Durante la settimana di Artefiera a Bologna, la redazione di ATPdiary ha incontrato KABUL magazine che in occasione di Fruit Exhibition, la fiera d’editoria indipendente da poco terminata, ha presentato la sua pubblicazione più recente “EARTHBOUND. Superare l’Antropocene”, un approfondimento sul pensiero ecocentrico, parte della recente collana K-studies, composta da volumi tematici che raccolgono traduzioni inedite dei principali testi che animano il dibattito sociale, filosofico e culturale della contemporaneità.
È stato un periodo intenso per le pubblicazioni del magazine nato nel 2016, che tra l’autunno e l’inverno ha presentato – questa volta a Milano, in occasione della fiera Sprint – anche “QUEERDO. Antologia di studi di genere”, raccolta di studi e ricerche internazionali legate alla tematica queer, e “Revolution as evolution”, uno degli ultimi progetti di attivazione e inclusione culturale sul territorio, con contributi, tra gli altri, di Elena D’Angelo, Emanuele Rinaldo Meschini, Loredana Parmesani e Fabio Sargentini.
Irene Sofia Comi ha intervistato KABUL magazine per approfondire le pubblicazioni appena citate e scoprire in quale direzione si sta muovendo questa realtà in continua evoluzione, facendo un punto su quanto è stato realizzato finora e cercando di approfondire come le tre anime della redazione – una forma eclettica che si sviluppa come sito online, casa editrice indipendente e associazione culturale – si muovono sinergicamente, in dialogo fra loro.
Irene Sofia Comi: Si può affermare che KABUL magazine sia uno spazio, a volte digitale e a volte fisico, che vuole essere uno specchio critico nei confronti del suo tempo, un’alternativa al protagonismo da star-system. Pensando al concetto di “esercizio critico” nel mondo dell’arte oggi, come continuate a “combattere” il sistema culturale canonizzato? Pensando ai due anni e mezzo di attività del magazine, avete mantenuto una totale continuità e aderenza tra i vostri primi progetti e le proposte più recenti? Come si è evoluto il vostro percorso?
KABUL magazine: Assumere un atteggiamento critico rispetto al presente significa innanzitutto essere in grado di distinguere, e quindi di scegliere, all’interno della realtà composita e ipercomplessa in cui viviamo, le informazioni e i dati che ci consentano di interpretare al meglio i fatti che ci circondano. Fare critica significa pertanto saper leggere e interpretare la struttura profonda dei fenomeni culturali, sociali e politici del presente, divulgandone una lettura che tenga conto simultaneamente dei loro aspetti sincronici e dei loro sviluppi diacronici. In quest’ottica, “critica” e “divulgazione” rappresentano per noi due aspetti inscindibili del nostro fare ricerca. Sin dal nostro esordio, a giugno 2016, non intendevamo soltanto porci come alternativa al ricco panorama di riviste che oggi si occupano d’arte e cultura contemporanea, ma sentivamo la necessità di generare una vera e propria piattaforma di ricerca in cui sviluppare e diffondere alcuni argomenti che, se da anni animano il dibattito culturale internazionale, in Italia sono ancora oggi o confinati all’interno di pochi dipartimenti universitari o persino del tutto consapevolmente (o meno) ignorati. In altre parole, desideravamo creare un ponte tra l’ambiente e il linguaggio settoriale (e talora settario) delle università e i propositi operativi delle riviste di divulgazione culturale. Per questo motivo abbiamo adottato una formula eclettica caratterizzata da tre nuclei principali fondanti e in dialogo tra loro: un magazine online, consultabile sul nostro sito, che segue una programmazione incentrata per ciascun numero su una specifica area tematica analizzata attraverso saggi, interviste, casi studio e traduzioni (tutti long form); un’associazione culturale no profit che sta sviluppando un network sempre più ricco di collaborazioni con istituzioni artistiche e culturali italiane allo scopo di promuovere progetti di ricerca sul territorio; e, infine, una casa editrice indipendente con già due collane editoriali e una decina di pubblicazioni cartacee all’attivo.
