C.A.R.S. You may deny it but you carry it with you

Giunto alla VI edizione, il progetto C.A.R.S. non delude, anzi si pone come un immancabile appuntamento annuale di qualità e un’interessante occasione di incontro con giovani artisti italiani in residenza, a cui viene offerta la possibilità di dialogo e confronto.
10 Ottobre 2015

Giunto alla VI edizione, il progetto C.A.R.S. non delude, anzi si pone come un immancabile appuntamento annuale di qualità e un’interessante occasione di incontro con giovani artisti italiani in residenza, a cui viene offerta la possibilità di dialogo e confronto.

You may deny it but you carry it with you è l’intrigante titolo della collettiva dei tre artisti vincitori di quest’anno, Vincenzo Simone, Vinicio Venturi e Francesca Ferreri a cui si affianca Nicola Genovese, ospite selezionato tra i partecipanti a MARS Milano dello scorso anno.

Come sottolinea Lorenza Boisi, curatrice della mostra e del progetto,  “funziona così: vieni qui a trovarmi, hai forse fantasticato sul cosa e sul come, sul chi… poi, inatteso, ci trovi quel “qualcosa” che non avresti potuto intuire. Ti stupisce, forse ti infastidisce, dapprima ti delude, pensi che “forse con un’altra pettinatura ed un altro paio di occhiali…”. Però questo “qualcosa” ti resta appiccicato all’orlo del vestito, ti resta appiccicato al tuo scorrere del tempo, perché non è solo un oggetto climatico ma, puro istante topico”

E ci portiamo davvero a casa qualcosa, dopo aver visto la mostra, la sensazione di aver stabilito un dialogo, di essere stati accolti e circuiti da queste opere che pur nella loro diversità riescono a stabilire una relazione con lo spettatore, attirandolo nell’orbita dell’opera. Francesca Ferreri realizza delle sculture che inglobano oggetti trovati nella fabbrica, rendendo evidente lo spazio che li collega e creando dei percorsi aperti, dei passaggi: la materia rende visibile la prossimità e la coesistenza. Vinicio Venturi realizza semoventi macchine celibi utilizzando materiali di riciclo e congegni elettrici. Le creature robotiche si muovono apparentemente senza scopo nello spazio espositivo, a tratti minacciose a tratti divertenti, intralciando il cammino, reclamando attenzione, un universo macchinico ormai diventato autonomo. Vincenzo Simone invece lavora con la pittura, con uno stile figurativo su ampie dimensioni come in I Cavalieri sono scomparsi, grande tela che occupa l’intera parte e che raffigura un giardino che sembra quasi inglobare chi guarda e con esiti quasi surreali come in Paesaggio con piscina, sperimentando tecniche e supporti inusuali. Infine l’installazione di Genovese che mescola pittura e scultura e performance: è un ambiente che si fa teatro di immaginazione di storie vecchie nuove e forse mai esistite, come nelle canzoni dei due performer omegnesi.

Vincenzo Simone,   Vinicio Venturi e Francesca - C.A.R.S,   Omegna 2015,   Installation view -

Vincenzo Simone, Francesca Ferreri e Nicola Genovese – C.A.R.S, Omegna 2015, Installation view

 

All’interno della Fabbrica F.A.R.O. c’è anche una sala dedicata alla pittura, che sottolinea l’attenzione verso questo medium che da sempre caratterizza C.A.R.S. La collettiva introduce gli artisti invitati al progetto Landina, ideato da e curato da Lorenza Boisi, un’esperienza laboratoriale sulla pittura di paesaggio en plein air che consiste in un soggiorno residenziale di alcuni giorni nella regione del Cusio-Ossola in una dimensione condivisione. Antonio Bardino, Luca De Angelis, Massimo Kaufmann, Sebastiano Impellizzeri, Vera Portatadino, Marco Salvetti si presentano in una doppia veste: all’interno della F.A.R.O. con una selezione di lavori che gettano luce sulla loro ricerca individuale, mente nella sede di Palazzo Brumi Innocenti di Pallanza con gli esiti del lavoro a Landina. Si tratta di opere prevalentemente di piccolo formato ad eccezione del bel dipinto di Boisi, caratterizzate dall’estemporaneità e dalla freschezza, con cui si declinano diversi modi di interpretare il rapporto con la natura, con esiti che vanno dalla resa più realistica, filtrata dall’immediatezza della visione come in Portatadino, Bardino e Impellizzeri a quella più drammatica come in De Angelis o con esiti narrativi come nel trittico di Kaufmann. In mostra anche un lavoro di Valentina D’Amaro, che presenta uno dei suoi recenti lavori, un paesaggio lacustre.

La collettiva è all’interno del Palazzo che ospita il Museo del Paesaggio con la notevole ma poco conosciuta sezione di religiosità popolare con una collezione di ex voto dipinti tra le più vaste e importanti d’Europa. Ancora una volta C.A.R.S. stabilisce un legame con il territorio sia nella pratica della pittura di paesaggio sia nella volontà di far scoprire attraverso l’arte i luoghi e la storia locale.

Doveroso dedicare attenzione alla F.A.R.O. Fonderia Alluminio Ruschetti Omegna, che ospita la residenza e sostiene il progetto. Nata nel 1945 e dedicata alla produzione di attrezzature per cucina si converte poi alla realizzazione di giocattoli, riproducendo, in scala ridotta, casalinghi, attrezzi e l’intero mondo degli adulti a misura di bambino. L’archivio, visitabile su appuntamento, è un vero viaggio a ritroso nell’infanzia di tutti – impossibile non ritrovare negli scaffali i giocattoli che abbiamo amato e usato da piccoli – e un percorso nella storia del gioco degli ultimi sessant’anni.

Pitture di Paesaggio,   Museo del Paesaggio sede  di Palazzo Biumi-Innocenti,   (Pallanza VB) - Landina,   Installation view

Pitture di Paesaggio, Museo del Paesaggio sede di Palazzo Biumi-Innocenti, (Pallanza VB) – Landina, Installation view

Vera Portatadino,   Landina 2015

Vera Portatadino, Landina 2015

Antonio Bardino,   Landina 2015

Antonio Bardino, Landina 2015

Lorenza Boisi,   Landina 2015

Lorenza Boisi, Landina 2015

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