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RHAMESJAFACOSEYJAFADRAYTON, Arthur Jafa alle OGR, Torino

Testo di Barbara Ruperti — Il vincitore del Leone d’Oro alla 58^ Biennale di Venezia torna a Torino per un progetto inedito pensato e realizzato per il Binario 1 delle Officine Grandi Riparazioni. Presente già nel 2019 durante il periodo di Artissima con l’installazione a Palazzo Madama Love is the Message, the message is death, […]

Arthur Jafa AGHDRA, 2021 Video Still © Arthur Jafa, Courtesy of the artist and Gladstone Gallery
RHAMESJAFACOSEYJAFADRAYTON, Arthur Jafa alle OGR, Torino – Installation viewCourtesy OGR

Testo di Barbara Ruperti

Il vincitore del Leone d’Oro alla 58^ Biennale di Venezia torna a Torino per un progetto inedito pensato e realizzato per il Binario 1 delle Officine Grandi Riparazioni. Presente già nel 2019 durante il periodo di Artissima con l’installazione a Palazzo Madama Love is the Message, the message is death, Arthur Jafa per l’edizione di quest’anno arriva alle OGR con una mostra personale, la prima dedicata all’artista da un’istituzione italiana. Commissionato e prodotto da OGR Torino in collaborazione con Serpentine, curato da Claude Adjil e Judith Waldmann con Hans Ulrich Obrist, il progetto espositivo nasce da un’idea di Amira Gad. 
La produzione di Arthur Jafa include diversi media, dall’installazione, agli happenings fino alle celebri opere video. Fonte principale di ogni suo lavoro è un immenso corpus di materiale audio visivo, i Picture Books, frutto di quasi quarant’anni di ricerca e catalogazione. Immagini d’archivio, brani, frammenti di video tratti dal web che Jafa rielabora di volta in volta e traduce sotto forma di esperienze cinematografiche sperimentali e immersive. Il lavoro di Jafa è animato dalla volontà di restituire la complessità, la bellezza e il senso di alienazione che caratterizza la black music
Sulla soglia del Binario la prima cosa che si avverte è il rombo continuo e penetrante degli amplificatori: onde violente rimbombano contro le mura della buia cattedrale industriale e investono chiunque si avvicini. Sotto le lente percosse sonore si apre davanti a noi uno spazio sacro, materiale e sonoro, che percepiamo fisicamente in tutto il corpo. 
Davanti all’ingresso una grande faglia corre sinuosa lungo il binario sbarrando la vista del visitatore e insieme invitandolo ad entrare. Un monolite nero interrompe e scaraventa lo sguardo sul fondo della sala dove uno schermo proietta una stanca luce solare. 
Lungo le pareti giganti wallpapers in bianco e nero scorrono in un serrato montaggio visivo composto di materiali di archivio, ritratti di artisti e persone comuni, immagini spettacolari e terribili tratte da giornali, album e documenti di cronaca che ripercorrono le storie di lotta e sofferenza della comunità afroamericana.
Al termine del percorso ci troviamo in un altro spazio, un ambiente aperto e illuminato da un grande schermo. Qui si raccolgono i visitatori completamente assorbiti dal sinuoso movimento delle onde di AGHDRA, opera video di 85 minuti in cui dodici lente inquadrature si alternano su un paesaggio realizzato in CGI. 

RHAMESJAFACOSEYJAFADRAYTON, Arthur Jafa – OGR, Torino – Installation viewCourtesy OGR

Un sole livido pulsa sul fondo del mare. Un corpo luminoso sul punto di spegnersi che tuttavia ci intrattiene in un surreale eterno tramonto. Sotto di esso un mare solido, le cui onde di pietra nera si dilatano e si comprimono come il petto di un grande mostro marino. A separare acqua e cielo una linea di orizzonte fluttuante invita i nostri occhi a un ballo dal ritmo vertiginoso. I flutti irrequieti e minacciosi si gonfiano fino a oscurare il sole e poi si abbassano trasformando il mare in uno specchio d’acqua piatto e scuro.
In sottofondo si distinguono tra gli impulsi profondi degli amplificatori le note di celebri pezzi soul, blues e R&B, composti tra gli anni Settanta e Ottanta, da Rose Royce a Roberta Flack. Le melodie scorrono l’una sull’altra contorcendosi, rallentando e armonizzandosi con il movimento delle onde. Canzoni d’amore le cui parole estremamente dilatate rivelano al loro interno orizzonti di senso che, attraverso un copione apparentemente commerciale, esprimono tutta la forza e le speranze di una comunità marginalizzata che nel corso della storia ha trovato nella musica il proprio strumento di rivalsa.
“Who am I? Who am I / Who can’t face the words “good bye”? / Who am I? Who am I / To think a man should never, never, never cry? / I should’ve paid more attention, oh, to what she said / I just wouldn’t listen, I had a very hard head” parole di abbandono, di dolore, parole d’amore. Sono questi i temi dei brani della black music che nelle atmosfere blue e nelle liriche sentimentali riversa tutta la sofferenza e le conquiste della comunità nera. 
Il titolo del progetto è dedicato alle tre chitarre elettriche – Arthur Rhames (1957–1989), Pete Cosey (1943–2012) e Ronny Drayton (1953–2020) – che negli anni’70 hanno animato la scena jazz blues d’avanguardia della black music statunitense. Figure innovatrici e tuttavia dimenticate, allontanate o assorbite dallo stesso sistema musicale. 
L’opera di Jafa alla OGR attraverso la definizione di un’estetica black rielabora e incarna nella musica e nelle arti visive i traumi della comunità afroamericana. RHAMESJAFACOSEYJAFADRAYTON ci parla di piccole e grandi conquiste, di memoria e rimozione, di una storia irrisolta che ancora oggi si alimenta di odio, divisioni e asimmetrie di potere. 
A evidenziare la relazione con la musica e la contaminazione tra differenti discipline, in occasione dell’inaugurazione, il pianista e compositore jazz Jason Moran, la violoncellista e compositrice Okkyung Lee e il bassista Melvin Gibbs si sono esibiti insieme, nel Duomo di OGR Torino, per una serata ideata dall’artista.

Arthur Jafa Billboard Arthur Jafa: LIVE EVIL, LUMA Arles, France, April 14 – December 31, 2022 © Arthur Jafa, Courtesy of the artist, LUMA Arles and Gladstone Gallery Ph: Andrea Rossetti
RHAMESJAFACOSEYJAFADRAYTON, Arthur Jafa – OGR, Torino – Installation viewCourtesy OGR