Le Grand Jeu è il titolo della monografica dedicata al celeberrimo fotografo francese Henri Cartier-Bresson a Palazzo Grassi.
Fino al 20 marzo 2021, sarà possibile visitare l’esposizione, curata da Matthieu Humery, che racconta in maniera inedita l’opera del fotografo. Il gioco, che riflette l’idea di casualità e di selezione, si basa sulla Master Collection, una serie di 385 fotografie 30 x 40 cm scelte dallo stesso Bresson nel 1973, anno in cui decide di abbandonare la sua carriera di fotografo e di organizzare, per l’ultima volta e in maniera definitiva, il suo lavoro.
A cinque curatori è stato infatti chiesto di selezionare una cinquantina di immagini, senza conoscere la scelta dei colleghi, per raccontare e mettere a fuoco la propria visione dell’opera dell’artista.
Il collezionista François Pinault, la fotografa Annie Leibovitz, lo scrittore Javier Cercas, il regista Wim Wenders e la conservatrice Sylvie Aubenas hanno colto la sfida, evidenziando – oggi più che mai – l’importanza della contestualizzazione dell’opera d’arte. Alcuni scatti vengono riproposti nel corso dell’esposizione che si presenta come una costellazione: le sale, infatti, sono divise tra i cinque curatori che le hanno allestite come dei poli – isolati e comunicanti allo stesso tempo – creando cinque piccole mostre nella mostra.
“La mia collezione si è strutturata così, a poco a poco, intorno a opere diverse, fra pittura, scultura, video, installazioni e performance.” Parla così François Pinault nel motivare il perché Bresson faccia parte della collezione e come il suo essere collezionista abbia influenzato l’allestimento delle immagini selezionate. Pinault si concentra sull’aspetto quotidiano, semplice e umile della fotografia di Bresson, mostrando scatti di istanti di felicità semplice, in città e in campagna. “Il filo del tempo, banale e fantastico”, sottotitolo della sua selezione, evidenzia questo carattere quotidiano ed istantaneo che emerge nelle scene di vita fino ai ritratti.
Annie Leibovitz allestisce in una sola sala tutte le immagini selezionate. “Vedere le opere di Cartier-Bresson…” si compone attraverso gli scatti che la fotografa ha considerato come pilastri nella costruzione della sua carriera professionale ed artistica. Senza costruire nuclei o macrotemi espositivi, Leibovitz si lascia trasportare dai volti, dalle composizioni e dall’aspetto più ironico della fotografia di Cartier-Bresson, che affonda le proprie radici nel movimento Surrealista. “Vedere le opere di Cartier-Bresson mi ha fatto venire voglia di diventare fotografa”.
Javier Cercas in “L’imminenza di una rivelazione” sottolinea la diversità e la grandezza degli scatti del fotografo francese. Sebbene comprensibili al primo sguardo, gli scatti sono ad ogni visione diversi e lo spettatore può coglierne sfumature e caratteri sempre nuovi. Cercas si sofferma sia sull’aspetto onirico delle immagini del fotografo che sul reportage, accompagnando alle fotografie anche dei film di propaganda realizzati da Cartier-Bresson stesso a seguito della Guerra civile Spagnola.
L’allestimento più scenografico e spettacolare è sicuramente quello proposto dal regista Wim Wenders: sale in penombra – che richiamano le sale cinematografiche – esaltano l’aspetto teatrale degli scatti di Bresson che raccontano l’uomo nelle sue infinite sfaccettature. Un racconto intimo, personale e soggettivo in cui gli scatti narrano la memoria e il passato di Wenders ma al contempo quello dello spettatore e dell’umanità tutta.
Chiude la conservatrice Sylvie Aubenas che propone un allestimento più accademico, di ricerca e didascalico ma assolutamente interessante per quanto riguarda gli aspetti chiave dell’opera del fotografo come l’interesse per l’umano, l’uso della luce naturale, il formato rettangolare e la predilezione per il bianco e nero. In dialogo con gli scatti, si evidenzia l’importanza che i libri hanno e hanno avuto nel corso della sua carriera per spiegarne la poetica e il lavoro.
Le Grand Jeu offre un panorama sull’umanità tutta, in maniera intima, toccante ma al contempo spettacolare, drammatica e violenta. Un’universo da cui non si vorrebbe mai uscire.
Henri Cartier-Bresson. Le Grand Jeu
a cura di Matthieu Humery
Palazzo Grassi
fino al 20 marzo 2021