“Un’archeologia visiva in cui l’immagine sorge all’incrocio tra la scomparsa del testimone e l’irrappresentabilità della testimonianza: il tentativo riuscito di strappare un’immagine al reale, anche quando il reale in questione è doloroso e quasi inverosimile”. Con queste parole Chiara Nuzzi introduce la mostra Die Bücher, il progetto fotografico di Annette Kelm (Stoccarda 1975) in mostra al primo piano della Fondazione ICA Milano, co-curato con Alberto Salvadori.
Protagonista del progetto di Kelm è il libro, inteso come elemento in grado di trasformarsi in metafora di un tempo specifico, quello in cui è nato, e di trasportarne l’identità nel presente.
I libri fotografati dall’artista, presentati per la prima volta nella mostra Tell me about yesterday tomorrow al Centro di documentazione del nazionalsocialismo di Monaco di Baviera, fanno parte dell’elenco di titoli banditi dai nazionalsocialisti nell’ambito dell’”Azione contro lo spirito non tedesco” del 10 maggio 1933. Un’operazione di censura che mirava a cancellare generazioni di scrittori e le loro opere dalla coscienza collettiva della nazione tedesca. Il punto di partenza del lavoro di Annette Kelm è il libro Die verbrannten Dichter (I poeti bruciati) di Wilfried Bauer, un giornalista che nel 1977 pubblica la raccolta dei titoli e degli autori che l’azione nazista aveva rimosso, per reintrodurli nel panorama culturale tedesco del dopoguerra.
Da qui l’artista propone 104 libri, fotografati frontalmente in maniera asettica, con luce neutra e precisione maniacale, trasportando i volumi nello spazio bidimensionale della fotografia. Scorrendo le copertine una dopo l’altra ci si accorge della varietà di titoli censurati: filosofia, politica, romanzi e anche alcuni libri per l’infanzia, decorati da simpatiche giraffe e animaletti di vario genere. Emerge con forza anche l’attenzione che Kelm dedica allo stile grafico delle copertine, molte delle quali derivanti da impostazioni estetiche proprie di correnti artistiche come Espressionismo, Dada, Bauhaus che il regime nazista non tardò a censurare.
Se cancellare una parte di passato significa cancellare anche una parte di futuro, Kelmattraverso le sue fotografie fa emergere una fisionomia dei libri, che trasportati nell’oggi, generano un senso di spaesamento e di riflessione sul presente. È inevitabile il collegamento con le pratiche di censura contemporanee, che spesso sono sottili e nascoste. Sistemi di sorveglianza dei social media, restrizioni nella condivisione di contenuti, la censura oggi mimetizza le sue azioni e diventa sempre più difficile riconoscerle. L’opera di Kelm mette i visitatori di fronte alla necessità di una maggiore consapevolezza rispetto alle limitazioni che sono entrate a far parte della vita e delle azioni di tutti i giorni, nei processi comunicativi ed espressivi. Annette Kelm supera il lavoro documentaristico di Bauer, traslando il discorso dal piano storico a quello artistico attraverso la fotografia, che permette al messaggio di sopravvivere al medium.