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Biennale 2022 | A world with more touch would be more peaceful: melanie bonajo – Padiglione Olanda

L’edizione di quest’anno, curata da Cecilia Alemani, ha aperto una serie di riflessioni sulla definizione di umano e sui rapporti che intercorrono tra forme di vita e non vita nel mondo contemporaneo e futuro. La rappresentazione dei corpi, delle loro metamorfosi e delle relazioni tra diverse specie è una delle tre aree tematiche di questa […]

melanie bonajo, Dutch entry for the Venice Biennale as commissioned by the Mondriaan Fund, photo by Peter Tijhuis
melanie bonajo, Dutch entry for the Venice Biennale as commissioned by the Mondriaan Fund, photo by Peter Tijhuis

L’edizione di quest’anno, curata da Cecilia Alemani, ha aperto una serie di riflessioni sulla definizione di umano e sui rapporti che intercorrono tra forme di vita e non vita nel mondo contemporaneo e futuro. La rappresentazione dei corpi, delle loro metamorfosi e delle relazioni tra diverse specie è una delle tre aree tematiche di questa edizione. 

La partecipazione dell’Olanda alla 59esima Biennale d’Arte di Venezia si concentra proprio sulla parte più umana e delicata del tema del corpo e della sua percezione, e lo fa coinvolgendo i visitatori attraverso il senso del tatto in un’atmosfera rilassata e intima.
When the body says yes è l’installazione video presentata dall’artista melanie bonajo nello spazio della sconsacrata Chiesetta Della Misericordia, nel sestriere di Cannaregio.

Per la Biennale d’Arte 2022 infatti, l’Olanda ha scelto di concedere in prestito gli spazi del padiglione firmato nel 1953 da Gerrit Thomas Rietveld all’Estonia, creando così una bolla fatata al di fuori degli spazi di Arsenale e Giardini.
Entrando nello spazio, assecondata la richiesta dell’artista di togliersi le scarpe per aumentare le percezioni tattili dell’esperienza, si accede a un luogo che sembra incantato, in cui delle sedute colorate e morbide (frutto della collaborazione con lo scenografo Théo Demans) come onde di velluto coprono l’intero pavimento e invitano i visitatori a lasciarsi andare in un momento di contemplazione e ascolto. Dal soffitto stellato scendono dei sottili fili chiari che quasi come un sipario indirizzano lo sguardo verso un enorme schermo su cui è proiettata l’opera di bonajo.
Storie intime e private, di accettazione, negazione e riconoscimento del proprio corpo, di quello degli altri e dell’infinità di rapporti che possono nascere tra questi, sono raccontate dai partecipanti ai workshop e agli esperimenti di tatto sociale proposti dall’artista e sexological bodyworker. Attraverso la comprensione di certi accadimenti e l’esposizione di pensieri moltopersonali, da questi racconti emerge una sensazione di avvicinamento a un’armonia che da personale diventa collettiva.

melanie bonajo ‘When the body says Yes’, 2022. Commissioned by the Mondriaan Fund. Photo by Sydney Rahimtoola
melanie bonajo ‘When the body says Yes’, 2022. Commissioned by the Mondriaan Fund. Photo by Sydney Rahimtoola
melanie bonajo ‘When the body says Yes’, 2022. Commissioned by the Mondriaan Fund. Photo by Sydney Rahimtoola

“Imparare come sentire un sì o un no nel corpo è uno dei fondamenti della somatica. Costruendo fiducia, creando spazi sicuri, ripristinando la dignità in sé stessi e sentendo i nostri corpi, possiamo imparare come ci si sente a dare corpo al consenso”: attraverso la condivisione di storie e insicurezze, l’installazione di bonajo crea uno spazio che si percepisce sicuro, di cura collettiva, come un grembo materno in cui attraversare le incomprensioni quotidiane che ognuno vive con il proprio corpo. 
“Abbiamo formato un gruppo internazionale di persone gender queer, molte delle quali con un’identità biculturale, esplorando la sessualità al di là della concezione occidentale, il significato che i nostri organi genitali hanno per noi e per gli altri, l’auto espressione come forma di guarigione, il modo in cui la matrice del nostro corpo invia e riceve informazioni di vicinanza e tatto e come ciò prende vita mediante diverse strutture linguistiche”
Per circa quaranta minuti corpi di ogni forma per lo più nudi o seminudi si espongono ponendo al centro del discorso il senso del tatto che soprattutto dall’inizio della pandemia è stato il più penalizzato dalle regole e dalle restrizioni anti contagio. 
Corpi che si contorcono, si toccano, strusciano tra loro, entrano in contatto creando un’energia positiva di intimità. Il consenso all’avvicinamento è una chiave fondamentale del discorso di bonajo, in diversi punti del video torna questo elemento come condizione di fondo per l’apertura a gesti e connessioni che non sono solo legati alla sessualità ma hanno un valore intrinseco.
Le testimonianze dei partecipanti ai workshop dell’artista sottolineano il miglioramento seguito a un’apertura più consapevole sul tema.
Questa installazione fa parte della ricerca dell’artista su come viene percepita attualmente l’intimità, in un mondo sempre più alienante e sempre meno legato all’affettività. Un’opera che propone il contatto e la prossimità all’altro come rimedio potente contro la solitudine e contro l’assenza di corporeità delle nuove forme digitali di comunicazione ed esistenza della contemporaneità.

melanie bonajo, Dutch entry for the Venice Biennale as commissioned by the Mondriaan Fund, photo by Peter Tijhuis