La sezione Back to the Future di Artissima è dedicata alla riscoperta dei grandi pionieri dell’arte contemporanea e quest’anno è alla sua ottava edizione, curata per la prima volta dalla curatrice indipendente Anna Daneri. Il board è composto poi da Zasha Colah, co-fondatrice di Clark House a Mumbai e co-curatrice della Pune Biennale 2017, Dora García, artista e professoressa presso la Oslo National Academy of Arts di Oslo e presso la HEAD di Ginevra e Chus Martinez, curatrice e direttrice del FHNW Art Institute di Basilea e membro dell’advisory board del Castello di Rivoli di Torino.
Legato a questa sezione c’è il Premio Sardi per l’Arte Back to the Future, “del valore di 5.000 € alla galleria con il progetto più interessante in termini di rilevanza storica e di presentazione dello stand”. La giuria del premio è composta da Eva Fabbris, storica dell’arte e curatrice presso la Fondazione Prada di Milano e per quattro anni coordinatrice di Back to the Future, Francesco Manacorda, direttore della V-A-C Foundation di Mosca e fondatore della sezione nel 2010, Andrea Viliani, direttore del MADRE di Napoli e Lisa Parola, curatrice presso la Fondazione Sardi per l’Arte di Torino.
ATPdiary ha posto alcune domande ad Anna Daneri.
ATP: Questa edizione di Back to the Future si concentrerà sugli anni ’80, un decennio che hai definito in conferenza stampa di “edonismo, boom economico”, con però “molteplici ricerche che sono state spesso marginalizzate dal sistema o che si sono autoescluse dai circuiti mainstream, in ambito artistico, letterario, cinematografico e musicale. Ci parli meglio di queste stesse ricerche a cui accenni? E qual è il motivo di questa marginalizzazione?
Anna Daneri: La controcultura a cui mi riferisco era rappresentata negli anni ’80, nei paesi occidentali, dai movimenti del punk e della new wave in ambito musicale; dal teatro off, che in Italia ha avuto un grande ruolo con gruppi come i Magazzini Criminali, Falso Movimento e la Socìetas Raffello Sanzio; dal cinema, e penso al ruolo che ha avuto per esempio Derek Jarman, nella costruzione di un immaginario alternativo al circuito commerciale… L’arte ha vissuto in quegli anni la prima vera accelerazione del mercato, inglobando, anestetizzando la forza propulsiva di tante ricerche sperimentali che quindi hanno trovato possibilità di svilupparsi negli interstizi del sistema. Non è un caso che tanti artisti attivi e propulsivi fino a poco prima entrino in una sorta di ‘ibernazione creativa’ proprio negli anni ottanta…
ATP: Un altro aspetto di questa edizione di BttF è la maggioranza, tra gli artisti presenti, di artiste donne, in controtendenza, purtroppo /sembra che il purtroppo si riferisca alla maggiranza di artiste in sezione…), con quanto siamo abituati a vedere in giro. Ci racconti questa precisa linea della sezione?
AD: Le artiste invitate a Back to The Future sono quattordici su ventisette artisti presenti. Una leggera maggioranza, quindi, e molto di meno di quante ne avremmo volute… Nell’ottica di dare visibilità a ricerche artistiche rimaste silenziose (o silenziate), la voce delle donne ci sembra particolarmente rappresentativa. Tanto più che siamo quattro curatrici (Zasha Colah, io, Dora García e Chus Martinez), che sia per ragioni biografiche o di studio abbiamo incontrato e vissuto i movimenti femministi, esplosi proprio negli anni ’80.
ATP: Definisci BttF come il “fiore all’occhiello” di Artissima: è una sezione di grande ricerca, di sperimentazione e di giusta e obiettiva riscoperta di nomi spesso poco citati o ricordati. A cosa si deve puntare a tuo avviso in progetti come questo?
AD: Negli anni la sezione è diventata un riferimento importante, tanto da essere emulata da altre fiere internazionali. Francesco Manacorda, che l’ha ideata nel 2010 e tutti i curatori coinvolti fino a Eva Fabbris, responsabile delle ultime edizioni di BttF, hanno fatto un grandissimo lavoro di studio e scandaglio. Gli artisti e le gallerie coinvolte sono molto responsabilizzati dal rappresentare in fiera progetti espositivi forti, condivisi con i curatori, e credo che questo faccia la differenza.
