Kunst Meran Merano Arte compie 25 anni dalla sua fondazione e 20 di attività nell’attuale Kunsthaus. In occasione di questo doppio compleanno l’istituzione ha deciso di invitare otto curatori con cui ha già collaborato durante questo arco temporale.
Vilém Flusser rientra in Europa dal Brasile nel giugno del 1972, e arriva a Merano, in Alto Adige il 16 agosto dello stesso anno, dopo gli attentati separatisti compiuti dal Comitato per la liberazione del Sudtirolo e dopo l’entrata in vigore del Secondo statuto di autonomia della regione. Nell’estate del 1975 lo studioso pubblica il breve saggio Mein Tal in Südtirol nella rivista “Das Fenster”. In questo testo sviluppa un’articolata filosofia ibrida della storia tra fenomenologia, esistenzialismo, antropologia e teoria dell’informazione. E concepisce la cultura come controprogetto alle condizioni naturali per cui “le valli sono i traguardi utopici della storia”. In una lettera del 23 gennaio 1976 all’amica Regina Klaber Thusek scrive che “le opere d’arte sono suggerimenti per esperienze future”. È a partire da questa affermazione che Ursula Schnitzer idea “ARTE È. 20 Jahre Kunst Meran”, una mostra a cura di Valerio Dehò, Luigi Fassi, Sabine Gamper, Andreas Kofler, Magdalene Schmidt, Günther Oberhollenzer, Anne Schloen e Susanne Walz, chiamati a presentare i loro “suggerimenti per esperienze future” sia attraverso l’invito di artisti che in forma di lettera a Vilém Flusser.
Spectrum (2021) della pittrice tedesca Zora Kreuzer è un’opera di luce site-specific visibile dai tre piani del museo. La qualità della luce di questo arcobaleno interagisce con la luce naturale dello spazio espositivo – restaurato nel 2000-2001 dallo studio di architetti di Merano Höller & Klotzner – trasformandone la percezione. È un’estensione sensoriale anche l’opera di Erika Hock – invitata come Zora dalla curatrice Anne Schloen – in cui la pittura diventa un salone tattile, scompaginando le carte che vorrebbero distinte architettura, design e arte. Anne obietta a Flusser il suggerimento per esperienze future, nel desiderio di ritrovare il contatto fisico con il presente.
L’intervento di Magdalene Schmidt e Andreas Kofler si sviluppa in due ambienti del museo, disposti l’uno sopra l’altro, su due piani diversi – in quelle che erano un tempo due stanze collegate da una scala diretta – per guardare al passato e al futuro dell’architettura altoatesina contemporanea. Al secondo piano si trova una retrospettiva che ripercorre l’archivio delle mostre-studio dedicate al tema, esponendone elementi in una sorta di Wunderkammer contemporaneo. Al terzo piano, invece, la prospettiva futura è data da una raccolta selezionata di tesi di laurea degli ultimi anni dedicate all’architettura in Alto Adige, selezionate in collaborazione con la rivista “Turris Babel”.
Günther Oberhollenzer indaga la relazione tra analogico e digitale. L’esplorazione di ecosistemi mediatici generati dalle nuove tecnologie è elaborata attraverso un invito rivolto agli artisti Rosmarie Lukasser, Christian Bazant-Hegemark, Oliver Laric, Bernd Oppl, Hannes Egger e Roberta Lima.
Il possibile e il sublime tecnologico sono il campo che Valerio Dehò indaga mostrando la pratica artistica di Davide Quayola, biologo che usa il digitale come un microscopio elettronico e che a Kunst Merano espone una rigenerazione magmatica del passato e del paesaggio, che ha un effetto retroattivo. In quest’ottica le nuove tecnologie sono un’estensione umanista, per cui l’arte del futuro presumibilmente cambierebbe (o riconfermerebbe?) quella passata.
Luigi Fassi investiga il destino dell’Unione Europea guardandolo dalla territorialità specifica in cui si trova il museo, pensando ai Grand Tour aristocratici e ai viaggi reali e immaginari di Stefan Zweig nel Mediterraneo. E se il “mare di mezzo” è per Fernand Braudel un luogo di prossimità, il Brennero è un confine sensibile militarizzato, un passaggio di ingiustizia. Fassi trova un rispecchiamento in queste riflessioni nel lavoro di Ludovic Nkoth, artista nato in Cameroon e attualmente risiede a New York, la cui pittura scrive il presente a partire dalla propria storia biografica e dal muoversi tra questi due mondi.
Susanne Walz insieme a Ludwig Thalheimer mostra alcune immagini estrapolate da un indagine sulla relazione tra speculazione immobiliare e senzatetto. Da quest’ottica parlare di arte per pensare al futuro, come dice Susanne, è una provocazione. La bellezza in un mondo dominato da finanziamenti è spesso puro abbellimento. Nella ‘Vienna Rossa’ della curatrice quest’anno a causa della pandemia ci sono state 49.000 intimazioni di sfratto. In questo caso è vero quanto sostenuto da Flusser, ossia che l’arte possa essere suggerimento per esperienze future?
La mostra si chiude con la sezione Who Cares?! Curata da Sabine Gamper. I concetti di “caring” e “sharing” sono qui presentati in un’ottica femminista e post-pandemica che attraverso gli elaborati di Claudia Barcheri, Barbara Gamper, Maria CM Hilber, Selene Magnolia, Maria Walcher e Letizia Werth sottolinea come le pratiche di cura siano ancora ampiamente delegate alle donne. Sottolinearlo è certamente un suggerimento per esperienze future che non riflettano ma rigettino il passato.
ARTE È. 25 anni di Merano Arte.
Kunst Meran Merano Arte
17.07-24.10.2021
A cura di Valerio Dehò, Luigi Fassi, Sabine Gamper, Günther Oberhollenzer, Andreas Kofler, Schmidt Magdalene, Anne Schloen, Susanne Waiz.
Con opere di Claudia Barcheri, Christian Bazant-Hegemark, Hannes Egger, Barbara Gamper, Vanessa Hanni, Maria CM Hilber, Emilian Hinteregger, Erika Hock, Zora Kreuzer, Oliver Laric, Roberta Lima, Rosmarie Lukasser, Selene Magnolia, Eva Mair, Simone Salvatore Melis, Ludovic Nkoth, Bernd Oppl, Quayola, Rita Slodička, Ludwig Thalheimer, Maria Walcher, Letizia Werth.