèra – Giovanni Chiamenti, Nicola Melinelli ed Enrico Tealdi – Installation view
Société Interludio Cìtèra – Installation view

Contenere un sogno, rievocare storie, voci e personaggi che riemergono silentemente da un passato mitico, da un luogo ideale che fu scrigno letterario e architettonico, generato nel segno di un rinnovato interesse tra uomo e natura.
Un dialogo intimo e allegorico si dipana nelle stanze della galleria tra Giovanni Chiamenti (Verona, 1992), Nicola Melinelli (Perugia, 1988) ed Enrico Tealdi (Cuneo, 1976). Gli artisti dalla manualità felice, raffinata e visionaria, compongono con le loro opere un microcosmo immaginario che riporta alla memoria, le suggestioni oniriche decantate nell’Hypnerotomachia Poliphili di Francesco Colonna, romanzo iniziatico pubblicato dal veneziano Aldo Manuzio nel 1499.
Nel suo insieme l’allestimento tramuta lo spazio espositivo in un ambiente incantevole, ma pervaso da un’atmosfera malinconica che non s’apre all’ostentata visibilità dei nostri giorni e rifugge su se stesso, coltivando sommessamente un discreto desiderio di isolamento. Così la fitta vegetazione dalle tinte fosche, realizzata da Tealdi su morbide gouache di carta, si erge su drappi estesi che decorano come naturali scenografie l’intero perimetro della sala. Le pitture imitano la natura e l’erba è alta e frusciante, le foglie sono pendule e i lunghi rami tremanti, colpiti da vitali lampi di luce e rapidi tocchi di colore, animano le ampie campiture. Tra i pieni e i vuoti di quel paesaggio sussurrante, un antico volto di donna, probabilmente Venere.
Ed è ai margini di quel giardino interiore, sospeso tra realtà e artificio, che scopriamo le delicate ceramiche scultoree di Giovanni Chiamenti; forme ondulate che simulano finemente le elaborate anatomie dei frutti marini, eleganti custodi di frammenti fossili, mentre altri sono i moduli a tutto tondo posati sul pavimento che si distinguono come preziose architetture, composizioni armoniose dal fascino floreale. Di altra natura, formato e consistenza sono le piccole sculture realizzate con stampe 3D in fotopolimeri polyjet, tracce sintetiche e archeologiche di una riflessione che ruota attorno al significato e ai limiti di una concezione ciclica e biologica della vita.
Sagome rare, ostili e colori particolarissimi prendono consistenza nelle composizioni ibride di Nicola Melinelli, sei opere materiche che raccontano un processo di trasformazione ancora in atto, spontaneo e informale, caratterizzato dalla ricerca e dalla combinazione elementi come vetro, legno, ferro e resina termoplastica. Attraverso linguaggi, tecniche e differenti sperimentazioni Chiamenti, Melinelli e Tealdi creano in questo inedito episodio, una narrazione organica che unisce cielo e terra, antico e contemporaneo e coinvolge il fruitore in una visione interstiziale e senza tempo, dove tutto continua lentamente a mutare.

Société Interludio
Cìtèra – Giovanni Chiamenti, Nicola Melinelli ed Enrico Tealdi
(testo critico di Simona Squadrito)
Fino al 31 dicembre 2020

Société Interludio Cìtèra – Giovanni Chiamenti, Nicola Melinelli ed Enrico Tealdi – Installation view
Giovanni Chiamenti, Deep Blue, 2018 – Société Interludio Cìtèra – Installation view
Enrico Tealdi, TESTIMONE, 2020, tecnica mista su carta foderata su tela, cm 24×30 – Société Interludio Cìtèra
Citèra – Nicola Melinelli Installation view