Insieme agli altri membri del comitato (Zasha Colah, curatrice indipendente, Mumbai e curatrice Pune Biennale 2017; Dora García, artista e professoressa Oslo National Academy of Arts, Oslo e HEAD, Geneva; Chus Martinez, curatrice, direttrice FHNW Art Institute, Basilea e membro dell’advisory board del Castello di Rivoli, Torino) avete scelto 27 artisti a cui verrà dedicato uno stand monografico ciascuno. Su quali criteri è avvenuta la selezione? E quali saranno i presupposti di allestimento di questi stand?
Come dicevamo, vorremmo presentare il lato meno spettacolarizzato degli anni ’80. Un libro che è per me fondamentale nell’analisi di quegli anni è Tracce di rossetto di Greil Marcus (!989) che definisce lo spettacolo come “luogo comune critico molto alla moda. Era un termine vago, privo di idee. Significava semplicemente che l’immagine di una cosa sostituiva la cosa stesse”. Con Back to the Future vogliamo dar voce al versante alternativo di questa scena culturale, incarnato da movimenti diasporici, minoranze e artisti marginalizzati, associati alle lotte delle femministe e dei gay, ai movimenti anticoloniali e antirazzisti. La sezione presenta un gruppo di «grandi artisti che hanno esercitato una forte influenza e che, per varie ragioni, non sono stati adeguatamente rappresentati nel panorama espositivo» (García); «artisti che hanno contribuito al ribaltamento sul versante femminista e degli studi culturali di tutte le barriere razziali: politiche ed estetiche» (Colah); «artisti spesso completamente dimenticati, principalmente donne» (Martínez). Essendo la sezione non solo a invito, abbiamo incluso nella rosa finale anche artisti e artiste a cui non avevamo pensato o che non conoscevamo ancora. La selezione ha visto prevalere presentazioni coese, che restituissero la forza e intensità di ricerche stratificate negli anni. E’ così che abbiamo cercato di indirizzare i diversi allestimenti.
ATP: Invece, su quali parametri verrà scelto in vincitore del Premio Sardi per l’Arte Back to the Future?
AD: Il premio, giunto alla sua quarta edizione, sarà aggiudicato allo stand migliore secondo la giuria, composta quest’anno da due dei responsabili della sezione nel passato, Francesco Manacorda e Eva Fabbris, insieme ad Andrea Viliani direttore del museo MADRE di Napoli e Lisa Parola, curatrice della Fondazione Sardi per l’Arte di Torino.
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Nel 2017 partecipano a Back to the Future 27 artisti attivi negli anni ’80, presentati da 29 gallerie (12 italiane, 17 straniere). Back to the Future 2017 – Artisti e Gallerie:
SANTI ALLERUZZO, SPAZIOA, Pistoia; RASHEED ARAEEN, ROSSI & ROSSI, London, Hong Kong; LUCIANO BARTOLINI, STUDIO DABBENI, Lugano; MARION BARUCH, ANNE-SARAH BÉNICHOU, Paris + LAURENCE BERNARD, Geneva; JUDY BLUM REDDY, TWELVE GATES ARTS, Philadelphia; ANNA VALERIA BORSARI, STUDIO G7, Bologna; PHILIP CORNER, UNIMEDIAMODERN, Genova; JAQUELINE DE JONG, DÜRST BRITT & MAYHEW, Den Haag; AMALIA DEL PONTE, GALLERIA MILANO, Milano; NATHALIE DU PASQUIER, APALAZZO, Brescia; JEAN DUPUY, LOEVENBRUCK, Paris; MARIANNE EIGENHEER, VON BARTHA, Basel, S-chanf; JORGE FERRÉ, SENDA, Barcelona; ESTHER FERRER, ÀNGELS BARCELONA, Barcelona; VERA ISLER, BALZER PROJECTS, Basel; VIVIENNE KOORLAND, RICHARD SALTOUN, London; CORRADO LEVI, RIBOT, Milano; SERGIO LOMBARDO, 1/9UNOSUNOVE, Roma; ELISA MONTESSORI, MONITOR, Roma, Lisbon; BEVERLY PEPPER, KAYNE GRIFFIN CORCORAN, Los Angeles; NICOLA PONZIO, RICCARDO COSTANTINI, Torino; MARILENA PREDA-SÂNC, EASTWARDS PROSPECTUS, Bucharest; ÀNGELS RIBÉ, ANA MAS PROJECTS, Barcelona, San Juan; DIET SAYLER, 418GALLERY, Bucharest; JOACHIM SCHMID, P420, Bologna; ROBERTO TURNBULL, TIRO AL BLANCO, Guadalajara; JAN VERCRUYSSE, TUCCI RUSSO, Torre Pellice + VISTAMARE, Pescara