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“Arrivare in tempo” – Salvo alla Pinacoteca Agnelli

Venerdì 1 novembre la Pinacoteca Agnelli di Torino ha aperto la più ampia retrospettiva dedicata al pittore Salvo. Con oltre 170 opere la mostra Arrivare in tempo abbraccia quasi mezzo secolo di attività del pittore che, negli anni in cui artisti italiani e stranieri si liberavano di tavolozza e pennelli. ha scelto la pittura per […]

Venerdì 1 novembre la Pinacoteca Agnelli di Torino ha aperto la più ampia retrospettiva dedicata al pittore Salvo. Con oltre 170 opere la mostra Arrivare in tempo abbraccia quasi mezzo secolo di attività del pittore che, negli anni in cui artisti italiani e stranieri si liberavano di tavolozza e pennelli. ha scelto la pittura per proseguire la propria riflessione filosofica e concettuale. Un vero e proprio tributo, firmato dalle curatrici Sarah Cosulich e Lucrezia Calabrò Visconti, che si concluderà a maggio 2025, a dieci anni dalla morte dell’artista, avvenuta nel 2015.

Per diversi aspetti, si può dire che questa mostra “arrivi davvero in tempo”, dopo l’assegnazione di notevoli riconoscimenti che nell’ultimo anno hanno portato l’opera di Salvo sotto i riflettori di tutto il mondo (solo un anno fa nell’asta da record di Christie’s a Hong Kong un suo lavoro ha superato il tetto del milione) e all’attenzione di progetti di considerevoli, come la prima monografia esaustiva edita da Nero Edition nel 2023.

La mostra da Pinacoteca Agnelli si inserisce all’interno della costellazione nascente di iniziative editoriali ed espositive che hanno l’obiettivo di approfondire l’opera di Salvo e di collocarla entro una precisa cornice storico-artistica, anche in risposta alla vertiginosa salita delle valutazioni di mercato. Una sfida non semplice, a cui Pinacoteca Agnelli ha saputo rispondere con successo, disegnando una struttura solida ed efficace intorno al consistente corpus di lavori esposti in mostra.
Nella storia dell’arte Salvo è sempre stato un cane sciolto, un personaggio dalla nota vena ironica e controcorrente, che nel corso della sua carriera si è accostato all’Arte Povera e all’Arte Concettuale, entrando in relazione con esponenti americani del calibro di Sol LeWitt, Robert Barry e Joseph Kosuth, senza mai vincolarsi a un’unica corrente artistica. Fin dai primi anni Settanta, mentre si sperimentava un radicale allontanamento dai linguaggi artistici tradizionali, egli ha preferito intraprendere una traiettoria personale e uno stile risolutamente controtendenza.

Il percorso raccoglie e organizza oltre 170 opere, datate dal 1969 al 2015, in otto sezioni che si ispirano ai diversi temi, oggetti di studio e spazi di creazione dell’artista.

Arrivare in tempo si apre con una ricostruzione delle due mostre principali di Salvo del 1973: una personale alla John Weber Gallery di New York, dove espone una serie di opere fotografiche che utilizzano un linguaggio ancora pienamente concettuale – tra le altre, sono visibili nella prima sala di Pinacoteca Autoritratto (come Raffaello) del 1970, e 7 autoritratti del 1969 – e la mostra alla Galleria Toselli di Milano, che segna il suo definitivo «ritorno alla pittura», a cui rimarrà fedele per tutta la vita.
La pittura, che in quegli anni era da considerarsi una scelta anticonvenzionale, per Salvo è concepita a tutti gli effetti come un linguaggio dell’arte concettuale, e lo dimostra l’impeccabile lavoro di posizionamento storico-artistico di Pinacoteca, che restituisce l’assoluta coerenza della sua opera in relazione alle ricerche artistiche coeve.

