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Allan Kaprow. Yard | MACRO, Roma

Il MACRO presenta la ri-messa in scena del celebre happening di Allan Kaprow, Yard, concepito nel 1961 in occasione della mostra collettiva Environments, Situations, Spaces per il giardino di sculture della galleria Martha Jackson di New York.
Allan Kaprow, Yard, 1961, Martha Jackson Gallery, New York. Courtesy Research Library, The Getty Research Institute, Los Angeles, California (980063) and the Allan Kaprow Estate © Ken Heyman

Nel 1962 Susan Sontag (Happenings: an art of radical juxtaposition) scriveva dell’happening come di una forma di protesta radicale e di dissociazione da un concetto di arte legato alle velleità conservatrici che il museo, come spazio sicuro dedicato alla conservazione di manufatti più che di opere, aveva sino a quel momento rappresentato. Sontag sottolinea come l’happening abbia operato una precisa messa in discussione del lavoro dell’artista inteso come pratica rivolta alla produzione di oggetti da preservare e contemplare. «One cannot hold on to a Happening, and one can only cherish it as one cherishes a firecracker going off dangerously close to one’s face».L’irruzione dell’happening sulla scena artistica americana fu appunto come un petardo lanciato pericolosamente all’altezza del volto dei tanti amateurs dell’arte contemporanea. 

Il primo happening svoltosi in uno spazio pubblico fu Eighteen Happenings in Six Parts presentato da Allan Kaprow nell’ottobre del 1959 alla Reuben Gallery – la galleria che insieme alla Judson Gallery e, più tardi, alla Green Gallery, avrebbe rappresentato uno dei luoghi principali deputati alla diffusione del linguaggio e delle pratiche di artisti seminali come Kaprow, Red Grooms, Jim Dine, Robert Whitman. Il MACRO presenta per la prima volta a Roma la ri-messa in scena del celebre happening di Allan Kaprow, Yard, concepito nel 1961 in occasione della mostra collettiva Environments, Situations, Spaces per il giardino di sculture della galleria Martha Jackson di New York.

È interessante ciò che scrisse la critica Jill Johnston sul Village Voice, nel 1961, sottolineando la radicalità d’intenti di un gruppo di wild children spinti a rompere, definitivamente, con la commerciabilità dell’opera d’arte intesa come prodotto irreversibilmente destinato al consumo «The “terrible children” invaded Martha Jackson’s Gallery last May and June with more of those baffling noncommercial commodities, things you can’t use or sell or lebel even, which nobody could be too clear about why they should be encouraged or endured much less consired the prestige items they obviously are, or else why would Miss Jackson (whose commercial acumen is well known) clutter up her fashionable yard with a bunch of junky car tires that she permitted Allan Kaprow to put there?».  

Allan Kaprow, Yard, 1961 MACRO, 2024 © Allan Kaprow Estate Courtesy Allan Kaprow Estate and Hauser & Wirth Ph. Agnese Bedini – DSL Studio

Due tratti distintivi dell’happening individuati da Sontag nel già citato testo del 1962 sollevano una questione fondamentale: il pubblico e il tempo assumono la caratteristica di essere due elementi chiave. L’interazione con il pubblico e del pubblico innesca un sistema di attivazione – percettivo, corporeo, su più livelli – attraverso cui l’happening diventa un detonatore, ovvero il campo espanso di nuovi cortocircuiti. «The Happening operates by creating an asymmetrical network of surprises, without climax or consummation; this is the alogic of dreams rather than the logic of most art». In questa dimensione di sogno risiede l’imprevedibilità della durata dell’happening. Nella loro ri-messa in scena, forse, gli happening confermano quanto il pubblico e il tempo siano fondamentali; una montagna di copertoni usati impilati in ordine sparso all’interno di un cortile può rimanere, semplicemente, una montagna di copertoni. L’attivazione di questo spazio espanso – l’environment, appunto – è lenta e progressiva, ma sempre senza soluzione di continuità. 

Yard entrerà a far parte del percorso della mostra collettiva Post Scriptum. Un museo dimenticato a memoria che inaugurerà il 4 ottobre, a conclusione della programmazione a cura del direttore artistico Luca Lo Pinto. Post Scriptum sarà una mostra speculare a Editoriale, il progetto con cui nel 2020 il Museo ha presentato la propria programmazione, un palinsesto di oltre 60 mostre, con il coinvolgimento di 250 artisti, a formare una nuova idea di museo, il Museo per l’Immaginazione Preventiva, con l’obiettivo di fornire una visione il più aperta e tentacolare possibile. 

Allan Kaprow, Yard, 1961, Martha Jackson Gallery, New York. Courtesy Research Library, The Getty Research Institute, Los Angeles, California (980063) and the Allan Kaprow Estate © Ken Heyman
Allan Kaprow, Yard, 1961 MACRO, 2024 © Allan Kaprow Estate Courtesy Allan Kaprow Estate and Hauser & Wirth Ph. Agnese Bedini – DSL Studio