In quasi due anni e mezzo di attività abbiamo contribuito a divulgare studi e ricerche ancora poco dibattuti in Italia, spaziando dalle arti visive all’antropologia, dalla filosofia alle neuroscienze, sino alla musica e alla letteratura, con una prospettiva dichiaratamente militante, laddove con “militanza” ci riferiamo prima di tutto alla necessaria azione di diffusione della cultura come bene comune che appartiene indistintamente a tutti. Per questa ragione, un ulteriore termine chiave del nostro approccio è quello di “inclusione” (e, conseguentemente, “accessibilità”), dal momento che ci rivolgiamo a una fascia di pubblico che negli intenti vuole essere il più ampia e differenziata possibile.
Irene Sofia Comi: Prima di concentrarci sulle pubblicazioni cartacee più recenti, vorrei dedicare un po’ di spazio alla vostra piattaforma online, da poco aggiornata, in particolare ai contenuti inediti che riuscite a veicolare con la “Digital Library”. Quale programmazione segue questa sezione? Possiamo definirla come una sorta di “costola digitale” della attività della vostra casa editrice indipendente?
Km: La Digital Library è una sezione del sito che risponde pienamente ai presupposti e agli intenti con cui nasce il nostro progetto. Si tratta di un archivio digitale di traduzioni inedite di testi in questo momento centrali nel dibattito sociale, culturale, artistico e filosofico internazionale. I testi sono scaricabili gratuitamente online in formato PDF e al momento l’archivio consta di circa 40 long form e altrettanti autori, tra cui Armen Avanessian, Rosi Braidotti, Hal Foster, Boris Groys, Donna Haraway, Donald Judd, Hito Steyerl e McKenzie Wark. Diversamente dai saggi, dai casi studio e dalle interviste che pubblichiamo nei nostri numeri online, la Digital Library non segue una programmazione strettamente correlata al tema che contraddistingue ogni numero, ma si sviluppa autonomamente e anche sulla base di progetti esterni che curiamo come no profit. Le tre sezioni del nostro progetto (il sito, la no profit e la casa editrice) non sono pertanto strutturate in compartimenti stagni, ma dialogano costantemente tra loro influenzandosi a vicenda. Per esempio, una traduzione pubblicata online può derivare da una collaborazione con un’istituzione italiana (come accaduto in passato con PAV e Castello di Rivoli) e può successivamente confluire all’interno di un volume cartaceo di traduzioni (è il caso della nostra collana editoriale K-studies).
ISC: Parlando invece dei progetti “fisici”, a chi vi rivolgete e attraverso quali canali cercate di creare un confronto, un dibattito attivo? A tal proposito, mi piacerebbe approfondire la pubblicazione dell’autunno scorso, “Revolution as Evolution”, cui si collega il talk “Editoria d’arte: il fenomeno della critica militante”, tenuto all’Accademia di Brera, e altre attività che vi hanno visto partecipi anche di situazioni autogestite nei Licei. Gli studenti, una “fetta” importante da non sottovalutare, e attivare…
Km: Come associazione culturale no profit sviluppiamo annualmente una serie di progetti e attività in collaborazione con enti, fondazioni, istituzioni artistiche e culturali, con l’idea di coinvolgere un’utenza eterogenea e diversificata. Nel corso del 2018, in collaborazione con Bice Bugatti Club, abbiamo sviluppato una ricerca sull’eredità culturale, artistica e politica del 1968. Tra le diverse tipologie e fasce di pubblico con cui siamo entrati in contatto vi erano anche gli studenti di due licei brianzoli, incontrati in due giornate di workshop durante le quali abbiamo tentato di raccontare il ’68 – evitando di incorrere in banalizzazioni – attraverso molteplici riferimenti visivi e testuali che proponevano una lettura demitizzata e priva di stereotipi e pregiudizi, allo scopo di comprendere attraverso quali modalità e strumenti i nuovi giovani si relazionino tra loro e con i loro genitori come gruppo sociale a sé.
