Brucialuce, personale di Andrea Grotto, è la seconda mostra nella nuova sede della galleria Arrivada, diretta da Samuele Menin – che ne è anche curatore – e occasione per inaugurare la ristrutturazione dello spazio espositivo, articolato su due piani, dove l’artista di Schio ha collocato una serie di tele dipinte a olio di medie e gradi dimensioni realizzate tra il 2016 e il 2018.
Mi piace pensare ad Andrea Grotto come a un contemporaneo Virgilio che mi guida nel territorio della sua fervida immaginazione. È un percorso che procede per luoghi sconosciuti e selvaggi, foreste fittissime che si rivelano solo a un’osservazione attenta lasciando intravvedere le creature che le abitano, animali e organismi biomorfi come in Brucia Luce (2018). E ancora sottoboschi impenetrabili dai colori notturni, vibranti di energia che trapela dalla trama della vegetazione da cui emergono specie sconosciute e aliene come in Con Corpi Santi (2018) e Crestali (2018) e in Sempre Quattro (2016). Regni misteriosi fatti di spazi oscuri, sotterranei, forse boschivi come Double One (2017) o abissali come in Dormiveglia (2018) o forse interiori. Atmosfere tenebrose e crepuscolari date dalle gamme fredde e cupe che diventano rossastre e minacciose in Un vento analogo (La Grande Lotteria) (2018), in cui una nube densa si staglia incombente sovrastando un gruppo di uccelli variopinti. Il viaggio si ammanta sorprendentemente anche di magia con un cielo stellato ricostruito in una stanza dove un lupo ulula a un astro celeste in Dal Sangue del sole (2016) o con il firmamento reso come una quinta di stoffa che rivela un cartiglio con simboli alchemici in Sotto sinistra scoperta (2016).
Il realismo onirico di Grotto crea un’enigmatica narrazione frammentaria e densa di corrispondenze che rimanda alla dimensione inconscia, a un caos panico in cui le pulsioni e i desideri convivono. Ma allo stesso tempo è impossibile non pensare a queste opere come a tappe di un immaginario cammino di formazione iniziatica – viene alla mente quello di Tamino nel Flauto Magico – e la superficie specchiante di Cromatalia (2018) sembra ribadirlo, riflettendo l’immagine di chi guarda. La conclusione prevede come premio una vera e propria investitura: l’abito dell’esploratore con cui poter affrontare la vita senza pericolo. Sul blu d’inverno avvolti da uno spazio profondo (2017) è un completo – pantaloni, panciotto e giacca – realizzato dall’artista insieme con il designer Filippo Soffiati e frutto di una ricerca cromatica e simbolica sulle diverse tonalità del cielo invernale. L’azzurro freddo che viene usualmente rappresentato in pittura come sfondo nero per la volta celeste viene qui reso in tessuto: azzurro all’esterno, nero e cosparso di forme brillanti che rappresentano delle costellazioni all’interno. Il colore-cielo avvolge così il corpo di chi lo indossa come una magica corazza che lo protegge e lo riscalda. Tante giacche quanti sono i colori dei mesi invernali campionati fotograficamente da Grotto: un universo portabile e a portata di mano per un’incursione là dove “Brucialuce”.
Andrea Grotto – Brucialuce
A cura di Samuele Menin
ARRIVADA
Paesaggio Animato N°02