Treviso diventa il centro di tre mostre temporanee dedicate alla mappa e ai suoi significati. Mappare significa identificare dei confini ma allo stesso tempo interpretare il mondo – fisico e psicologico – secondo il nostro personale punto di vista. Fondazione Benetton e Fondazione Imago Mundi presentano Treviso Contemporanea, un progetto volto a spalancare le porte dell’arte contemporanea in città, inserendosi in tre spazi espositivi storici ma rinnovati nelle loro vesti: Ca’ Scarpa, sede della mostra dedicata alla cartografia, dal titolo Mind the Map; la chiesa di San Teonisto, con l’installazione d’arte aborigena Terra Incognita, a cura di D. Harding; le Gallerie delle Prigioni con Atlante Temporaneo. Cartografie del sé nell’arte di oggi, a cura di Alfredo Cramerotti.
Atlante Temporaneo, allestita fino al 29 maggio 2022, è una mostra che esplora il concetto di mappa nell’infinita varietà dei suoi significati. La collettiva ospita infatti una selezione di lavori di quattordici artisti emergenti ed affermati, provenienti da tutto il mondo. La varietà – generazionale, mediale, di ricerca e di esperienze – identifica il cuore dell’esposizione, in un percorso estremamente articolato, una sorta di labirinto all’interno delle piccole celle carcerarie. Lavori inediti e site-specific definiscono l’allestimento, frutto di una riflessione che comincia dal sé per giungere alla realtà: non una mappa geografica dunque, ma una mappa interiore, personalissima e psicologica è ciò che emerge dalle opere degli artisti coinvolti.
Il tema dell’identità, del genere e della discriminazione razziale si declina in varie forme. Enam Gbewonyo (1980, Londra) e Sanford Biggers (1970, Los Angeles) indagano, attraverso l’uso del tessuto, l’identità black: Gbewonyo servendosi di tessuti sintetici e calze lacerate, simbolo di femminilità e oppressione e Biggers attraverso la trapunta, composta di piccoli quadratini di tessuto che, presi singolarmente, raccontano un episodio ma che uniti insieme narrano una storia complessa e articolata, fatta di violenza ed emarginazione.
Ed è la stessa violenza sociale che esplode nei lavori di grande formato, colorati e brillanti di Otobong Nkanga: opere che ci colpiscono e ci attraggono come calamite ma che denunciano con forza come il capitalismo e la società globalizzata producano delle merci che ci fanno sì sognare, ma che sono il frutto di uno sfruttamento continuo, ambientale e umano.
La mappa, nella sua forma più canonica, esce dal foglio e si materializza concretamente in due installazioni a pavimento: la prima, ad opera di Jeremy Deller, ricostruisce un diagramma di flusso che unisce la storia dell’era Thatcher alla musica acid house e delle brass band; la seconda riproduce un disegno anatomico, il Coitus Topographicus – ad opera di Seymour Chwast – che ha nella forma l’aspetto di una qualsiasi mappa ma che di fatto esplora l’anatomia della sessualità, in una chiave ironica e senza censure.
Degna di nota la selezione di opere di Kiki Smith – alcune calcografie e due piccoli oggetti in bronzo – che nella loro apparente semplicità mostrano la vulnerabilità della condizione umana, generando una vera e propria “cosmografia contemporanea”.
“Ciò che noi leggiamo in una rappresentazione – afferma il curatore Alfredo Cramerotti – (cartografica o artistica) dipende, in fin dei conti, non dalla sua verosimiglianza rispetto al soggetto rappresentato, ma dai metodi e dalle regole che adottiamo per la sua lettura. Atlante temporaneo è un tentativo visivo, spaziale e sonoro di identificare quel confine effimero tra questi due estremi”.
Atlante Temporaneo. Cartografie del sé nell’arte di oggi
A cura di Alfredo Cramerotti
Organizzata da Fondazione Imago Mundi
Gallerie delle Prigioni
Piazza del Duomo 20, 31100 Treviso
Fino al 29 maggio 2022
Il programma completo di Treviso Contemporanea è disponibile al sito trevisocontemporanea.it