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All’Estero & Dr K. Takes the Waters at Riva | Galleria AplusA, Venezia

Il destino generale della scrittura è diventare traccia, spesso occasione di un prestito intellettuale, quindi opportunità di aprire nuovi percorsi alla memoria e al presente. È forse un’arte da biblioteca (fantastica, per di più) quella che nasce dai fantasmi di...

Mark Van Yetter, 2018, After Sebald after Tiepolo #2
Mark Van Yetter, 2018, After Sebald after Tiepolo #2

Il destino generale della scrittura è diventare traccia, spesso occasione di un prestito intellettuale, quindi opportunità di aprire nuovi percorsi alla memoria e al presente.

È forse un’arte da biblioteca (fantastica, per di più) quella che nasce dai fantasmi di una letteratura a sua volta ispirata da altra finzione: appartiene a esposizioni complesse, che usano la scrittura come stato del reale e ne manipolano il significato restituendolo a connotati propri, inediti; ha l’obiettivo narrativo della grande letteratura, che costruisce materiale visivo su partiture aperte all’immaginazione e all’immedesimazione.

Dunque del perché All’estero & Dr. K Takes the Waters at Riva proponga un nomadismo tra le Vertigini di Sebald, risponde la doppia potenza delle opere in mostra: quella dell’essere state testo e del diventare immagine. Ognuna di loro, concepita per l’occasione dai sette artisti invitati, è parte di una memoria intertestuale che oscilla tra biografia, storia e letteratura, riuscendo, in una compiuta stilizzazione, a isolare e riproporre gli elementi che hanno costruito la narrazione allegorica di Sebald. Cioè conduce ai medesimi risvolti tragici del testo originale – tra il riconoscersi e ritrovarsi, nel mondo e nell’altro –, pur superando l’operazione maniacale che dai sintomi testuali giunge a quelli visivi.

Nick Mauss, 2017, Untitled, drawing on paper, 14 x 17 inches (35,56 x 43,18 cm)
Nick Mauss, 2017, Untitled, drawing on paper, 14 x 17 inches (35,56 x 43,18 cm)

Venezia rimane sede melancolica di entrambe le narrazioni. Ovvero re-impasta gli spaesamenti di Sebald e del suo doppelganger Dr.K.(afka) con quelli degli artisti invitati in un’eco di serendipità romantica, metodologicamente rappresentata dal libero utilizzo del frammento di Stefan Dillemuth (1992), per esempio, dove la documentazione di una mostra situazionista è rimontata secondo la finzione che i suoi resti si meritano.

La memoria delle Vertigini emerge invece dall’opaco impasto marmoreo di Sophie Reinhold, che di quello spaesamento conserva la profonda condizione di assenza di gravità: un apparente monocromo condiziona i primi sguardi in galleria sovvertendone le consuete gerarchie allestitive. Eppure ha la forma del luogo, ne simula le sinuosità architettoniche, descrive la profondità dello spazio anche impedendone l’immediato riconoscimento.

Un moto anti-narrativo in contrasto alla Santa Tecla di Mark Van Yetter che, senza vedere l’originale del Tiepolo, ne ridipinge le scene guidato dalla descrizione di Sebald. Il risultato è molto diverso, dissacrante probabilmente, ma per chi ne voglia approfittare la lezione è quella della potenza dell’immaginazione, per cui nella manipolazione delle fonti si generano le preziose possibilità dell’arte: sdoppiamenti di prospettive, che riflettono sé stessi per diventare l’altro. Come i cinque autoritratti di Miriam Yammad, impegnata a riconoscersi nel volto degli altri come Sebald in Kafka; o come gli specchi di Nick Mauss, doppi come le scene dei suoi disegni, oniriche come reminiscenze a tratti kafkiane.

Rochelle Golberg, 2018, Spectral Wall. Credits Brando Prizzon
Rochelle Golberg, 2018, Spectral Wall. Credits Brando Prizzon

Un’estetica devozionale spezza allora la melancolia del percorso espositivo. Un Muro Spettrale è portatore dell’unica emergenza storica parallela al ricordo del romanzo: Rochelle Goldberg costruisce un memoriale carico dell’eredità ebraica, post weimariana, di fiori bianchi e piccole casse metalliche su cui rimbalza un’eco silenziosa. D’altronde la memoria non sa farsi parola, e i fantasmi di quella individuale si congiungono a una tensione storica ben più percepibile.

All’Estero & Dr. K. Takes the Waters at Riva: Version A
dal 1 settembre al 15 dicembre 2018
A cura di Saim Demircan
e co-curato da School for Curatorial Studies Venice : Eleonora Antoniado, Sophia Au Yeung, Christina Chirouze Montenegro, Line Dalile, Tatiana Danilevskaya, Apurva Kansara, Aleksandra Lenskaya, Wendy Ma, Alexandra Malouta, Zoë McGee, Sabine Miquelis, Georgina Pope, Rania Rizk, Julia Terzano, Lina Yevtushenko, Eliana Zanini.

Artisti: Rochelle Goldberg, Nick Mauss, Stephan Dillemuth, Whitney Claflin, Sophie Reinold, Mark Van Yetter e Miriam Yammad
Galleria AplusA, Venezia

Whitney Claflin, My Sankt Georgen 2016-2018 photo credits Brando Prizzon
Whitney Claflin, My Sankt Georgen 2016-2018 photo credits Brando Prizzon
Nick Mauss, 2017, Untitled, drawing on paper, 14 x… x 43,18 cm
Nick Mauss, 2017, Untitled, drawing on paper, 14 x… x 43,18 cm
Sophie Reinhold, Untitled, 2018, 140 x 190 cm, graphit on marble powder on canvas
Sophie Reinhold, Untitled, 2018, 140 x 190 cm, graphit on marble powder on canvas
Rochelle Golberg Tan of Cuna series, 2018, photo credits Brando Prizzon
Rochelle Golberg Tan of Cuna series, 2018, photo credits Brando Prizzon