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Alessandra Spranzi. Egli rincorre i fatti come un pattinatore principiante, che per di più si esercita dove è vietato | P420, Bologna

Egli rincorre i fatti come un pattinatore principiante, che per di più si esercita dove è vietato: è un racconto della lunghezza di un periodo tratto dai Quaderni in ottavo di Franz Kafka quello che si presta a fare da...

Alessandra Spranzi, Due sedie appoggiate sul verde (Esercizi), 2022-2023, fotografia a colori, cm. 18,7 x 25,3, ed. 3 + 2 pda | Courtesy l’artista e P420, Bologna | Foto Carlo Favero

Egli rincorre i fatti come un pattinatore principiante, che per di più si esercita dove è vietato: è un racconto della lunghezza di un periodo tratto dai Quaderni in ottavo di Franz Kafka quello che si presta a fare da titolo alla terza personale di Alessandra Spranzi (Milano, 1962) nelle sale della galleria P420 di Bologna, in cui è esposto un nuovo corpus di fotografie e video prodotti negli ultimi due anni, a cui l’autrice ha assegnato il titolo dimesso di Esercizi. Il volume di Kafka è una raccolta postuma di schegge di letteratura fissate sulla carta, in cui una riga può racchiudere un mondo intero. L’estrazione di una di queste frasi-mondo dai quaderni di Kafka consente alla fotografa di alludere, come lo scrittore, al fare claudicante di chi insegue il senso delle cose sopra il ghiaccio sottile del reale. Le fotografie in mostra, che si disvelano dopo aver oltrepassato la barriera visiva costituita da tende da sole bianche e verdi che occultano le vetrine dello spazio, sono tanti scatti ravvicinati di situazioni prelevate da un’estate oziosa, forse appena iniziata o, ambivalentemente, vicina alla sua conclusione; architetture precarie o configurazioni alluse di oggetti quotidiani, che lasciano trasparire una trama di echi e corrispondenze destinate a non risolversi in una struttura più profonda di senso. Nel libro d’artista prodotto in occasione della mostra, Spranzi scrive che anche “i titoli delle fotografie non dicono nulla di più di quel che si vede […]. Facili, niente di sconosciuto, tutto a vista, però. Però vale come quasi”. A dettare il ritmo lento della visione è il suono cadenzato dei rimbalzi dei palloni oggetto delle attenzioni di due ragazzini che giocano, entrambi in solitudine, in due video proiettati in dittico sulla parete sinistra della prima sala (Palleggi). Se nella breve sequenza di destra il campo della visione è ostacolato da una serie di barriere, cioè muri di cortili che si susseguono come quinte sceniche, a sinistra l’ambientazione del gioco è uno spiazzo desolato che si spalanca sul mare.

Alessandra Spranzi, Egli rincorre i fatti come un pattinatore principiante, che per di più si esercita dove è vietato, veduta della mostra, P420, Bologna
Alessandra Spranzi, Agrumi sul tavolo di cemento (Esercizi), 2022-2023, fotografia a colori, cm. 18,7 x 25,3, ed. 3 + 2 pda | Courtesy l’artista e P420, Bologna | Foto Carlo Favero

Contrappunto di queste riprese è, dal lato opposto della stanza, un video che riprende un uomo a cavallo che avanza lentamente lungo il corso di un paese assolato; la videocamera segue il suo incedere ruotando sul proprio asse da un capo all’altro della via e, così facendo, incrocia le traiettorie inconsapevoli dei passanti (Egli. A cavallo). Il rumore dell’andatura svogliata del cavallo aggiunge una variabile ritmica ai rimbalzi dei palloni. Sulla terza parete della prima sala, un altro video si riduce all’inquadratura prolungata della tovaglia stesa su un tavolo di un ristorante, turbata appena da un soffio di vento che ne solleva i lembi (Tovaglia al vento 1). I filmati sono interpunzioni in un flusso di immagini fotografiche che non aspira a farsi discorso, e che anzi appare come un caleidoscopio di rifrazioni prodotte da un prisma vitreo usato per traguardare il quotidiano; una lente strabica alla ricerca di barlumi di significato in due scatti che inquadrano istanti l’uno successivo all’altro di una partita di bocce (Petanque (quattro palle) (Esercizi) e Petanque (nove palle) (Esercizi)), in un grosso cedro offerto allo sguardo da una mano anonima (La mano sinistra con cedro giallo (Esercizi)), o ancora in due mele rosse in equilibrio l’una sull’altra – e la luce che le illumina sembra riverberare da esse come se manifestasse un’energia innaturale ancora sopita (Due mele rosse sul tavolo (Esercizi)). Avviandosi verso il secondo ambiente espositivo, al ritmo scostante dei rimbalzi dei palloni si sovrappone il suono ovattato degli esercizi al pianoforte di una bambina (Anna R., di undici anni, come ci comunica il foglio di sala). Mano a mano che lo sguardo entra in contatto con nuovi frammenti di estate, tenta di individuare affinità di contesto e costanti formali tra i vari oggetti ritratti. Così non può sembrare casuale la presenza di Due palloni su una sedia di plastica bianca (Esercizi), come di due scatti che mostrano gli aggregati rotondeggianti di fibre vegetali che ricoprono una spiaggia dopo una mareggiata (Palle di mare sulla spiaggia di Oliva #1 e #2 (Esercizi)).