Il talk organizzato a Brera, invece, incentrato sullo sviluppo dell’editoria indipendente e sulle trasformazioni della critica militante dal ’68 ai giorni nostri, ha visto naturalmente la partecipazione di un pubblico più specifico, strettamente legato all’ambiente accademico, ma comunque intergenerazionale. Studenti universitari, docenti e professionisti del settore si sono riuniti per ascoltare i nostri ospiti (Tommaso Trini, Loredana Parmesani, Angela Madesani e Giacinto di Pietrantonio) e avviare con loro un dibattito conclusivo sui ruoli del critico e del curatore ai giorni nostri.
“Revolution as Evolution” è appunto il risultato editoriale di questo lungo e ambizioso progetto sul ’68 in cui sono riuniti saggi, ricerche, interviste e immagini di repertorio di professionisti dell’arte e dell’editoria italiana.
ISC: Entriamo nel vivo delle pubblicazioni più recenti. Penso ad esempio a “QUEERDO. Antologia di studi di genere”, prodotta poco dopo “Revolution as Evolution”, e, tra le ultimissime, “EARTHBOUND. Superare l’Antropocene”, un approfondimento sul pensiero ecocentrico pubblicato a fine gennaio e presentato a Bologna in occasione di Fruit Exhibition. Come sono nate queste idee? Me le raccontate più nel dettaglio?
Km: Partiamo dall’inizio. K-studies è una collana di volumi tematici illustrati che raccolgono le traduzioni inedite dei principali testi che animano il dibattito sociale, filosofico e culturale della contemporaneità. In linea con gli obiettivi e i traguardi che ci siamo prefissati, questa nuova collana si pone come un ulteriore strumento di ricerca e studio, fungendo da ponte tra le pubblicazioni di stampo più strettamente accademico e i canali di diffusione e divulgazione della cultura contemporanea.
Entrambi i volumi, “QUEERDO. Antologia di studi di genere” – il primo della collana – e “EARTHBOUND. Superare l’Antropocene” – l’ultimo – sono il risultato di una collaborazione più ampia e strutturata con due istituzioni artistiche italiane: OGR Torino e PAV.
Tra settembre e ottobre 2018 alle OGR si è tenuto “Dancing is what we make of falling”, un progetto a cura di Valentina Lacinio e Samuele Piazza scandito in sei appuntamenti serali che hanno visto la proiezione di una serie di video d’artista e l’intervento di ricercatori e collaboratori all’interno di dibattiti e talk sugli argomenti affrontati dalla mostra. In occasione di questi eventi abbiamo presentato alcune traduzioni italiane inedite di testi rappresentativi delle innumerevoli espressioni teoriche, artistiche e culturali del movimento queer. I testi e gli autori tradotti – bell hooks, Tim Lawrence, Emi Koyama, Jason Ritchie, Jeffrey A. Tucker e Moya Bailey – sono confluiti all’interno di QUEERDO che, grazie soprattutto alla prefazione di Marco Pustianaz, docente di Letteratura inglese e teatro presso l’Università del Piemonte Orientale, si configura inoltre, all’interno del panorama editoriale italiano, come un’ulteriore ricognizione – certamente non l’unica – sull’attuale diffusione dei gender studies in Italia, all’interno del sistema accademico e universitario.
