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Apre a Torino Châssis, spazio espositivo dedicato alla pittura | Intervista con Lorenza Boisi

"A Châssis si vuole ridiscutere la contemporaneità, la transtoricità, la permanenza di dominanti, attraverso temi triti ma mai risolti o esausti."
Marcella Pralormo- Gli abitanti della Notte”, olio su cartone telato, 25 x 35 cm

Nella settimana torinese della fotografia, inaugura oggi in San Salvario un nuovo spazio espositivo dedicato alla pittura. L’artista Lorenza Boisi, (Milano, 1972) presenta il progetto Châssis – telaio in francese – situato al piano terra di un palazzo ottocentesco. 
Lo spazio, precedentemente adibito a studio d’artista, accoglie oggi la collettiva Nocturnal Ballads con le opere di Pierluigi Antonucci, Angelo Bellobono, Simone Brandi, Jacopo Casadei, Giulio Catelli, Juan Carlos Ceci, Alessandro Finocchiaro, Andrea Grotto, Nanna Lahn, David Lucchesi, Beatrice Meoni, Marcella Pralormo, Barbara Rink, Lorenzo Tamai ed Enrico Tealdi. Per l’occasione abbiamo sentito Boisi, artista e curatrice dello spazio.

Giuseppe Amedeo Arnesano: Come nasce il nuovo progetto Châssis con la collettiva intitolata NOCTURNAL BALLADS? 

Lorenza Boisi: Châssis è un modesto tentativo di parlare di Pittura per davvero, non intorno alla pittura, della pittura, sopra la pittura, ma con la Pittura, attraverso la Pittura, che non è, né è mai stata cosa morta o lingua ammutolita, e nemmeno il profilo curriculare di un curatore. Lo spazio di un pittore per altri pittori, insieme a loro, per vivere resistendo. Dopo molti anni di pratiche curatoriali, o meglio, di agitazioni “promiscue” per i miei, ormai passati cinquant’anni, ho voluto qualcosa che mi appartenesse più di ogni altra, uno spazio destinato alla discussione della pittura figurativa in tutta la sua possibile estensione.

GAA: Come mai questa scelta di puntare proprio su Torino?

LB: Torino è come una città straniera per me, che sono una milanese ritiratasi precocemente sul Lago. Un’avventura, in una città che ha tutto ed ha ancora il tempo per farlo. Torino è sempre stata, diversamente da Milano, una città che storicamente ha attratto e coltivato i pittori e la pittura, è una città che ha il fascino di una capitale, la storia di una nazione e la voce di un segreto indicibile. Come si direbbe: Torino è sabauda, popolare ed esoterica.

Angelo Bellobonos, Esercizi notturni per diventare paesaggio, olio su tela, 50×50, 2023

GAA: Chi sono gli artisti selezionati e cosa hanno in comune i linguaggi delle opere in mostra?

LB: Gli artisti selezionati sono molti e differenti per età, provenienza, formazione e ricerca, accomunati dalla qualità che vi trovo evidentissima e risolti in un organismo funzionale a sostegno del tema: La lirica notturna, l’esperienza della notte, il buio introspettivo e languido che è Sublime.

GAA: Come è strutturata la programmazione di Châssis, puoi anticiparci qualcosa?

LB: La mostra che inaugura il 5 maggio, giorno fatale… si presenta come il test d’ingresso in una nuova dimensione dialettica, metterà in evidenza ogni mia lacuna ed ogni margine di miglioramento, impareremo tutti quanto ci basti per evolvere nel corso del primo anno di questa nuova vicenda. Châssis si propone di presentare circa 5 mostre l’anno, inserendo una mostra curata da un curatore invitato, autorevole nella trattazione della pittura ed alcuni eventi inclusivi aperti a chi voglia partecipare. 
Le mostre inaugureranno sempre la domenica alle ore 11,30- una scelta già criticata, deliberatamente intesa a dare agli artisti, per primi, l’opportunità di essere partecipi, agevolando la loro partecipazione rispetto agli impegni lavorativi che, spesso, ne caratterizzano una quotidianità che mal si sposa con le inaugurazioni infrasettimanali e serali. Le mostre avranno breve durata, una settimana, con apertura serale il giovedì. Tutte collettive su invito, di carattere tematico. Cospicue, ricche, informative, forse, illuminanti. Avremo una futura mostra a cavallo tra settembre ed ottobre, una tra novembre e dicembre, una successiva tra gennaio e febbraio… e così sino ad inizio estate- in estate mi fermo, detesto il caldo. Gli artisti sono già stati coinvolti e sono estasiata dall’entusiasmo con cui aderiscono ad un progetto che si muove senza mezzi, mirando soprattutto a “fare bene, almeno una unica cosa”.

GAA: Nel comunicato stampa leggiamo di “temi ricorrenti della tradizione di pittura occidentale”. Ad oggi, con la Biennale di Pedrosa incentrata su simboli de-coloniali, qual è il ruolo e l’origine di appartenenza della pittura?

LB: Non so se la domanda mi spinga necessariamente ad esprimere un’opinione potenzialmente contrastiva con il desiderio collettivo di “essere nel giusto”, io non ho mai aspirato ad essere “nel giusto”, ho cercato di essere nel vero. Le operazioni occidentali di lettura delle “culture altre” odorano sempre di naftalina e trofei impagliati, non mi convincerete che disponiamo delle qualità sintattiche per riconoscere un valore autentico che non ci appartenga, il rischio è tornare a casa con un Souvenir in avorio, ad uso e consumo del gusto di sahariana. Io parlo di quello che conosco, di quello che siamo, ognuno di noi è qualcosa e, tanto quanto non si possono dirimere gerarchie di merito o di elezione, nemmeno si dovrebbe voler normografare ogni diversità, la diversità è Bellezza, arricchimento, evoluzione antropologica, ma pure repulsione, filia, desiderio, odio… 
A Châssis si vuole ridiscutere la contemporaneità, la transtoricità, la permanenza di dominanti, attraverso temi triti ma mai risolti o esausti.

GAA: Châssis è un progetto che intende aprirsi alla città e accogliere anche i lavori di artisti emergenti?

LB: Châssis prende dove serve, pone domande dove si trovino risposte, va cercando dove raramente si guardi…. il curriculum degli artisti non mi è mai interessato, non lo leggo, né mi è mai interessato il loro fondoschiena.

Jacopo Casadei Colpo di coda, 2018-23, tecnica mista su tela, 30 x 40 cm
Andrea Grotto Il rituale del serpente,40x50cm, olio su tela,2018