Arcipelago fossile, progetto curato da Fulvio Chimento e Carlotta Minarelli, è il primo appuntamento di una nuova rassegna artistica dal titolo Sentieri d’arte che da sabato 25 luglio porterà l’arte contemporanea tra i sentieri delle Dolomiti di Cortina d’Ampezzo. Un progetto pensato già nel luglio 2019 ispirandosi alla storia geologica delle Dolomiti e che prende concretamente forma, ad un anno di distanza, con le opere degli artisti Alessandro Ferri (Dado), Federico Tosi e T-yong Chung allestite in due sentieri: Gores de Federa e Pian de ra Spines. Tre opere realizzate, a partire ciascuna da uno dei regni biologici del creato, da tre artisti legati tra loro da un’attitudine nel modellare la materia e di misurarsi con progetti site-specific attraverso l’uso della scultura e dell’installazione.
Fulvio Chimento e Carlotta Minarelli raccontano la genesi del progetto e di questo primo percorso espositivo, il legame con il territorio e le opere degli artisti coinvolti che saranno allestite fino ale 2 novembre.
Guendalina Piselli: Arcipelago fossile inaugura una nuova rassegna artistica intitolata Sentieri d’arte. Di cosa si tratta e come nasce il progetto?
Arcipelago fossile è il primo capitolo di una rassegna artistica che intendiamo sviluppare anche in futuro, denominata “Sentieri d’arte”, che prevede il coinvolgimento attivo di artisti contemporanei in questa parte delle Dolomiti, che costituiscono un unicum a livello mondiale dal punto di vista paesaggistico e naturalistico. Il progetto è ispirato alla storia geologica delle Dolomiti, definite dagli esperti come un “arcipelago fossile”, poiché quest’area, prima di formarsi per orogenesi con la faglia africana, costituiva un oceano caldo dotato di una nutrita barriera corallina, caratteristica che queste montagne condividono solo con l’Himalaya. L’arcipelago dolomitico è nato nel Triassico (240 milioni di anni fa) in un’epoca in cui la vita sulla Terra si stava riprendendo dopo un’imponente estinzione di massa. Nel Mare della Tetide (così è stato chiamato dagli studiosi l’oceano che qui si trovava) crescevano edifici carbonatici, costruiti nel corso di milioni di anni da esseri viventi chiamati bio-costruttori: ricci di mare, spugne, alghe, coralli e molluschi vivevano colonizzando le alture dei fondali marini. Le opere realizzate dagli artisti sono state ispirate direttamente da questi temi e pensate per essere inserite in questo contesto specifico.
G.P.: Questo primo appuntamento della rassegna vede coinvolti tre artisti – Dado, Federico Tosi e T-yong Chung – che si confronteranno con il paesaggio naturale di due distinti sentieri dolomitici. Ci puoi raccontare qualcosa?
Nello sviluppo delle opere ciascun artista si è concentrato su uno dei regni biologici del creato: il mondo umano, vegetale, e animale. Arcipelago fossile può essere definita come una mostra che “respira”, “condensa” e si “estende” in profondità. Per esempio T-yong Chung allestisce nel sentiero di Gores de Federa il ritratto bifronte di San Francesco sospeso su una cascata, l’opera è inserita in un ambiente che ricorda i luoghi scelti dai santi per trascorrere la propria esistenza in eremitaggio. L’opera si lascia osservare attraverso una porzione di spazio incastonata tra le rocce, qui il visitatore può osservare il ritratto sospeso del santo che, con gli occhi socchiusi e l’espressione assorta, sembra respirare il vapore acqueo esalato dalla cascata sottostante. L’opera fa parte di una serie di otto ritratti della serie Sento qualcuno…, che accompagnano il visitatore a intervalli regolari in Gores de Federa. Alessandro Ferri (Dado) lungo il sentiero di Pian de ra Spines allestisce sotto una frana una grande installazione realizzata con imponenti assi di legno che compongono una lettera “X”. La relazione tra l’opera e la frana soprastante è molto forte, l’intervento dell’artista sembra voler arginare, comprimere, arrestare il movimento prodotto dalla montagna, che è indicatore del ciclo di trasformazione-disgregazione-rigenerazione insito nella sfera naturale. La “X” risalta come simbolo di precarietà, un rebus da sciogliere, che ha lo scopo di stimolare domande e suggestioni. Questa simboleggia la perdita di un linguaggio razionale al cospetto della natura e al tempo stesso è manifestazione della necessità interiore di nutrirsi di inesauribile ricerca. Federico Tosi affronta l’aspetto prettamente fossile, proponendo lavori che si richiamano a reperti provenienti da un passato contaminato di contemporaneità. Le opere emergono dal terreno o spuntano fuori direttamente dal fiume in un gioco evocativo di allusioni: conchiglie, organismi marini, tracce preistoriche, mentre un seme di un’ignota pianta infestante attecchisce in una porzione di bosco, propagandosi per polluzione in modo incontrollato. PLATOON è il titolo del principale intervento allestito da Federico Tosi verso la fine del sentiero di Gores de Federa, l’opera si compone di venti sfere di differenti dimensioni. La suggestione di questo lavoro nasce dal contrasto tra la natura multiforme e le linee nette tracciate dalle sfere che spuntano fuori con impeto dalla superficie terrestre: il “plotone” di elementi sferici allude a una già manifesta contaminazione di specie a noi ignote o provenienti da un oscuro passato.