Un’affinità che emerge in diverse forme, dall’interesse per la serialità e la ripetizione, all’indagine sulla consistenza dell’aura, fino all’esplorazione dei concetti di tempo e processo creativo. Ma anche nella sua personale riflessione sul fare pittura, questione che viveva in maniera totalizzante, in una piena convergenza tra arte e vita. 

C’è un personaggio di un racconto di Kafka che dipinge sempre lo stesso quadro. La verità è che è impossibile: tra il primo e l’ultimo c’è l’abisso.”, le dichiarazioni che Salvo ci ha lasciato, sotto forma di interviste, lettere e appunti, e nel trattato Della Pittura esposto nella terza sezione della mostra, riflettono il posizionamento filosofico dell’artista nonché il suo approccio alla pittura, mettendo in luce come la ripetizione dei soggetti sia parte di una ricerca per arrivare a cogliere un senso più profondo del reale. In questo senso ogni singola opera, anche se apparentemente simile alla precedente, rivela la propria unicità e rilevanza come parte di un progetto filosofico più ampio.
Scegliendo di concentrare “più tempo in meno spazio”, per citare l’iscrizione di una delle sue lapidi, Salvo ha indirizzato la propria attenzione su alcuni singoli soggetti per sviscerarli di volta in volta attraverso diverse prospettive temporali. Un’indagine che si configura innanzitutto come un processo ma si definisce anche sul piano formale, traducendosi in uno studio pittorico seriale, dove uno stesso elemento assume una smisurata gamma di forme ed effetti cromatici.

Il titolo della mostra prende spunto da un aneddoto legato alla vita dell’artista, che dopo un piccolo incidente d’auto giustificò la disattenzione dicendo “dovevo arrivare in tempo per il tramonto”. In effetti, raggiungere il tramonto ha rappresentato per Salvo il progetto di una vita. Un’ambizione incessante che si riflette nell’ampio corpus di lavori dedicati alle trasformazioni del paesaggio in quel particolare momento del giorno in cui la luce solare varia con maggiore intensità. Ma questa stessa ricerca emerge anche nelle tele dedicate ai paesaggi notturni, dove la luminescenza della luna modella il profilo delle montagne, delle palme e delle rovine classiche, e nei quadri in cui i fasci di luce artificiale, dei neon, dei lampioni o dei fari delle automobili, ridisegnano la città dando vita a diverse composizioni geometriche. O ancora, nell’interesse per motivi e stili architettonici provenienti da geografie ed epoche lontane, come nel caso dei capricci o delle ottomanie, dove chiese e minareti con la loro ieratica presenza evidenziano il contrasto tra la staticità apparente e il dinamismo profondo che penetra la realtà.
La mostra Arrivare in tempo presenta la pittura di Salvo sotto una nuova luce. Squisitamente colta e sottilmente concettuale, una pittura che da qualsiasi angolazione la guardi non è mai la stessa.

Alla Pinacoteca Agnelli hanno inaugurato anche le due nuove opere commissionate a Monica Bonvicini e Chalisée Naamani per il progetto Pista 500. Un’installazione neon ambientale e un billboard che a partire dal 1 novembre sono inserite all’interno del percorso sull’iconica pista di collaudo delle automobili FIAT, sul tetto del Lingotto.

Cover e tutte le foto dell’articolo: Installation view – Salvo. Arrivare in tempo – Pinacoteca Agnelli Torino, 2024
Image Courtesy Pinacoteca Agnelli, Torino – Ph. Credit Sebastiano Pellion di Persano

La mostra da Pinacoteca Agnelli si inserisce all’interno della costellazione nascente di iniziative editoriali ed espositive che hanno l’obiettivo di approfondire l’opera di Salvo e di collocarla entro una precisa cornice storico-artistica
Installation view – Salvo. Arrivare in tempo – Pinacoteca Agnelli Torino, 2024 Image Courtesy Pinacoteca Agnelli, Torino – Ph. Credit Sebastiano Pellion di Persano