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Calder. Sculpting Time | MASI Lugano

Calder ha lasciato un segno indelebile nella storia dell’arte contemporanea, segnando un punto di non ritorno: introducendo il movimento in scultura ha conferito una dimensione temporale all’opera scultorea stessa.
Alexander Calder Triple Gong c. 1948 Ottone, lastra di metallo, filo metallico e pittura 99.1 × 190.5 × 7 cm Calder Foundation, New York Photo courtesy Calder Foundation, New York / Art Resource, New York © 2024 Calder Foundation, New York / Artists Rights Society (ARS), New York

“Anche il tempo scolpisce”.

Carmen Giménez e Ana Mingot Comenge, curatrici della mostra Calder. Sculpting Time – allestita al MASI Lugano dal 5 maggio al 6 ottobre 2024 -, definiscono con questa citazione rivisitata, del celeberrimo pittore spagnolo Goya, la pratica scultorea di Alexander Calder. Calder ha lasciato un segno indelebile nella storia dell’arte contemporanea, segnando un punto di non ritorno: introducendo il movimento in scultura ha conferito una dimensione temporale all’opera scultorea stessa. 

Calder. Sculpting Time si concentra sul trentennio 1930-1960, presentando oltre 30 opere dell’artista provenienti da importanti collezioni pubbliche e private internazionali, come la Calder Foundation di New York. Una monografica completa e ricca, concepita come uno spazio aperto e libero da pareti che rappresenta al meglio lo spirito rivoluzionario dell’artista, in grado di superare la sola dimensione visiva della scultura, introducendone il movimento e la temporalità.  

“Lo studio di Mondrian, grande, bello e di forma irregolare, con le pareti dipinte di bianco e divise da linee nere e rettangoli dai colori vivaci, come i suoi quadri, mi commosse molto. Era incantevole, illuminato con una luce trasversale (c’erano finestre su entrambi i lati), e allora pensai a quanto sarebbe stato bello se tutto si fosse messo in movimento – anche se da parte sua Mondrian non approvava affatto questa idea. Tornai a casa e provai a dipingere. Ma il fil di ferro, o qualsiasi altra cosa da torcere, strappare o piegare, è un mezzo più facile per pensare, almeno per me”. Scrive così Calder nella sua autobiografia nell’ottobre del 1930, dopo una visita allo studio di Piet Mondrian. Sbarcato a Parigi quattro anni prima, periodo in cui realizza il Cirque Calder – figuranti del circo leggeri e quasi privi di massa -, è negli anni Trenta il momento in cui avviene la svolta all’astrattismo. Il filo metallico viene piegato per creare strutture leggere, lucenti, dense e dinamiche al contempo, scolpendo volume dal vuoto.

Alexander Calder Constellation 1943 Legno, filo metallico e pittura 83.8 × 91.4 × 35.6 cm Calder Foundation, New York Photograph by Tom Powel Imaging © Calder Foundation, New York. Photo courtesy of Calder Foundation, New York / Art Resource, New York © 2024 Calder Foundation, New York / Artists Rights Society (ARS), New York

Questa svolta rappresenta il punto di partenza della mostra, che dedica ampio spazio alla serie dei mobiles – termine coniato da Duchamp per descrivere le sculture cinetiche di Calder e di cui in mostra si trovano importanti esempi come Eucalyptus o Arc of Petals – in cui la composizione reagisce all’ambiente circostante, all’aria, alla luce, in perpetua mutazione. 
Eliminando i riferimenti aneddotici dei primi lavori, Calder si concentra sull’uso del filo metallico e del petalo di luce, facendo volare le sue sculture e catturando un istante sempre diverso – originato appunto dall’interazione con l’ambiente – e, conseguentemente, il tempo. La stessa concezione dello spazio espositivo invita il visitatore ad interagire con le opere, cogliendo quegli istanti sempre diversi e addensandoli di un significato nuovo, anch’esso in perenne mutamento, frutto della soggettività del singolo. 
Negli anni Quaranta, in pieno conflitto mondiale, Calder introduce una nuova serie di lavori astratti al suo repertorio, le constellation, termine coniato ancora una volta da Duchamp. La serie nasce da esigenze pratiche: le lastre di metallo erano pressoché introvabili, così l’artista è costretto a ripiegare sui fili e sul legno, materiale più facilmente reperibile. Le costellazioni vengono poste sulle pareti ad altezze inaspettate, giocando con la luce, le forme, il dinamismo e la gravità. 
“L’eredità di Calder – affermano Carmen Giménez e Ana Mingot Comenge – perdura non solo nella presenza fisica delle sue opere, ma anche nel profondo impatto del suo lavoro, che ha cambiato il modo in cui percepiamo e interagiamo con la scultura. Il suo contributo alla storia dell’arte si estende ben oltre l’uso innovativo di materiali e l’impiego di nuove tecniche, catturando la sottile essenza di momenti fugaci”.

Calder. Sculpting Time
A cura di Carmen Giménez e Ana Mingot Comenge
MASI Lugano – Museo d’arte della Svizzera Italiana
Dal 5 maggio al 6 ottobre 2024

La mostra è realizzata grazie a Fondazione Favorita.
La mostra è accompagnata da un catalogo in tre edizioni separate (italiano, inglese, tedesco) edito da Silvana Editoriale

Alexander Calder Black Lace c. 1947 Lastra di metallo, filo metallico e pittura 40 × 254.9 × 110.2 cm Calder Foundation, New York Photograph by Tom Powel Imaging. © Calder Foundation, New York / Art Resource, New York © 2024 Calder Foundation, New York / Artists Rights Society (ARS), New York
Alexander Calder Arc of Petals 1941 Lastra di alluminio dipinto e non, filo di ferro 240× 220× 90 cm Peggy Guggenheim Collection, Venice (Solomon R. Guggenheim Foundation, New York) 76.2553 PG 137 © 2024 Calder Foundation, New York / Artists Rights Society (ARS), New York