EARTHBOUND ha invece una gestazione più lunga. A giugno 2017, in occasione di Teatrum Botanicum, siamo stati invitati dal PAV a organizzare due giornate di workshop durante le quali abbiamo analizzato alcuni termini chiave da noi individuati come costitutivi del dibattito sul pensiero ecocentrico e sull’attuale crisi geologica e ambientale. Questa analisi, condotta attraverso riferimenti trasversali al cinema, la politica e la letteratura, aveva come scopo quello di redigere insieme ai partecipanti un glossario con le definizioni dei termini individuati e che di lì a poco è stato incluso all’interno di una raccolta di interviste ad alcuni dei maggiori esperti di tematiche ambientali, attraverso una prospettiva transdisciplinare in grado di includere sociologia, arte, biologia e filosofia all’interno di un unico volume (“COMPOST. Riflessioni sull’ecocentrismo”). In occasione delle due giornate di workshop al PAV sono state inoltre distribuite gratuitamente ai partecipanti le traduzioni dei testi che oggi figurano appunto all’interno di EARTHBOUND, che ad oggi possiamo considerare come la prima raccolta di traduzioni in Italia sull’ecocentrismo. Il volume raccoglie i testi di Karen Barad, T.J. Demos, Donna Haraway, Bruno Latour, Jason W. Moore, e una prefazione a cura di Gaia Bindi, docente di Storia dell’arte contemporanea presso l’Accademia di Belle Arti di Carrara.
ISC: Un elemento principale lega i vostri progetti, siano essi pubblicazioni, traduzioni, interviste ecc.: tutte le attività fanno capo a un’unica identità grafica coordinata. Vorrei approfondire questo aspetto così importante e caratterizzante. Ad esempio, c’è un colore o una gamma cromatica che vi caratterizza?
Km: La nostra identità di gruppo è stata messa in chiaro sin dall’inizio: attraverso la nostra metodologia di ricerca “per argomenti”, i contenuti e il formato dei nostri articoli, gli obiettivi più volte ribaditi nei progetti in situ e, come tu stessa hai notato, anche tramite la nostra veste grafica (ideata e curata da CCN studio).
Per quanto riguarda il colore, graficamente evitiamo di confinarci in monocromi e colori statici e definiti (come quelli diffusi nella maggior parte degli attuali siti web delle riviste): ciascuna sezione del nostro sito riporta un diverso gradiente di colori che puoi riscontrare anche sulle nostre due collane editoriali, che a loro volta sono in dialogo grazie a una corrispondenza cromatica (che ne riflette a sua volta una tematica) che lega tra loro i volumi: per fare un esempio concreto, “COMPOST” ed “EARTHBOUND”, libri che appartengono a due diverse collane editoriali ma entrambi incentrati sull’analisi del pensiero ecocentrico, rimandano graficamente l’uno all’altro attraverso il gradiente arancione. Da poco, inoltre, attraverso la collana dei K-studies abbiamo ampliato il nostro bacino di collaborazioni includendo illustratori, allo scopo di rappresentare visivamente gli argomenti delle diverse raccolte e di infondere in ciascun volume della collana una sua chiara e completa riconoscibilità, peculiarità specifica che intendiamo mantenere intatta nel nostro modo di fare ricerca così come in quello di presentarci al pubblico.
ISC: Guardando al futuro, quali saranno i prossimi progetti? In quale direzione sta andando la vostra realtà?
Km: Certamente continueremo a sviluppare i progetti in corso, mantenendo un’attenzione particolare sulle collane editoriali e le diverse pubblicazioni, in dialogo trasversale con i temi approfonditi all’interno del magazine e attraverso le iniziative della no profit. In questo momento stiamo pianificando un tour di presentazioni dei nostri volumi all’interno di istituzioni e librerie sparse sul territorio nazionale.
Per il sito prevediamo un duplice sforzo sinergico: da un lato, sviluppare ulteriormente la sezione della Digital Library ampliando la selezione dei testi e riformulandone l’aspetto attualmente composito in termini di maggiore chiarezza e praticità per il fruitore, dall’altro coinvolgere un più nutrito numero di autori e ricercatori nelle diverse aree tematiche che affronteremo nei prossimi numeri del magazine.
Sul versante della no profit, continueremo a sviluppare i nostri progetti in collaborazione e partnership con istituzioni culturali e artistiche interessate a promuovere azioni di ricerca sul territorio nazionale.