Alessandra Spranzi, Egli rincorre i fatti come un pattinatore principiante, che per di più si esercita dove è vietato, veduta della mostra, P420, Bologna
Alessandra Spranzi, Matita azzurra e matita grigia #1 (Esercizi), 2022-2023, fotografia a colori, cm. 18,7 x 25,3, ed. 3 + 2AP | Courtesy l’artista e P420, Bologna | Foto Carlo Favero

Non si può ignorare, infatti, l’affinità perturbante delle palle di mare con le bocce che, nella sala precedente, erano osservate dallo stesso punto di vista rivolto verso il terreno; o con la disposizione solo apparentemente casuale di una dozzina di agrumi (anch’essi osservati dall’alto in basso) sul piano consunto di un tavolo di cemento, che invece nel suo decoro radiale sembra tradire, ad un occhio ormai insospettito da queste tacite corrispondenze, un campo di forze responsabile della disposizione altrimenti casuale dei frutti (Agrumi sul tavolo di cemento (Esercizi)). Simili dinamiche sembrano aver spinto due matite, una azzurra e una grigia, a connettersi l’una ad un’estremità dell’altra, come lancette di un orologio (Matita azzurra e matita grigia #1 e #2 (Esercizi)). Memore delle mele sovrapposte nella prima sala, il visitatore vi trova un parallelo in cinque bicchieri impilati su un tavolo che pendono precariamente da un lato (Cinque bicchieri sul tavolo (Esercizi)), oppure in una noce stranamente stabile sul proprio lato più sottile (Noce in equilibrio sul piatto bianco (Esercizi)). Poco lontano, un equilibrista in bianco e nero “si esercita” a camminare su una corda (Equilibrista sul filo (Esercizi)). Il Leitmotiv dell’equilibrio trova nuove declinazioni nelle sedie appoggiate ai lati di alcuni tavoli, che rinunciano al loro ruolo funzionale e, come tutti gli altri oggetti, sembrano sospese in uno stato di assopimento; in un caso l’obiettivo se ne disinteressa, orientandosi verso lo spazio vuoto tra due tavoli (Due sedie appoggiate sul verde (Esercizi)), nell’altro l’inquadratura è perfettamente spartita tra la sedia nera piegata a 45 gradi e il tavolo coperto da una tovaglia bianca, evidentemente la stessa che nella sala precedente era accarezzata dal vento (Sedia appoggiata su tovaglia bianca (Esercizi)). Adesso, poco lontano da questa fotografia in cui ancora tutto pare in ordine, un altro video mostra un momento successivo in cui il vento ha smosso la tovaglia, che ormai appare disassata (Tovaglia al vento 2). La stasi è perturbata da un fremito, l’ordine è sul punto di cedere. L’artista, “pattinatrice principiante”, con l’atto di osservare il mondo ne rincorre i fatti e mette alla prova la labile resilienza delle cose. Nel video che chiude la mostra, il cui audio fa da colonna sonora alla seconda sala, si sentono degli esercizi di chitarra e un metronomo che batte il tempo; ma qualcuno comincia a tormentare col coltello a ritmo sincopato una tazzina da caffè; la tazzina trema e sta per rovesciarsi, ma la voce di chi suona lo strumento intima di fermarsi (Metronomo (non farlo)). La stasi precaria dell’estate al suo inizio o alla sua fine è preservata ancora una volta, ma si sente che quel lungo istante di trepida sospensione è prossimo al rilascio; il tempo tornerà a scorrere e con esso l’entropia del mondo.

Alessandra Spranzi, Egli rincorre i fatti come un pattinatore principiante, che per di più si esercita dove è vietato, vedute della mostra, P420, Bologna
Alessandra Spranzi, Metronomo (non farlo), 2023, video digitale a colori e audio, 1’34”, ed. 3 + 2AP