“Come stilista, Cinzia Ruggeri sembra – se così si può dire – tanto stilista quanto artista. Certo questa originalissima stilista ha il fiuto innato della moda e del corpo. Ma penso anche che essa consideri un vestito, un sistema di vestiti, così come un artista vede il suo quadro o la sua opera, cioè con l’occhio e il cervello tipici di un operatore di arte pura, non di arte applicata. Penso derivi da questa vocazione buona parte della sua personalità e del suo isolamento, che inducono a considerarla su un terreno intermedio fra le avanguardie, la moda e il teatro sperimentale”. (Alessandro Mendini, Vogue Italia, ottobre 1982)
Con una selezione di oltre 150 tra capi e accessori appartenenti alle collezioni Bloom, Cinzia Ruggeri e Cinzio Ruggeri, esposti per la prima volta dopo l’uscita in passerella negli anni Settanta e Ottanta, il MACRO rende omaggio a Cinzia Ruggeri (1942-2019) con la prima grande mostra antologica, a cura del Direttore artistico del Museo, frutto di una ricerca svolta in continuità con l’Archivio Cinzia Ruggeri di Milano. Due i progetti ambientali ricostruiti: la règle du jeu?, ultima mostra realizzata poco prima della scomparsa, avvenuta nel 2019, e La leggerezza del peso, un’installazione ideata da Cinzia Ruggeri con Hanif Jan Mohamed e Paolo Cremonesi per la mostra Rituali domestici. Messinscena di oggetti per abitare con l’arte presentata nel 1989 nel contesto della manifestazione Abitare il Tempo, sotto la direzione artistica di Ugo La Pietra.
Ne La leggerezza del peso sembrano essere condensati alcuni aspetti archetipici della multiforme e indomita attitudine sperimentale di Cinzia Ruggeri: da un lato, l’ironia, da intendersi come uno strumento sottile per ripensare categorie e stilemi attraverso un approccio d’avanguardia che ribalta per intero il senso comune; dall’altro, la tensione a risemantizzare, attraversando le diverse discipline declinate in modo libero ed eterodosso, qualsiasi elemento legato al quotidiano: dagli abiti agli accessori, dagli arredi alle luci Ruggeri ha consapevolmente ridefinito la percezione del design e della moda negli anni Settanta e Ottanta, arrivando a ricreare una visione totale e totalizzante in cui l’arte si fa pura vocazione verso un’esperienza multisensoriale che investe la vita e il quotidiano. Da “Cin Cin 1980-2015” per 10 Corso Como, a “Umbratile con Brio” nel 2018, a ” La règle du jeu?” nel 2019 per la galleria Federico Vavassori e, nello stesso anno, a “Finché si scherza” nello spazio di Francesca Pia a Zurigo, e “déconnexion” da Campoli Presti a Parigi, Cinzia Ruggeri ha sempre ricercato una possibilità altra per le molteplici forme espressive e cifre stilistiche che attraversano l’arte nelle sue diverse manifestazioni.
Dopo uno stage parigino nell’atelier Carven, tornata a Milano, Ruggeri inizia a lavorare nell’azienda di abbigliamento paterna. Presto prende la propria strada e nel 1972 dà vita a una griffe di moda, la Bloom, di cui diviene amministratrice unica. È a partire dall’inizio degli anni Ottanta che nasce la linea Cinzia Ruggeri e, per un paio di stagioni, l’etichetta Cinzio Ruggeri, interamente dedicata alle collezioni maschili. Dalla collaborazione con la performer e coreografa Valeria Magli a quelle con lo studio fotografico Occhiomagico di Giancarlo Maiocchi e Studio Alchimia, il gruppo di avanguardia post-radicale interdisciplinare fondato nel 1976 a Milano da Adriana e Alessandro Guerriero, sino ad arrivare al legame con la storica rivista Domus e con Alessandro Mendini, Cinzia Ruggeri impronta la propria ricerca al contatto con un melieu artistico in cui permea inevitabilmente una sperimentazione ibrida segnata dalla crasi tra moda, design e arte visiva, che si intrecciano per confondersi eclissando in una creazione totale.
È questo l’aspetto che più impronta, conferendole una vera e propria cifra stilistica, la grande mostra che il MACRO dedica a questa figura seminale; senza alcun percorso cronologico predefinito, la sala principale del museo accoglie una varietà di oggetti, capi e opere in cui a decadere è la differenza netta tra le discipline. Una serie di strutture modulari percorribili, di colore rosa – che fa da dominante all’intero spazio espositivo – replica il motivo formale dell’abito “Ziggurat”, innovativo capo creato da Ruggeri, ribaltando, allo stesso tempo, la percezione per fornire punti di vista inediti: un movimento duplice, centrifugo e centripeto, guida alla visione di una gesamtkunstwerk da cui lo sguardo è rapito per tornare a riflettersi più volte in quello che ha tutto l’aspetto di essere un atelier, spazio intimo e luogo simbolico aperto allo spettatore.
Cinzia said vorrei cambiare il mio vestito che vecchio ormai non mi sta bene più su.
La mostra sarà accompagnata da un public programme che coinvolge diverse personalità per fornire punti di vista cangianti sulla ricerca e la figura di Cinzia Ruggeri: il talk Sogni cuciti a mano con Mariuccia Casadio, Nicoletta Morozzi e Nicola Pecoraro (4 maggio 2022); il workshop di Nicola Pecoraro intitolato From Foot to Head (6-7 maggio); Dune. Scritture su moda, progetto e cultura visual con Silvia Calderoni, Maria Luisa Frisa, Luca Lo Pinto (7 giugno); REWIND/RECOUNT con Mauro Sabbione, membro del gruppo Matia Bazar. La monografia, edita da Mousse Publishing e pubblicata grazie al sostegno dell’Italian Council (XI edizione, 2020), si configurerà come una cronologia espansa, arricchita da un apparato iconografico in parte inedito e da documenti d’archivio, per fornire un’ampia panoramica sul percorso dell’artista.