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A VRÉS. Cesare Zavattini e Marcello Tedesco | KAPPA-NöUN

A VRÉS – “io vorrei” in dialetto luzzarese – è il titolo del nuovo progetto espositivo di KAPPA-NöUN, a cura di Antongiulio Vergine ed allestito fino al 15 dicembre 2021. Un dialogo che comincia fin dal titolo tra le opere pittoriche di Cesare Zavattini – una serie di autoritratti appartenente alla Collezione Massimo Soprani – […]

A VRÉS, Cesare Zavattini e Marcello Tedesco, 2021, exhibition view, Kappa-Noün, San Lazzaro di Savena (BO)

A VRÉS – “io vorrei” in dialetto luzzarese – è il titolo del nuovo progetto espositivo di KAPPA-NöUN, a cura di Antongiulio Vergine ed allestito fino al 15 dicembre 2021. Un dialogo che comincia fin dal titolo tra le opere pittoriche di Cesare Zavattini – una serie di autoritratti appartenente alla Collezione Massimo Soprani – e un gruppo scultoreo dell’artista bolognese Marcello Tedesco, elaborato nel corso del lockdown nella project room dell’mtn | museo temporaneo navile e originariamente destinato all’allestimento della mostra Aspettando Za, più volte rimandata a causa delle chiusure dovute alla pandemia. La produzione del gruppo scultoreo in un momento di drammatica incertezza e trasformazione ha spinto Tedesco a riflettere su come si possano introdurre nel mondo dei nuovi comportamenti: ripensare l’uomo e il suo stare al mondo è ciò che accomuna la pratica dei due artisti. 

Questa mostra è il risultato di tre anni di lavoro su Zavattini. La conoscenza approfondita del suo pensiero e della sua opera, mi ha ispirato non solo come artista ma anche come curatore e direttore del mtn-museo temporaneo navile. In questi anni è come se avessi iniziato, su vari fronti, a interiorizzare, non tanto un contenuto di pensiero zavatiniano, quanto una tecnica di pensiero appresa da lui, che mi ha offerto degli strumenti di lettura della realtà per me decisivi. Come l’idea che oggi il lavoro dell’artista sia, essenzialmente, quello di avere la capacità di elaborare nuovi pensieri, fino a prima inesistenti, e introdurli responsabilmente nel mondo. Oppure che l’opera d’arte tradizionalmente intesa possa essere oggi una grande distrazione da una forma d’arte ancora sconosciuta, qualcosa che riguarda il come si sta al mondo, come si interpreta la vita”.

A VRÉS, Cesare Zavattini e Marcello Tedesco, 2021, exhibition view, Kappa-Noün, San Lazzaro di Savena (BO)
Cesare Zavattini, Autoritratto in blu, 1975

Con queste parole Marcello Tedesco introduce un percorso complesso, articolato, di ricerca su una figura cardine del panorama italiano del secondo Novecento, che ha portato l’artista non solo ad elaborare lavori inediti e di dialogo con l’opera di Zavattini ma anche una diversa forma di pensiero, sull’arte e la vita. 

Cesare Zavattini non è stato solo il papà del neorealismo italiano ma un artista e uno sperimentatore. Poeta, sceneggiatore, pittore, giornalista, sono solo alcuni dei tanti volti di Zavattini, esposti in mostra nella serie di autoritratti. L’indagine che l’artista compie non è lineare, tutto è tormentato – dalla pennellata alla forma – alla continua ricerca di risposte in un momento storico di radicali cambiamenti. Sebbene la ricerca si rivolga alla propria immagine – nella forma dell’autoritratto – il messaggio è universale. Anche Tedesco ha prodotto delle sculture in un momento storico di grande tormento e ciò emerge nella cavità che le animano, quasi a contenere il vuoto, l’immateriale, “un grande serbatoio di impensato”. Il vuoto, il potenziale, ciò che potrebbe essere costituisce l’elemento di raccordo tra i volti di Zavattini e le sculture in cloruro di calcio e terracotta di Tedesco,  evidente non solo nel dialogo tra i singoli lavori ma anche nelle scelte allestitive. Il carattere astratto, immateriale e quasi concettuale delle opere in mostra si riflette nel titolo scelto per l’esposizione – A VRÉS, forma dialettale luzzarese e titolo dell’omonima raccolta di poesie di Zavattini del 1986 – in cui il dialetto diviene espressione di qualcosa di familiare ma al contempo sfuggente e in continua trasformazione, metafora della ricerca di nuovi paradigmi e prospettive per l’essere umano. 

Ci sono ore di solitudine a tutti note in campagna specie se 
cammini su un sentiero erboso che pare che l’uomo sia creato 
per godere dell’assenza altrui.
Sono quelle volte che la forma di un solco non potrebbe essere 
diversa da com’è. Credo che in quei momenti non esista niente 
di più perfetto dell’uomo, anche Dio avrebbe da imparare 
qualche cosa.”

[Cesare Zavattini, “L’assenza altrui”, in A vrés, Suzzara, Bottazzi 1986, p. 117]

A VRÉS. Cesare Zavattini e Marcello Tedesco
a cura di Antongiulio Vergine
KAPPA-NöUN
San Lazzaro di Savena (BO)
Fino al 15 dicembre 2021 

Cesare Zavattini, Personaggio con croce oro sul petto, 1968
Marcello Tedesco, Gruppo scultoreo, 2021
Marcello Tedesco, Sigillo per orientarsi nello spazio, 2021