“Se fossi più sicuro del mio mestiere metterei fuori fieramente la mia insegna: ‘Qui si puliscono le parole…’. Scrostare parole, lustrare vocaboli: duro, ma utile mestiere”. Questa frase del filosofo ed epistemologo svizzero Gaston Bachelard è la suggestione da cui si sviluppa Alchemilla, collettiva che riunisce le opere di David Casini, Cuoghi Corsello, Dado, Claudia Losi, T-yong Chung curata da Fulvio Chimento e ospitata a Palazzo Vizzani Sanguinetti a Bologna fino al 16 marzo.
Pulire, scrostare, lustrare le parole per poterle adattare a un discorso corrisponde al lavoro dell’artista che, analogamente, pulisce, scrosta e lustra la forma per avvicinarla quanto più possibile all’idea originaria, che dev’essere tradotta inevitabilmente in materia. E la forma deve poi entrare in relazione al contesto, farsi parola tra le altre per suggerire possibili narrazioni che permettono di andare oltre il mero dato fenomenico. Avviene così una trasformazione che aggiunge valore e senso reciprocamente a opera e contesto come dice il curatore: “Alchemilla è una sorta di “fonderia”, che mette in scena l’alchimia misteriosa del processo artistico, le forme scultoree vengono accolte ma subiscono un lieve processo di rifrazione” che le rende parte parlante del luogo che le accoglie.
Così, percorrendo le stanze disabitate dell’antico Palazzo che conservano ancora alcuni quadri, degli specchi, antiche carte da parati e boiserie, le opere, intraviste nella penombra di serrande aperte e porte socchiuse, sono come apparizioni che prendono consistenza piano piano: sembrano anch’esse parte della casa, oggetti sempre vissuti lì, frammenti di storie dimenticate ma che raccontano a chi sa ascoltare i lori silenzi, come le raffinate teche di David Casini, che interpretano in poetiche composizioni la nostra tradizione come la surreale Madonna Casini (2017) o le familiari Cose che sono cose (2015) di Claudia Losi che testimoniano di festivi deschi.
E ancora le sculture di T-yong Chung come Joo Kim (2016) dove la materialità incontra il vuoto che in Spazio casuale (2016) prende corpo dalle concavità degli oggetti comuni trasformati in forme non rappresentative o nelle calcografie e in particolare Contact (2018) che dialoga con la precaria materialità di colori e luci di Inside the cube (2019) di Dado. Affinità non casuali fanno risuonare gli andamenti decorativi quasi corinzi di Iron (2015) di Dado con le opere di Cuoghi e Corsello che sembrano vivere da sempre nel Palazzo come Batacchio (2019), Alchemilla (2005) o ancora Rolando (2018) che illumina una stanza buia con un segno che è quasi una scrittura portata alla sua essenza, pulita, scrostata e lustrata, come nel duro ma utile lavoro decritto da Bachelard.
ALCHEMILLA
David Casini, Cuoghi Corsello, Dado, Claudia Losi, T-yong Chung
A cura di Fulvio Chimento
Fino al 16 marzo 2019
Palazzo Vizzani-Sanguinetti, Bologna