G.P.: Le Dolomiti sono un luogo incredibile da esplorare. Perché avete scelto Cortina d’Ampezzo e questi due sentieri (Gores de Federa e Pian de ra Spines) in particolare?
Esistevano dei legami pregressi con la comunità cortinese che hanno permesso di presentare un progetto che è stato accolto dalle Regole d’Ampezzo: un’istituzione molto antica che ha la gestione diretta dei boschi intorno a Cortina. Inoltre il progetto nasce in collaborazione con il Liceo Artistico di Cortina, che con il proprio contributo e professionalità ha permesso agli artisti di realizzare alcune delle opere installate lungo i sentieri.
Le Dolomiti sono il luogo ideale per proporre un progetto basato sul territorio in grado di far coesistere arte, natura e paesaggio, ma anche di raccontare in un modo insolito la relazione tra questi luoghi e la comunità che li preserva.
G.P: Nei mesi di lockdown si è tanto sentito parlare e tanto letto di un ritorno della natura (penso alle immagini di animali considerati ormai selvatici nelle strade deserte di alcune città o a quelle dei canali veneziani). Arcipelago fossile, più che un invito ad un ritorno, mi sembra però un’occasione di convivenza e di condivisione tra uomo e natura, mi sbaglio?
Arcipelago fossile è un progetto site-specific che nasce dopo attenti sopralluoghi e calibrate considerazioni. Abbiamo iniziato a lavorarci a luglio del 2019 quando il Covid 19 non veniva neanche nominato. Cerchiamo di portare avanti progetti che abbiano senso sia all’interno di spazi museali, ma anche agendo nello spazio pubblico, queste sono due linee guida che ci interessa sviluppare. Quando si opera in un contesto naturalistico emerge una dimensione eroica che negli ultimi decenni l’arte ha un po’ perduto. Arcipelago fossile accoglie la sfida di allestire una mostra d’arte pubblica in sentieri impervi, attraversati da fiumi, determinando una dimensione di relazione fra arte e natura, lungi dalla spettacolarizzazione della visione. Arte e natura si integrano, le opere sono pensate come “ritrovamenti” accidentali, si manifestano improvvise muovendo nello spettatore la sorpresa e la meraviglia che regalano un crepaccio, uno scorcio mozzafiato o una cascata. La mostra è un invito a guardare in modo differente le strade che già si credeva di conoscere, crediamo che questo invito possa essere esteso sia a chi fa parte del mondo dell’arte, ma anche al visitatore comune ignaro di ciò che incontrerà lungo il proprio sentiero.
G.P: Qual è il futuro della rassegna? Quali sono i progetti dopo questo primo appuntamento?
Per il momento siamo concentrati su Arcipelago fossile, che costituisce un’esperienza molto complessa. Abbiamo delle prospettive interessanti sulle quali poter lavorare nei prossimi anni, ma potranno essere fatte delle scelte solamente dopo attente analisi e valutazioni. Le idee per i prossimi anni fortunatamente non mancano…, ma bisogna anche trovare i modi e i tempi per renderle efficaci. Le sensazioni per il futuro sono buone, ma dovremmo prima valutare l’impatto che una mostra come Arcipelago fossile può generare e quanto questa possa incidere a livello artistico nel panorama nazionale.
SENTIERI D’ARTE:
Arcipelago fossile
Alessandro Ferri (Dado), Federico Tosi, T-yong Chung
a cura di Fulvio Chimento e Carlotta Minarelli
25 luglio – 2 novembre 2020
Cortina d’Ampezzo (BL)