ATP DIARY

Centrale Fies chiude la programmazione estiva con Evolving Love

La terza rassegna estiva di Centrale Fies è tutta dedicata alla scena performativa italiana.
Anagoor con Marta Ciappina | ph. Giulio Favotto

Dal 19 al 21 settembre la programmazione estiva di Centrale Fies giunge a compimento con Evolving Love, il terzo weekend di eventi che, dopo Live Works Summit e Feminist Futures, tira le somme di un anno di ricerca celebrando con amore la scena performativa italiana, con cui il Centro di ricerca per le pratiche performative contemporanee ospitato nell’ex centrale idroelettrica di Dro (Tn) è da sempre in stretta connessione. La scansione delle performance nei tre giorni è accompagnata da nuvolario di OHT (Office for a Human Theatre), un’installazione che definisce una tassonomia delle forme evanescenti delle nuvole; in parallelo si dipana NON, durational performance in continuo svolgimento di Davide Savorani, che trasforma la Forgia in un “luogo del non ancora, della riparazione e del divenire”, in uno spazio di lotta e desiderio che guarda alla primigenia palpitazione del mondo. Inoltre, durante tutto il weekend sarà possibile visitare la “mostra performativa” Material self (ne abbiamo parlato qui), ispirata al pensiero di Stacy Alaimo. Nella prima serata, Marco D’Agostin presenterà Asteroide, studio visit, che tratteggia la figura di un paleontologo intento a parlare al pubblico di ossa di dinosauri, estinzioni e asteroidi caduti sulla terra, a sua volta oppresso da una minaccia incombente, vale a dire il musical come forma paradossale ed estenuante di intrattenimento (tanto quanto l’ipotesi dell’asteroide come causa dell’estinzione dei dinosauri appariva assurda negli anni ’80) che divora poco a poco la conferenza rendendo sempre più difficile portare a termine il racconto dell’estinzione. Chiude la prima serata Bromio. La vita indistruttibile di Anagoor: un rituale ibrido tra danza, performance e teatro che induce un gruppo di individui in uno stato di trance, per evadere dalle convenzioni sociali verso più profondi stati di coscienza. Il giorno successivo si parte con lo studio visit nothing deeper di Elena Rivoltini (ricerca sostenuta da FONDO con il sostegno di Fondazione I Teatri di Reggio Emilia e Triennale Milano Teatro in dialogo con Michelle Moura, Ntando Cele, Julian Hetzel, Alex Baczynski-Jenkins, Ayesha Hameed), che riflette, in una prospettiva femminista, incarnata e intersezionale sulla possibilità di produrre nuovi immaginari corporei attraverso la pratica di field recording del paesaggio anatomico interiore e l’ascolto collettivo, risultando in qualcosa a metà tra un concerto per organi e una lezione anatomica sovvertita; la ricerca di Rivoltini sulla voce, l’estasi e la percezione si sostanzia anche come una ribellione contro le pratiche di medicalizzazione dei corpi femminili e marginalizzati.

Elena Rivoltini | Courtesy the artist

Sergi Casero Nieto presenta invece la performance partecipativa No pares (sigue, sigue), lezione di spinning e al contempo conferenza performativa che nel loop della pedalata manifesta l’incompatibilità della narrazione neoliberista con i nostri corpi e propone il dormire e l’atto di sognare come spazi di pausa, ove concepire strategie di resistenza all’inerzia della produttività come ragione di vita. Giulia Damiani in Heart Brake materializza il sentimento della fessura del cuore prodotta dalle oppressioni sistemiche nell’atto della spaccatura manuale della roccia e in un personaggio femminile soggetto a violenza patriarcale, di cui esplora i registri vocali assieme a Luísa Saraiva. Segue Per ricantare amore della scrittrice e artista visiva Giulia Crispiani, che sviluppa il suo lavoro a partire dalla parola scritta componendo interviste, lettere d’amore e manifesti. Perle sparse / Perles fanné par tous di Vashish Soobah racconta il viaggio di andata e ritorno dell’artista tra il proprio Paese d’origine, Mauritius, e l’Europa, condotto attraverso i ricordi, i suoni e i profumi; così la piantagione di canna da zucchero che si apriva di fronte alla casa della nonna di Soobah rimanda sia all’oppressione coloniale, sia alla genesi di un vero legante della diaspora, vale a dire la musica séga, frutto della commistione di diverse identità culturali africane nel contesto schiavista. Mali Weil in Sun Eaters – a juridical prototyping imbastisce una cerimonia istituzionale in cui il “corpo politico permanente delle Diplomazie Interspecie” invita il pubblico a celebrare l’anniversario pluridecennale della prima “Convenzione Metabolica Planetaria” e a rinnovare il contratto che lega tra loro i sistemi metabolici terrestri. La pratica creativa del world-bulding definisce così un immaginario in cui applicare una riflessione politico-giuridica visionaria intorno al concetto di diplomazie interspecie. Ultimo appuntamento del weekend è <age> – studio di CollettivO CineticO, nuova iterazione del progetto nato nel 2012, che vede un campione di adolescenti coinvolto in un serie di azioni fondate su un sistema condiviso di regole e un inventario di comportamenti, ma arrangiate in modo aleatorio e non preventivato ogni volta che salgono sul palco, rendendo di fatto ogni replica unica in se stessa. Rispondendo con il proprio corpo a un questionario esistenziale, i giovani del 2012 delineavano il ritratto di una generazione colta nel suo vivo sbocciare; a distanza di dodici anni, è giunto il tempo di passare il testimone a un nuovo gruppo di adolescenti, che offrano i loro corpi come “cartina di tornasole del presente”.

Enduring Love

19-21 settembre 2024
Centrale Fies
Loc. Fies 1, Dro (Tn)

Programma

Mali Weil | ph. Roberta Segata
Giulia Crispiani | photo credits Alessandro Sala, Courtesy Centrale Fies
Giulia Damiani | Courtesy the artist