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In arrivo a Bologna la 3° edizione di PhMuseum Days

Sta per iniziare la terza edizione di PhMuseum Days, il Festival di Fotografia Internazionale di Bologna organizzato da PhMuseum. Il titolo scelto per quest’anno è I Don’t Know How to Respond To That, che allude alla frase che viene tipicamente pronunciata dagli assistenti virtuali quando non riescono a comprendere o soddisfare le richieste degli utenti. […]

Brea Souders, Another Online Pervert | © Brea Souders
Andy Sewell, Known and Strange Things Pass | © Andy Sewell

Sta per iniziare la terza edizione di PhMuseum Days, il Festival di Fotografia Internazionale di Bologna organizzato da PhMuseum. Il titolo scelto per quest’anno è I Don’t Know How to Respond To That, che allude alla frase che viene tipicamente pronunciata dagli assistenti virtuali quando non riescono a comprendere o soddisfare le richieste degli utenti. Il festival avrà luogo dal 22 settembre al primo ottobre presso lo Spazio Bianco di DumBO e altri luoghi del centro storico e dell’immediata periferia della città. Sono previste ben quindici mostre fotografiche, di cui tredici individuali e due collettive, che indagano il rapporto ambiguo e ormai inestricabile tra esseri umani e macchine, evidenziandone da una parte le potenzialità e dall’altra le criticità etiche e ambientali. In particolare, è l’intelligenza artificiale come strumento creativo o come soggetto al chiaroscuro dello sguardo fotografico a ricorrere come Leitmotiv in molte tra le mostre della rassegna. All’interno dello Spazio Bianco del DumBO sono allestiti nove progetti espositivi. Another Online Pervertdi Brea Souders (Stati Uniti, 1978) mette insieme fotografie d’archivio, alcune pagine di diario dell’artista e le trascrizioni delle conversazioni da lei condotte con un chatbot online intorno ad argomenti profondi come la morte, il desiderio e le ansie del corpo, con inverosimili tangenze che sfumano i confini tra esseri organici e inorganici. Luca Massaro (1991) con Captionthis traspone su materiali pittorici e installativi quella specifica tipologia di iconotesti – immagini che includono scritte – diffusi su internet e considerati “oltre le parole”, cioè non descrivibili adeguatamente da tag, mediante il ricorso all’estetica patinata della pubblicità. Il duo The Cool Couple (fondato nel 2012 da Niccolò Benetton, 1986 e Simone Santilli, 1987) con Flyin’ High mette in correlazione i tassi di emissione di CO2 nell’atmosfera da parte dei voli di linea con quelli implicati da Internet e dalle attività più energivore ad esso connesse, tra cui la produzione di NFT – oggetti digitali unici prodotti tramite blockchain. L’opera consiste in un video della simulazione in tempo reale di un viaggio da Milano a Roma, compiuto sull’aereo digitale controllato dall’intelligenza artificiale del videogioco Microsoft Flight Simulator, in un vero e proprio cortocircuito concettuale: infatti il lavoro stesso è anche un NFT e, pertanto, acquistarlo è paragonabile, in termini di emissioni di anidride carbonica, a comprare un biglietto per la vera traversata tra le due città.

The Cool Couple, Flyin’ High, still | © The Cool Couple
Chloé Milos Azzopardi, Non Technological Devices | © Chloé Milos Azzopardi

Come The Cool Couple, anche Leonardo Magrelli (1989) simula la realtà attraverso il filtro di un mondo costruito digitalmente: in West of Here seleziona e rielabora una serie di “fotografie” trovate sul web della città di Los Santos, equivalente virtuale di Los Angeles all’interno del videogioco Grand Theft Auto V. Le immagini in bianco e nero, così verosimili, sono in realtà il falso di un falso: istantanee rubate di una scenografia fittizia, ombra della città degli Studios, essa stessa vastissimo set cinematografico. Chloé Milos Azzopardi (Francia, 1994) elabora una contestazione ecologica delle nuove tecnologie attraverso la costruzione e la documentazione fotografica di alcuni Non Technological Devices, manufatti costituiti da materiali naturali che imitano e sostituiscono i dispositivi elettronici della nostra quotidianità; protesi del corpo che ancora mantengono il riserbo sui rispettivi usi funzionali. L’obiettivo di Andy Sewell (Regno Unito, 1978) costruisce un potente accostamento visivo tra due entità vaste e inconoscibili, la spropositata estensione virtuale di Internet e la vastità dell’Atlantico, nelle cui profondità si celano le cablature che connettono due continenti. Il progetto fotografico Known and Strange Things Pass si affaccia sull’ignoto dalle due sponde dell’oceano, mostrando le terminazioni di superficie di quella profondità insieme fisica e irreale: da una parte frammenti di vita da spiaggia e piccoli organismi, dall’altra cavi elettrici e data center. Penelope Umbrico (USA, 1957) in Out of Order esplora gli annunci relativi a prodotti tecnologici sulle piattaforme online di vendita tra privati alla ricerca di fotografie in grado di trasmettere informazioni pregnanti sul contesto sociale di produzione e di utilizzo di quei device: può essere il riflesso del proprietario sullo schermo di un computer, oppure i codici a barre degli schermi LCD come segreto strumento di comunicazione tra macchine. L’accumulo bulimico di immagini e prodotti invita a riflettere sull’obsolescenza programmata e sull’insostenibilità dell’iperproduzione di dispositivi tecnologici. Le domande maldestre poste dai siti web per confermare il fatto che l’utente che sta provando ad accedervi è davvero un essere umano sono al centro della serie Security Questions di Daniel Everett (USA, 1980); l’ossessione per la sicurezza dei propri dati personali è paradossalmente controbilanciata dal trattamento spersonalizzante che riceviamo nella nostra esperienza virtuale, in quanto siamo a nostra volta puri dati offerti in pasto ad algoritmi. Chiude la sequenza di mostre al DumBO la collettiva Dummies & Books from Folio 2023, che restituisce i lavori sviluppati dai partecipanti della terza edizione di Folio, Masterclass di PhMuseum sul libro fotografico.

