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Fra vedere e sentire: l’unione sinestetica in An Ear of Arms (around you) di Athanasios Argianas

Linee che si traducono in un intreccio di braccia fino a comporre un orecchio. Il porsi in ascolto su un piano empatico, fatto della stessa fisicità e calore dei corpi, piuttosto che semplicemente sonoro: Song Machine (taken aback / away, and given away) e Song Machine (above you / beside you) (2022) sono la restituzione […]

Athanasios Argianas, An Ear of Arms (around you), Renata Fabbri arte contemporanea, Milano. Foto, Cosimo Filippini, 2022
Athanasios Argianas, Extinction Harmonics (Turtle Shell x 2,5), 2022, PETG, resina epossidica, poliestere, supporti in ottone, 95x55x15 cm. Courtesy: l’artista e Renata Fabbri arte contemporanea, Milano. Foto: Cosimo Filippini.

Linee che si traducono in un intreccio di braccia fino a comporre un orecchio. Il porsi in ascolto su un piano empatico, fatto della stessa fisicità e calore dei corpi, piuttosto che semplicemente sonoro: Song Machine (taken aback / away, and given away) e Song Machine (above you / beside you) (2022) sono la restituzione di un gesto avvolgente che diventa un orecchio collettivo, dove il sentire passa attraverso la visione. 
È a partire da questo paradigma sinestetico che si articola l’esposizione An Ear of Arms (around you) di Athanasios Argianas, ospitata presso la galleria Renata Fabbri, con un corpus di opere pensate per questa personale – visitabile fino al 16 novembre. 
L’aspetto multidisciplinare nutre la pratica artistica di Argianas, diffondendosi attraverso scultura, pittura, performance e testo, con una formazione musicale che caratterizza tutto il suo lavoro.
In questi spazi vediamo il formarsi di un piano empatico attraverso il quale l’artista riesce a parlare alla collettività ma anche al singolo, in una visione lirica del mondo. 
Incise sui lavori talvolta ci sono frasi, il linguaggio qui non viene usato per definire ma per evocare. Si tratta di una questione di intuizione: l’opera è articolata a partire da una sua apertura che dà vita a una tipologia altra di dialogo e ascolto; non un linguaggio definito (e quindi chiuso), ma una dimensione che libera l’interpretazione. Si lascia dunque una fenditura che annulla la volontà egemonica della comprensione – comprensione in quanto categorizzazione a oggetto dato e quindi schematizzato in significati prestabiliti e imprescindibili. Una libertà questa che porta l’interlocutore a una tensione poetica astratta, quella stessa tensione che produce la musica. 
In un ritmo visivo creato da differenti materiali e contrasti, le opere risentono anche dell’influenza di elementi naturali, un chiaro richiamo all’Art Nouveau che tanto ha ispirato l’artista; come in Lateral Waveforms (series) (2022), un profilo scultoreo dell’erba selvatica Cichorium intybus dall’andamento elegante alternato da trazioni, in cui stringhe per nappine conferiscono un movimento ondulatorio e dolce, un volume morbido che entra in tensione con il profilo più affilato di una parte della scultura. 
Una morbidezza che ritroviamo anche in Song Machine (an ear of arms) (2022): nastri in ottone creano un’incongruenza tra la sinuosità delle forme e l’effettiva rigidità del materiale. Una composizione modulare che ricorda un motivo decorativo, sorretta da calchi delle dita della compagna di Argianas, esperita attraverso una leggerezza che di fatto non possiede; una “bugia” messa in evidenza da alcuni lembi che vanno verso l’alto svelando il proprio trucco in un accenno di ironia. Si parla qui del linguaggio, nella sua plasticità e grandezza. 

Athanasios Argianas, Extinction Harmonics (Pinna), 2022, alluminio, 90×55 cm. Courtesy: l’artista e Renata Fabbri arte contemporanea, Milano. Foto: Cosimo Filippini.

Ma in questo importante dialogo con l’umano Argianas tocca anche corde più profonde, narrando del rapporto fra noi e quel mondo che in modo presuntuoso pensavamo di dominare: la questione del capitalocene, che viene trattata attraverso forme di animali in via d’estinzione.
Extinction Harmonics (Pinna) (2022) esplora la forma della Pinna nobilis, un bivalve che abita il Mar Mediterraneo, restituito qui in alluminio: due conchiglie aperte vedono i loro gusci fondersi e intersecarsi, andando a sfumare i propri confini. Un lato della scultura è lucido, quasi a specchio, mentre l’altro è nodoso, mimando la reale conformazione del mollusco laddove la parte esterna è un piccolo eco-sistema a sé stante che ospita altre creature. Inserendo questa forma nello spazio espositivo viene modificata la concezione effettiva di un “noi” e un “loro”, dissolvendo i confini che ci vedono abitare due mondi distinti. 
Extinction Harmonics (Turtle Shell x 2,5) prende invece come matrice il carapace delle tartarughe, diventando una scultura che nuota nell’aria. La tecnica di stampa in 3D e la resina e poliestere che compongono il lavoro fanno diventare questo quasi un ossimoro: da un lato una forma naturale, i resti di un animale che ricorda un passato a noi lontano; dall’altra materiali sintetici modellati grazie alla tecnica. Una reliquia più del presente che del passato, cortocircuitando il significato di fossile. L’astrazione della forma viene restituita attraverso linee che si intersecano e creano delle architetture, che come fluidi hanno la capacità di attraversarsi vicendevolmente, ricordando visivamente un’eco. 
In conclusione del percorso espositivo sono presenti due bassorilievi Clay Pressing n° 11 e Clay Pressing n° 12 (2022): sono la resa di un pensiero che diviene concreto e prende dunque forma e spazio, richiamando anche in questo caso una forma fossile. Argianas modella immergendo, spingendo verso l’esterno il calco in argilla, strutturando così un negativo. Gesti e oggetti vengono registrati nella materia e poi restituiti a noi attraverso un positivo polimaterico, come la reliquia di un linguaggio non conosciuto eppure così familiare. 

Abbiamo dunque una sinfonia visiva in cui tutte le opere all’interno dello spazio sono unite da sottili fili che creano un linguaggio continuo, accogliente e delicato: una possibilità di incontro, un invito da parte dell’artista a partecipare rivolto direttamente a ciascuno di noi. (Carla Lonzi, Autoritratto)

Athanasios Argianas, Song Machine (above you / beside you), 2022, alluminio ossidato, 63x50x17 cm. Courtesy: l’artista e Renata Fabbri arte contemporanea, Milano. Foto: Cosimo Filippini.
Athanasios Argianas, Lateral Waveforms (series), 2022, acciaio, stringhe di nappine, 125×120 cm. Courtesy: l’artista e Renata Fabbri arte contemporanea, Milano. Foto: Cosimo Filippini.
Athanasios Argianas, Clay pressing no 12, 2022, gesso acrilico, rame, foglie di Bougainville 35x35x15 cm. Courtesy: l’artista e Renata Fabbri arte contemporanea, Milano. Foto: Cosimo Filippini.