#ITALIANSYSTEM è il filo conduttore della 17ª edizione di ArtVerona, quest’anno visitabile dal 14 al 16 ottobre 2022. Una fiera in continua espansione, che di anno in anno si arricchisce di partecipanti, sezioni e appuntamenti. Con la direzione artistica di Stefano Raimondi, grande attenzione è stata rivolta al sistema dell’arte italiana – in particolare ai progetti dedicati al territorio – ma anche al panorama internazionale, con l’invito a gallerie, artisti e curatori europei e non solo. Tra le novità di quest’anno, la prima edizione del Premio ArteMuseo, in cui cinque musei saranno coinvolti nella realizzazione di un progetto espositivo con un artista selezionato tra le gallerie partecipanti. Ne abbiamo parlato con Elena Forin, curatrice del Premio e della sezione Sculpture & The City, dedicata a progetti diffusi in città sul linguaggio scultoreo e installativo.
Veronica Pillon: ArtVerona è giunta quest’anno alla sua 17ª edizione: un momento importante, che segna la fine del triennio 2020-2022 sul filone #ITALIANSYSTEM. Tra le novità, la prima edizione del Premio ArteMuseo, da te curata, in continuità con il format Level 0: in che cosa consiste?
Elena Forin: Il concetto di #ITALIANSYSTEM connota certamente questo triennio, ma è anche uno dei punti nodali della visione generale di ArtVerona, perciò sarà anche in futuro uno degli aspetti su cui si concentreranno le nostre energie e attività: la stessa internazionalizzazione su cui stiamo investendo è pensata per essere una risorsa per il sistema italiano. La pensiamo come la creazione, anno dopo anno, di un osservatorio su quanto accade in Italia in termini di indagine artistica, museale, curatoriale e di mercato. In una logica di supporto ai vari attori del mondo dell’arte contemporanea, il Premio ArteMuseo coglie l’eredità di Level0 in termini di promozione del percorso istituzionale degli artisti. Abbiamo però sentito la necessità di fare due cambiamenti: da un lato ridurre il numero di realtà partecipanti per poter seguire al meglio il dialogo progettuale tra le parti, dall’altro di impegnarci, anche economicamente, a sostegno degli artisti. Credo sia la prima volta che una fiera riconosce un fee a un artista: si tratta di una somma che può essere spesa liberamente per sopralluoghi, produzione o altro, e che speriamo sia un segnale concreto per avviare una collaborazione attiva tra musei, artisti e gallerie. Siamo felici e orgogliosi di condividere questo percorso con istituzioni di alto profilo: quest’anno parteciperanno infatti al Premio ArteMuseo, Ca’ Pesaro – Galleria Internazionale d’Arte Moderna, Venezia; la Galleria d’Arte Moderna Achille Forti, Verona; il MAC – Museo d’Arte Contemporanea di Lissone; Palazzo Collicola Arti Visive – Museo Carandente, Spoleto.
VP: ArtVerona, oltre ad essere un evento fieristico, è da sempre legata alla città, proponendo un ricco palinsesto di mostre, performance, visite guidate. Per Art & The City, hai curato il progetto Sculpture & The City, sui linguaggi scultorei ed installativi. Ci racconti la genesi del progetto, il suo sviluppo e chi sono gli artisti partecipanti?
EF: Stiamo cercando di intensificare il dialogo con le istituzioni pubbliche e private e di condividere strategie per favorire una maggiore penetrazione dell’arte contemporanea nel contesto civico. Le performance a Castelvecchio a cura di Maria Marzia Minelli e Claudia Santeroni vanno nelle direzioni di una profonda contaminazione dei linguaggi, e anche il progetto di Luca Petti a cura di Marta Ferretti e Daniele Girardi al Museo di Storia Naturale corrisponde a questa logica.
Petti è il vincitore del Premio RAR ad ArtVerona 2021, una Residenza Artistica Rurale che l’artista ha svolto tra il Museo di Storia Naturale e Villa Fraccaroli di Lavagno nel corso dell’inverno e della scorsa primavera. L’esito di questa indagine sulle forme naturali presenti in città e nel territorio è un’installazione che verrà presentata al Museo di Storia Naturale dal 14 al 30 ottobre: un’opera appena prodotta in dialogo con il contesto che vede da subito l’avvio del suo percorso istituzionale.
Il secondo intervento legato ai linguaggi plastici è invece Remoto di Giorgio Andreotta Calò, il progetto vincitore dell’avviso pubblico PAC2020 – Piano per l’Arte Contemporanea, promosso dalla Direzione Generale della Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura, che ho il piacere di curare. Prodotto dallo Studio Giorgio Andreotta Calò in collaborazione con i Musei Civici di Verona, Remoto si origina da una campagna geognostica volta a rintracciare tramite carotaggio una sequenza di strati rocciosi. I materiali raccolti sono impiegati per essere ospitati presso tre sedi museali: il Giardino del Museo di Castelvecchio, la Galleria d’Arte Moderna Achille Forti e il Museo di Storia Naturale. L’opera, in questo suo declinarsi, restituisce attraverso la specificità geologica l’articolarsi del tempo: io lo penso come un lavoro di traduzione che in ogni sede museale restituisce una sfumatura diversa del tempo stesso. Remoto attiva infatti un dialogo con la stratificazione architettonica del Castello e col restauro di Carlo Scarpa, e con le tante opere scultoree presenti nelle collezioni della GAM – oltre che con gli 11 musei del circuito di AMACI che accolgono Produttivo, un altro importante ciclo di Andreotta Calò. Al Museo di Storia Naturale è invece accolto come materiale di studio geologico e paleontologico, e verrà quindi condiviso non nelle forme di un’opera, ma di pura conoscenza.
VP: Per ArtVerona hai curato due sezioni importanti del palinsesto. In qualità di curatrice, hai cercato di mantenere un filo conduttore tra i due progetti, nonostante la loro diversità?
EF: Il supporto di ArtVerona a un progetto ministeriale che impegna i Musei Civici è la conseguenza naturale di una visione che la Fiera porta avanti da tempo: la collaborazione tra diverse identità e diversi attori come migliore strategia per far crescere e condividere i progetti culturali. Per Remoto di Giorgio Andreotta Calò, così come per Progetti di domesticazione espansa di Luca Petti, il lavoro di ideazione, produzione e comunicazione è enorme: la soluzione è quella di unire le forze mettere in rete la visione degli artisti, la poesia che è nelle loro opere, le domande che ci pongono i loro lavori. Il Premio ArteMuseo promuove questa stessa forma di dialogo prevedendo il coinvolgimento economico e organizzativo diretto di una Fiera che non intende porsi come semplice cornice, ma come promotrice del circuito che mette in rete: il filo conduttore tra i progetti quindi non riguarda i contenuti ma l’approccio e la vision operativa al sistema.