Lo Slancio è un progetto artistico di Alessandra Messali (Brescia, 1985) che colpisce l’immaginazione del visitatore del Museo della Specola di Bologna più per il suo carattere narrativo e immaginifico che scientifico-razionale: proprio per questo, forse, solletica soprattutto la mente del pubblico più profano di nozioni scientifiche.
Visitando le sale del museo, si osserva “un’incursione museografica” creata dall’artista e curata da Giulia Morucchio e Irene Rossini, nel contesto dell’allestimento di un museo scientifico – all’interno delle bacheche, tra gli strumenti, gli oggetti e i reperti usati dagli studiosi del cielo che un tempo abitavano quelle stanze – ma si ha l’impressione di prendere parte a un lavoro “discorsivo”, in cui l’operatore museale che media e racconta il progetto, si focalizza sulla narrazione di quel fecondo rapporto di scambio tra mondo dell’astronomia e mondo dell’astrofilia, che ha portato Alessandra Messali a ragionare sul concetto di amatore: quel dilettante, quella figura di colui che ama le stelle – l’astrofilo appunto – e che amandole, si fa carico di una passione totalizzante, a volte di una devozione e di un desiderio che lo accompagna in ogni momento della vita.
Le curatrici mi spiegano che Lo Slancio è “composto da un tour guidato – condotto dalle stesse guide del museo su testo scritto dall’artista – e da un intervento museografico che consiste nell’inserimento, all’interno gli spazi che già ospitano la collezione permanente del Museo della Specola, di alcuni materiali e produzioni che abbiamo raccolto grazie alla collaborazione con alcune realtà astrofile italiane (in particolare, Venezia, Mestre, Rimini, San Giovanni in Persiceto, Bologna, Padova, Brescia e grazie al UAI, l’Unione Astrofili Italiani).”
Valeria Marchi: Mi ha colpito molto il fatto che abbiate voluto giocare con il concetto di “incursione” o, meglio, con l’aspettativa del pubblico rispetto all’incursione museografica che si svolge nelle sale del Museo della Specola per il progetto da voi curato: mi aspettavo una performance dell’artista e del pubblico nelle sale del museo mentre quello a cui si è partecipato è la narrazione in forma di visita guidata dell’incursione museografica dall’artista…Mi volete dire due parole sul progetto?
Le curatrici / Giulia Morucchio e Irene Rossini: Il progetto è nato dalla volontà di confrontarci con uno spazio museale che fosse già fortemente connotato e che dettasse il ritmo da dare all’intervento che avrebbe ospitato. Abbiamo coinvolto Alessandra Messali perché in un suo lavoro del 2011 Quando il vento è fermo non si muove foglia aveva già affrontato il tema dell’astronomia, anche se in chiave diametralmente opposta – mettendo in scena la storia di Giovanni Paneroni, outsider del primo ‘900 dalle concezioni tolemaiche e geocentriche. Dopo un primo sopralluogo, la sua proposta è stata quella di indagare il rapporto tra astronomia e astrofilia, e di sviluppare un percorso che raccontasse di amatorialità e professionismo, tempo libero e tempo del lavoro. Individuato il tema, la ricerca si è articolata in due direzioni principali: da un lato la collaborazione con i diversi circoli e associazioni astrofile coinvolte, per raccogliere i materiali (fotografie, lastre, carte, osservazioni – ma anche agende, opuscoli e materiali legati all’associazionismo) e per costruire un dialogo sulla definizione della pratica amatoriale; dall’altra uno studio del Museo della Specola considerato come dispositivo nella sua interezza.
La collezione del museo è infatti una collezione scientifica, che presenta gli strumenti e i materiali utilizzati dagli astronomi che fino agli anni ’50 del ‘900 hanno usato la torre come osservatorio. È una collezione che di per sé racchiude un grande aspetto performativo: ha bisogno di essere raccontata per essere meglio compresa. Allo stesso tempo, la torre della Specola è un luogo dagli spazi stretti, in cui possono entrare solo un numero limitato di persone per volta. Queste due condizioni fanno sì che si acceda solo tramite visita guidata e che la collezione sia raccontata dalle guide addette al compito: fin da subito ad Alessandra è interessato quest’aspetto narrativo, che ha scelto di adottare come modalità di lavoro ed elemento cardine del suo intervento.
Lo Slancio, nel suo complesso, è allora la costruzione della narrazione poetica della figura dell’astrofilo, da un lato tramite l’inserimento di materiali e input visivi, come le immagini e gli oggetti di produzione amatoriale, dall’altro tramite il lavoro di scrittura di un testo che racconta gli oggetti temporaneamente ospitati, funzionale alla descrizione dell’astrofilo e della sua attività, e filo conduttore dei vari elementi e piani. Il testo è stato lo strumento di lavoro delle guide, dal momento che conteneva le descrizioni degli oggetti inseriti nella collezione ma anche appunti su alcuni concetti chiave (come ad esempio il tema della missione divulgativa che ogni gruppo astrofilo persegue, quello dell’uso del disegno come strumento di studio e indagine dei corpi celesti, l’idea di associazionismo e del “far rete” per condividere saperi ma anche per trascorrere il tempo dello svago, o ancora il tema dell’autocostruzione di oggetti per la pratica osservativa) che era importante emergessero nel corso delle visite guidate. L’operatore museale, ci teniamo a sottolinearlo, non è in questo progetto pensato come mediatore della collezione o dell’intervento dell’artista, ma come elemento centrale per attivare la narrazione che tutto Lo Slancio vuole raccontare.
Abbiamo ragionato tutte insieme su come cercare di comunicare i molteplici piani che si intrecciano in questo progetto, dal lavoro sulla collezione, al rapporto con le associazioni astrofile che abbiamo coinvolto, fino al lavoro con le guide che normalmente si
occupano di raccontare la collezione del Museo della Specola. Incursione museografica ci è sembrata una definizione in grado di raccogliere queste diverse linee concettuali, e allo stesso tempo di rendere – quasi in senso fisico – l’attraversamento della collezione che Alessandra ha realizzato
Questa narrazione complessa, che probabilmente sussume l’ambito divulgativo ed educativo, la sua costruzione e il suo racconto messo in scena nel week-end di Art City, compongono l’intenzione artistica di Alessandra Messali.
Alessandra Messali – Lo Slancio
A cura di Giulia Morucchio e Irene Rossini,
Museo della Specola, 2, Bologna – 4 febbraio 2018