Luca Massaro, Captionthis | © Luca Massaro

Le bacheche affissive di via dell’Abbadia curate da CHEAP ospitano Appunti per un’Orestiade Africana – A Democracy in Fatigue, lavoro tramite cui Gloria Oyarzabal (Spagna, 1971) entra in dialogo con l’omonimo film (1970) di Pasolini, riflettendo sullo sguardo coloniale del regista – poi auto-correttosi nel corso della pellicola – in merito alla presunzione paternalistica che il modello democratico occidentale fosse il migliore sistema politico per i Paesi africani all’indomani dell’indipendenza. Il lavoro diventa anche un invito a riconoscere i pregiudizi insiti nelle immagini, alle soglie dell’era delle intelligenze artificiali. La collettiva I Don’t Know How To Respond To That, allestita nel cortile dell’Archiginnasio, raccoglie i lavori di quaranta fotografi da tutto il mondo, impegnati a descrivere per immagini l’interazione sempre più pervasiva tra l’uomo e la tecnologia e ad immaginare cosa ci prospetta il futuro. Al PhMuseum Lab, RAM_4.0 di Sara Bastai (Portogallo, 1996) è un corpus di fotografie scattate dall’artista in base alle indicazioni di altrettante didascalie prodotte da un’intelligenza artificiale come descrizione di una serie di foto facenti parte dell’archivio personale della fotografa. Vere istantanee della propria vita sono ri-scattate sul set dopo essere state travisate e reinterpretate da un algoritmo, che le ha rese artificiose, ironiche e inquietanti. Scegliendo di ricorrere allo strumento del collage digitale, Felicity Hammond (Regno Unito, 1988) in Deposits denuncia l’impatto sull’ambiente dei processi di industrializzazione pesante impiegati per la produzione di beni di lusso nelle cosiddette “zone di sacrificio”, aree geografiche talmente compromesse dalle attività antropiche da essere irrecuperabili. Le immagini, esposte presso Gallleriapiù, costruiscono un parallelismo insieme meraviglioso e perturbante tra l’estrazione mineraria e il data mining. Illusions di Namsa Leuba (Svizzera-Guinea, 1982), in mostra al Cassero LGBTI Center, decostruisce l’immaginario esotizzante dell’arte moderna riguardo alle donne del Sud e dell’Est globale, rappresentato per antonomasia dai quadri dipinti da Gauguin a Tahiti. Proprio sull’isola polinesiana, Leuba ritrae alcune persone facenti parte della comunità LGBTQI+, sovvertendo nella non-binarietà l’archetipo della “vahine”, la donna sensuale e remissiva disposta ad offrirsi allo straniero. Conclude la programmazione Dream of a Blue Garden di Martina Giammaria (1976), in trasferta negli spazi di Condominio Arte a Milano; un ritratto lisergico di Portofino attinto dal subconscio collettivo, che incrocia fotografie assolate e oniriche con immagini prodotte dall’intelligenza artificiale a partire dal nome del luogo impiegato come parola chiave.

Il festival si completa con una fitta programmazione di talk, presentazioni di libri fotografici (con uno spazio dedicato all’editoria fotografica indipendente), visite guidate e quattro workshop, condotti rispettivamente da Marisol Mendez (sulle implicazioni del ritratto), The Cool Couple (sul potere dei neologismi per l’analisi del presente e sull’incontro tra immagine e parola), Penelope Umbrico (su Internet come archivio da cui attingere), Karla Hiraldo Voleau (sulle relazioni sentimentali nell’era del digitale).

I DON’T KNOW HOW TO RESPOND TO THAT. PHMUSEUM DAYS 2023

Spazio Bianco, DumBO
Via Camillo Casarini, 19, Bologna
22 settembre – 1° ottobre

Leonardo Magrelli. West of Here
Daniel Everett. Security Questions
Chloé Milos Azzopardi. Non Technological Devices
Luca Massaro. Captionthis
Brea Souders. Another Online Pervert
Penelope Umbrico. Out of Order
Andy Sewell. Known and Strange Things Pass
The Cool Couple. Flyin’ High
Dummies & Books da Folio 2023

CHEAP
Via dell’Abbadia
16 settembre – 1° ottobre
Gloria Oyarzabal. Appunti per un’Orestiade Africana – Democracy in Fatigue

Archiginnasio
Piazza Galvani 1
18 settembre – 2 ottobre
I Don’t Know How To Respond To That

PHMuseum Lab
Via Paolo Fabbri 10/2a
22 settembre – 1° ottobre
Sara Bastai. RAM_4.0

Gallleriapiù
Via del Porto 48 a/b
20 settembre – 1° ottobre
Felicity Hammond. Deposits

Cassero LGBTI Center
Accessi del Giardino del Cavaticcio
19 settembre – 2 ottobre
Namsa Leuba. Illusions

Condominio Arte
Via Melchiorre Gioia 41 – Milano
14 – 28 settembre
Martina Giammaria. Dream of a Blue Garden

Gloria Oyarzabal, Appunti Per un’Orestiade Africana – Democracy in Fatigue | Courtesy Gloria Oyarzabal
Daniel Everett, Security Questions | © Daniel Everett
Namsa Leuba, Illusions | © Namsa Leuba
Felicity Hammond, Deposits | Courtesy Felicity Hammond
Sara Bastai, RAM_4.0 | © Sara Bastai