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Meris Angioletti e Ulla von Brandenburg. Sul vestito lei ha un corpo | XNL, Piacenza

Nel 1923 l’artista-designer Sonia Delaunay (1885-1979) apre la propria casa-studio parigina alla creatività degli amici: pittori, poeti, musicisti e danzatori, da Guillaume Apollinaire a Tristan Tzara, danno vita all’Atelier Simultané, un laboratorio sperimentale in cui tutte le arti coesistono e si intrecciano. In occasione del centenario dall’avvio di quell’esperienza, poi proseguita fino al 1934, XNL […]

Ulla von Brandenburg, La fenêtre s’ouvre comme une orange, 2022, diciassette tele dipinte, nastro, corda (dimensioni variabili) e tre film super 16 mm trasferiti in video hd, colori, muto (durate variabili, edizione di 5 + 2 PA) | cortesia dell’artista, della Fondazione di Piacenza e Vigevano e delle gallerie: Art : Concept (Parigi); Meyer Riegger (Berlino/Karlsruhe); Pilar Corrias Gallery (Londra) e Produzentengalerie Hamburg (Amburgo). Concettualizzazione scenografica da Julia Mossé.
Installation view, Sul vestito lei ha un corpo, Meris Angioletti e Ulla von Brandenburg, 2020-2022 | Courtesy le artiste e XNL Piacenza

Nel 1923 l’artista-designer Sonia Delaunay (1885-1979) apre la propria casa-studio parigina alla creatività degli amici: pittori, poeti, musicisti e danzatori, da Guillaume Apollinaire a Tristan Tzara, danno vita all’Atelier Simultané, un laboratorio sperimentale in cui tutte le arti coesistono e si intrecciano. In occasione del centenario dall’avvio di quell’esperienza, poi proseguita fino al 1934, XNL a Piacenza ha invitato le artiste Ulla von Brandenburg e Meris Angioletti a concepire un progetto espositivo altrettanto fluido e simultaneo.
Sul vestito lei ha un corpo. Note su Sonia Delaunay (fino al 16 aprile 2023) è uno spazio di colori e suoni che recupera l’associazione tra la pittura astratta e i tessuti ricercata dall’artista, la quale fu anche autrice, nel 1927, del testo L’influenza della pittura sulla moda. Il titolo scelto per il progetto è tratto dalla poesia Sur la robe elle a un corps di Blaise Cendrars, uno dei frequentatori dell’atelier, che la dedicò proprio ad un abito progettato da Delaunay. Nelle parole della curatrice Paola Nicolin, l’Atelier Simultané fu “un universo plurale di contaminazione dei linguaggi e delle forme”, tutto incentrato sul concetto di simultaneità, che Sonia Delaunay e il marito Robert avevano mediato dalle riflessioni sulla legge del contrasto simultaneo dei colori di Michel Eugène Chevreul (il principio secondo cui i colori giustapposti si influenzano reciprocamente). L’interdipendenza di diverse discipline apriva la strada ad un recupero dell’artigianalità e della comunità di lavoro, che aveva come elemento unificatore l’arte del tessuto praticata da Delaunay. La curatrice nota che nelle attività corali dell’Atelier si esprimeva anche “l’attitudine ad una nuova femminilità antimoderna, un modello alternativo a quello del modernismo maschile”.

Di tutto questo dà conto l’anticamera della mostra, soprannominata “Camera del Tempo”: qui sono in mostra dodici gouache (1923-32) di Sonia Delaunay, tra matrici di tessuti, prove colore e progetti di abiti di scena per il teatro dada di Tristan Tzara, insieme al cortometraggio Keller-Dorian: Film Gaufré: Sonia Delaunay (1925). Il film impiega una tecnologia sperimentale di acquisizione dell’immagine a tre colori, che consente di tradurre sullo schermo i motivi sgargianti degli abiti. In apertura, una donna maneggia delle arance davanti ad un tessuto pieno di fiori e di frutti stilizzati, seguita nei minuti successivi da modelle vestite con abiti monocromi o disseminati di pattern astratti e poste contro tessuti appesi con cui entrano in contrasto cromatico, fino a fondersi con essi. Il breve film si conclude infatti con l’inquadratura di una donna totalmente avviluppata nei tessuti, come se i motivi geometrici fossero divenuti parte integrante del suo corpo. Su un’altra parete della stanza sono visibili alcuni disegni preparatori di Meris Angioletti e due acquerelli di Ulla von Brandenburg, Hexe (Sorcière) (2018) e Tamara (2021), che condensano nei ritratti di una strega senza nome e di una ballerina dei Ballets Russes due modelli di femminilità (l’uno esoterico, l’altro creativo) che stavano emergendo nella cultura d’avanguardia di inizio Novecento.

