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La poetica del colore | Alfredo Volpi, NMNM, Monaco

[nemus_slider id=”75144″] — Alfredo Volpi, nato a Lucca nel 1896, emigra ben presto con la famiglia a San Paolo in Brasile, dove risiederà fino alla sua morte nel 1988. Artista prolifico, a oggi sono quasi 2600 le opere che l’Instituto...

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Alfredo Volpi, nato a Lucca nel 1896, emigra ben presto con la famiglia a San Paolo in Brasile, dove risiederà fino alla sua morte nel 1988. Artista prolifico, a oggi sono quasi 2600 le opere che l’Instituto Volpi de Arte Moderna ha riconosciuto; in questa retrospettiva, curata da Cristiano Raimondi, presso la sede di Villa Paloma del Nouveau Musée National de Monaco, sono state selezionate 70 opere che spaziano dagli anni Quaranta fino ai tardi anni Settanta.

Frutto di assimilazioni e metamorfosi stilistiche, la pratica artistica di Volpi è, come evidenzia il titolo stesso della mostra, una poetica del colore che importa in Brasile la paletta cromatica variopinta di Matisse, le composizioni di Morandi, le geometrie antiprospettiche di Paolo Uccello e quelle di Paul Klee. Una pittura a cavallo fra due continenti come fra due concezioni dell’arte; la pratica di Volpi, durante quattro decadi, fonde la pittura “naif” alle ricerche concrete agli stimoli provenienti dalla storia dell’arte in una singolare e personale sintesi. Considerato un mito nazionale e conteso dai collezionisti, Volpi è rimasto un artista relativamente sconosciuto al pubblico europeo e italiano, nonostante quattro partecipazioni alla Biennale di Venezia.

La mostra ci introduce cronologicamente allo sviluppo stilistico e artistico di Volpi, che esordisce come apprendista incisore e rilegatore di libri, e, in seguito, come decoratore d’interni e disegnatore. In questo primo periodo dipinge paesaggi urbani e marini, presenti in mostra con i “senza titolo” degli anni Cinquanta, dove, influenzato dalla pittura metafisica, usa linee, campi di colore e spazi prospettici più come espedienti poetici per ricostruire la memoria del luogo che come elementi formali per rappresentarla. Nel 1950 compie un lungo soggiorno in Francia e Italia, dove ha modo di vedere la Cappella degli Scrovegni e le opere di Piero della Francesca, Cimabue e Margheritone d’Arezzo. Il colore, passato dall’olio alla tempera, diviene ora un campo piatto dalle tinte addolcite; mentre nei contenuti dei quadri procede verso una geometria evocativa astratta e verso la semplificazione degli elementi pittorici. A poco a poco i soggetti come le facciate delle case di Cambuci, il quartiere dove risiedeva, e le “bandeirinhas”, piccoli stendardi che adornano le vie durante le feste religiose, virano verso una rappresentazione geometrica e astratta, alla Cézanne, come nel ciclo dei “senza titolo” degli anni Sessanta.

Vue d’exposition /Exhibition view « Alfredo Volpi, la poétique de la couleur » Nouveau Musée National de Monaco – Villa Paloma Les années 1940 /The 40’s Photo : NMNM/Andrea Rossetti, 2018
Exhibition view « Alfredo Volpi, la poétique de la couleur » –  Nouveau Musée National de Monaco – Villa Paloma Les années 1940 /The 40’s Photo : NMNM/Andrea Rossetti, 2018

La vibrante varietà cromatica e la tecnica, di primo acchito elementare, sono espedienti per trasformare la pennellata stessa in elemento del linguaggio pittorico; Volpi, che conosceva bene tecnica e chimica della pittura a tempera, giunge intenzionalmente a un effetto naif e grezzo, in cui gli strati di colore e le pennellate rimangono ben visibili. Esse sembrano, a parere del critico d’arte brasiliano Rodrigo Neves, la stratificazione del tempo nell’epoca in cui il Brasile stava attraversando una modernizzazione veloce e forzata sia economica sia politico-culturale; questo modus operandi consente inoltre di garantire il valore assoluto del colore, come coglie il critico Lorenzo Mammi, indipendentemente dalla luce emanata o dalla texture riprodotta, permette perciò a Volpi, prosegue il critico, di coniugare Morandi con Matisse. Nei dipinti degli anni Sessanta si avvicina all’avanguardia concreta pur rimanendo ancorato al folklore, a temi mitologici e, benché ateo, anche religiosi, come nei ritratti dei santi, “São Benedito” e “São Francisco”, entrambi d’inizio anni Sessanta, spinto più da un interesse verso il segno, la simbologia e la loro espressione tramite pittura, che per il significato teologico. In questa decade Volpi prosegue anche la sua indagine sulle soluzioni spaziali, sempre memore dei cieli di Giotto e degli stendardi di Paolo Uccello, come nel “senza titolo” d’inizio o metà anni Settanta, con i suoi dipinti l’artista ricrea non distanze ma vuoti solidi, usando il colore come un fattore organizzativo sul piano pittorico.

La poetica del colore di Volpi riassunta in questa mostra con alcune delle sue migliori produzioni, ha traghettato un’intera parte della storia dell’arte brasiliana attraverso una lunga, lenta e personalissima interpretazione, dove linguaggi disparati come quelli di Albers, Carrà e Uccello si mescolano in una visione calda e popolare.

Alfredo Volpi
La poétique de la couleur 
Villa Paloma
A cura di Cristiano Raimondi
Fino al 20 maggio 2018

Alfredo Volpi Sans titre, 1955 Tempera sur toile Tempera on canvas 54x73cm Collection privée, São Paulo
Alfredo Volpi Sans titre, 1955 Tempera sur toile Tempera on canvas 54x73cm Collection privée, São Paulo
Exhibition view « Alfredo Volpi, la poétique de la couleur » Nouveau Musée National de Monaco – Villa Paloma Les années 1960 /The 60’s Photo : NMNM/Andrea Rossetti, 2018
Exhibition view « Alfredo Volpi, la poétique de la couleur » Nouveau Musée National de Monaco – Villa Paloma Les années 1960 /The 60’s Photo : NMNM/Andrea Rossetti, 2018
Exhibition view « Alfredo Volpi, la poétique de la couleur » Nouveau Musée National de Monaco – Villa Paloma Salle Bleu outremer / Ultramarine blue room Années 1960-70 / 60’s and 70’s Photo : NMNM/Andrea Rossetti, 2018
Exhibition view « Alfredo Volpi, la poétique de la couleur » Nouveau Musée National de Monaco – Villa Paloma Salle Bleu outremer / Ultramarine blue room Années 1960-70 / 60’s and 70’s Photo : NMNM/Andrea Rossetti, 2018