In occasione della 19esima edizione di ArtVerona ritorna anche LAB, che ospita in fiera realtà sperimentali no-profit attive in Italia allo scopo di mapparle, inquadrarle e offrire loro nuovi spazi di espressione. Gli spazi selezionati quest’anno sono Esposizione Sud Est, Cinevetrina, FBI – Fondazione Benassi Iacopo e Viola Spettri; a ciascuno di essi è stato richiesto di sviluppare un progetto originale appositamente per la fiera. Ne parliamo con Giulia Floris, curatrice dell’iniziativa.
Federico Abate: Ci puoi introdurre brevemente le peculiarità degli spazi selezionati e i progetti che presenteranno?
Giulia Floris: Si tratta di quattro artist-run space, studi d’artista aperti al pubblico e alla contaminazione con progetti e mostre di altri artisti. Sebbene queste realtà abbiano una fondazione piuttosto recente, tra il 2021 e il 2023, raccontano l’esperienza di artisti da tempo presenti nel panorama italiano e internazionale e sono davvero entusiasta che abbiano accettato il mio invito a partecipare a LAB 2024. Come sempre mi sono concentrata su una selezione di realtà che potesse raccontare luoghi diversi d’Italia, perciò sarà presente uno spazio proveniente da Conversano, nel barese – Esposizione Sud Est -, Cinevetrina con base a Isola del Liri, in provincia di Frosinone, FBI presente a La Spezia e Viola Spettri a Milano.
Per quanto riguarda le loro peculiarità sarebbe impossibile riassumere senza tralasciare niente, ma ci tengo a dare un volto a ciascuno spazio:
Esposizione Sud Est nasce dall’incontro dell’artista visivo e designer Donato Loforese con la designer e street artist Patrizia Mastrapasqua e con Pasquale Lomolino, produttore discografico e collezionista. I tre hanno creato un luogo unico che collabora con editori, etichette discografiche e studi di progettazione, ospitando mostre e residenze.
Cinevetrina ha il volto dell’artista Giulia Mangoni che da anni porta avanti un focus sull’identità territoriale ciociara attraverso l’esposizione di manufatti artigianali che appartengono alle tradizioni locali, esponendoli in una vetrina dello storico Cinema Teatro in cui si trova il suo studio.
FBI nasce su iniziativa dell’artista Jacopo Benassi, il quale da sempre considera le collaborazioni con colleghi e amici parte integrante della propria pratica artistica: il gruppo di lavoro è infatti composto anche da Antonio Grulli, Francesca Calvaresi, Diego Bergamaschi, e Federico Pepe che da anni accompagnano il percorso lavorativo di Jacopo. Il rapporto di conoscenza e l’affinità nell’attitudine valgono anche per gli artisti coinvolti e i progetti proposti dallo spazio.
Viola Spettri è infine lo studio degli artisti Lucia Cristiani, Lorenzo Lunghi, Edoardo Manzoni, Francesco Pacelli e Mattia Pastore, che hanno creato uno spazio di lavoro e ricerca artistica con la volontà di lasciarsi contaminare e infestare nel tempo: un’entità in continuo cambiamento, popolata da soggetti e oggetti diversi.
FA: Nel caso di FBI – Fondazione Benassi Iacopo, si tratta di una realtà fortemente legata alla dimensione site-specific della sua sede, vale a dire il bagno angusto dello studio dell’artista a La Spezia. In che modo questa sua forte connotazione potrà tradursi nel contesto della fiera? Ci possiamo aspettare una performance live di Benassi nello stile punk a cui ci ha abituato?
GF: Certamente il richiamo alla sede principale di FBI non potrà mancare in occasione della fiera. Il progetto proposto da questa realtà è un tributo alle tante collaborazioni avviate negli anni dal team di Fondazione Benassi Iacopo, sempre attraverso il gusto dell’artista per il provocatorio, l’inusuale e l’intimo. Non voglio fare spoiler sul tipo di contributo, ma posso anticipare che il progetto creato per ArtVerona non potrà essere contenuto nel solo booth fieristico.
L’attitudine a coinvolgere i padiglioni di ArtVerona in senso più ampio sarà ricorrente quest’anno per LAB: le diverse realtà invitate portano infatti in fiera installazioni e performance dal carattere relazionale e che, molto spesso, porteranno il visitatore a restare interdetto all’interno del booth, per trovare risposte solo al di fuori di esso. Penso per esempio a Esposizione Sud Est che, nella giornata di sabato, sarà alla regia di una situazione collettiva guidata dall’artista Alberte Agerskov.
FA: Cinevetrina è connotato da uno spirito etnologico di riscoperta dei valori dell’artigianato, mentre Viola Spettri sembra puntare piuttosto ad una dimensione più evocativa. Ti aspetti che in fiera emergano queste differenze?
GF: In fiera emergeranno le peculiarità di ciascuno degli spazi invitati. Ognuno dei progetti ospitati quest’anno da LAB riesce a fornire un’interessante sintesi dell’identità della realtà che lo cura, da un punto di vista del medium, così come dell’approccio allo spazio, al visitatore, e alla contaminazione in generale.
Per quanto riguarda Cinevetrina e Viola Spettri, gli aspetti citati emergeranno entrambi e, in tutti e due questi booth, il visitatore sarà chiamato a prendere parte a un gioco, oltre che a “un patto di fede”.
FA: I progetti no-profit che prendono parte all’edizione di quest’anno hanno in comune il fatto di essere degli artist-run space. In che modo questa caratteristica influirà sulla resa finale di ciascuna proposta? Quali risultati ti aspetti di ottenere dall’accostamento inusuale di un contenitore istituzionale come ArtVerona e realtà più autonome come quelle invitate?
GF: Ogni anno attraverso LAB tento di osservare il contesto indipendente in Italia tramite diverse lenti, mettendone in luce le tante possibili sfaccettature. Ritengo che la selezione di quest’anno permetterà di guardare la duplice natura dell’artist-run space: da un lato lo studio d’artista entrerà prepotentemente in fiera, mostrando i suoi attori a lavoro in luoghi lontani dall’intimità che in genere dedicano alla propria pratica. Dall’altro la predisposizione contaminante di questi spazi, la capacità di dialogo, sinergia, ospitalità, e l’interdisciplinarità che portano nella loro programmazione andranno a comporre una sezione davvero caleidoscopica, che spero possa trovare anche quest’anno un bel punto di raccordo nel booth condiviso del Corner Library.
Rispetto all’accostamento inusuale con il contesto fieristico, non ci ho mai creduto e mi aspetto come sempre grande energia e soddisfazione. Ringrazio ovviamente Stefano Raimondi per la fiducia e ArtVerona per il grande anticipo del coinvolgere gli spazi non-profit in un discorso su ciò che è mercato e su ciò che è sistema dell’arte italiano. Grazie a questa lungimiranza, LAB è ormai una premessa da cui partire e non un risultato inaspettato o inconsueto.
Cover: Scultura in ceramica di Roberto Tersigni nel laboratorio, foto di Jacopo Rufo, courtesy Cinevetrina