Ulla von Brandenburg, La fenêtre s’ouvre comme une orange, 2022, diciassette tele dipinte, nastro, corda (dimensioni variabili) e tre film super 16 mm trasferiti in video hd, colori, muto (durate variabili, edizione di 5 + 2 PA) | cortesia dell’artista, della Fondazione di Piacenza e Vigevano e delle gallerie: Art : Concept (Parigi); Meyer Riegger (Berlino/Karlsruhe); Pilar Corrias Gallery (Londra) e Produzentengalerie Hamburg (Amburgo). Concettualizzazione scenografica da Julia Mossé.
Installation view, Sul vestito lei ha un corpo, Meris Angioletti e Ulla von Brandenburg, 2020-2022 | Courtesy le artiste e XNL Piacenza

La contaminazione di diversi linguaggi espressivi, che XNL ha deciso di adottare come propria filosofia curatoriale, ma anche la riflessione sull’abito come un corpo acquisito che espande le fisionomie nel colore, convergono in una grande opera immersiva, in cui i lavori delle due artiste invitate si amalgamano in un continuum sensoriale. Il contributo di Ulla von Brandenburg è esso stesso un’opera composita su scala ambientale, che prende il titolo di La fenêtre s’ouvre comme une orange; stavolta il riferimento è ad una poesia di Apollinaire, ispirata a sua volta da un quadro astratto di Robert Delaunay. Diciassette grandi tele dipinte pendono dal soffitto fino a terra seguendo traiettorie circolari (la concettualizzazione scenografica è di Julia Mossé), che trasformano lo spazio in una concretizzazione tridimensionale dei motivi astratti di Sonia Delaunay. Le grandi campiture di colori sgargianti sono il risultato di un processo di ingrandimento e di immersione nelle gouache della pittrice. Sulle “pareti” di tessuto che delineano ambienti e corridoi nello spazio fluido e ondivago sono proiettati tre cortometraggi muti girati da von Brandenburg con una macchina Bolex 16 mm, protagonista del cinema d’avanguardia delle origini, e poi trasferiti in video HD. Nei tre film è messo in scena un Atelier Simultané contemporaneo, in cui alcuni personaggi vestiti di geometrie colorate si intrattengono in dinamiche corali. Ogni film getta un ponte tra due secoli e travasa tematiche care all’artista tedesca nell’estetica dell’Orfismo propria dei Delaunay. Nella prima proiezione il movimento e la danza si sfumano nell’astrazione delle forme; nella seconda l’inglobamento dei corpi nelle tende di tessuto, come nel film del 1926, diventa uno strumento per inscenare trucchi magici da cabaret, che fanno apparire e scomparire gli attori; infine, nel terzo filmato i personaggi imbastiscono un vero e proprio commercio fondato sul baratto di soprammobili e accessori di vestiario dai colori sgargianti.

Meris Angioletti, Arcano 16 – rouge bleu rouge ff P creche ff, 2022, composizione per voci simultanee, installazione sonora 12 canali. Mix e realizzazione informatica musicale / computer-music designer: Romain Kronenberg. Disegno preparatorio | Courtesy dell’artista, XNL Piacenza

L’abito spaziale di Ulla von Brandenburg si fa involucro di un corpo invisibile e multiforme, fatto di onde sonore in espansione. Quel “corpo” è una composizione per voci simultanee trasmessa in forma di installazione sonora a dodici canali, concepita da Meris Angioletti con il supporto tecnico del compositore e artista Romain Kronenberg. L’opus Arcano 16 – rouge bleu rouge ff P cresc ff consiste in una ventina di tracce audio manipolate da un software di composizione musicale, che a partire da una serie di istruzioni e restrizioni basilari può prendere decisioni autonome sull’ordine e sulla riproduzione più o meno simultanea delle tracce. La poetica di Meris Angioletti si arricchisce della sua attività di ricercatrice sulle modalità di traduzione del linguaggio nella comunicazione orale, con particolare attenzione agli aspetti pulsionali ed affettivi; una ricerca che le ha permesso di mettere insieme negli anni un archivio che lei considera una vera e propria “storia sonora personale”, da cui ha attinto per la mostra. Lo spazio è pervaso da letture di testi, cori onomatopeici, poesie in lingue sconosciute, racconti in “lingue intime” che sono il frutto di un’intensa collaborazione con una comunità di parlanti di diverse nazionalità, nella quale i bacini linguistici sono comunicanti. Il corpus di tracce sarà ulteriormente ampliato nel corso della mostra con le registrazioni di una serie di laboratori vocali e poetici che si terranno in questi mesi. Il continuo vociare di recitativi, sussurri e canti è in sé una riflessione sul rapporto tra enunciazione e significato. Il montaggio operato autonomamente dal software, insieme rigoroso e aleatorio, dà origine ad una folla di voci e di presenze evanescenti che si esprimono simultaneamente. Forse proprio queste voci hanno plasmato in forme circolari lo spazio tessile di Ulla von Brandenburg, come il vento scolpisce le dune del deserto.

Installation views, Sul vestito lei ha un corpo, Meris Angioletti e Ulla von Brandenburg, 2020-2022 | Courtesy le artiste e XNL Piacenza