Oggi più che mai viviamo e riscopriamo l’ambiente domestico. Un ambiente all’interno del quale gli artisti indagano sé stessi e la loro pratica, talvolta producendo essi stessi il mobilio delle loro case. La piattaforma A Piece of Furniture – disponibile in lingua inglese – riflette sul legame tra Art e Furniture, creando connessioni fra gli artisti, i loro progetti e il pubblico: nella sezione “Collaboration” sono già stati presentati i progetti di Davide Zucco, una panca e una sedia realizzate a partire da un modulo riproducibile, e quello di Charlotte Dualé di una libreria site specific.
Federico Maddalozzo e Davide Zucco, artisti e curatori del progetto, hanno risposto ad alcune domande per raccontare A Piece of Furniture.
Veronica Pillon: Quali sono le basi da cui è nato e si è sviluppato il progetto ?
Federico Maddalozzo e Davide Zucco: Il progetto si è sviluppato in modo molto naturale. Siamo amici e artisti, viviamo entrambi a Berlino, da anni ci diamo consigli per la produzione dei nostri lavori e a entrambi piace realizzare mobili o soluzioni per i nostri rispettivi studi e appartamenti. Ci siamo resi conto che questa è una pratica condivisa da molti altri nostri colleghi e così è partita l’idea di A Piece of Furniture. Si tratta di una piattaforma online che si pone come obiettivo quello di esplorare il rapporto tra “Art and Furniture” e come le due pratiche si plasmano e influenzano a vicenda. Alla base del progetto c’è una ricerca che riguarda la lunga tradizione in materia. Artisti a cui siamo particolarmente affezionati come Donald Judd, la cui produzione di mobili riflette sulle dinamiche della produzione di massa, o Andrea Zittel il cui progetto “Institute of Investigative Living” è uno strumento di ricerca per comprendere la natura umana e la costruzione sociale dei bisogni, sono degli stimoli costanti. La nostra piattaforma ha l’obiettivo di creare nuovi contenuti e nuove produzioni attorno a questi temi.
VP: Quali saranno gli sviluppi che avrà il progetto e i futuri artisti partecipanti?
FM / DZ: Il progetto è aperto a diverse collaborazioni, proposte e influenze. Stiamo per ora lavorando in due direzioni principali. Nella piattaforma online abbiamo una sezione “Content” dove proponiamo varie tipologie di focus, ricerche, testi o progetti specifici sul tema “Art and Furniture”. Nella sezione “Collaboration” intendiamo invece invitare artisti di cui ammiriamo il lavoro a sviluppare con noi dei nuovi progetti che siano legati all’ abitare e al mobile inteso come oggetto funzionale. Ci interessa dunque creare una piattaforma che unisca la pratica, alla ricerca e alla teoria con lo scopo di sviluppare un dialogo e creare uno spazio di confronto. Pensiamo che questo sia un tema dalle grandi potenzialità e moltitudine di risvolti. A parte questa iniziale suddivisione non vogliamo darci linee guida troppo rigide al momento. Da cosa nasce cosa e anche il lancio della piattaforma sta portando già nuove idee e collaborazioni. Abbiamo visitato studi di artisti a Berlino e stiamo lavorando sulle prossime uscite del sito, ma preferiamo non fare anticipazioni.
VP: Qual è per voi la relazione che esiste tra Art & Furniture e tra arte e funzionalità?
FM / DZ: La piattaforma in realtà è la nostra personale interpretazione in merito. Più che parlare di una relazione, parliamo di una necessità che è anche un piacere, una naturale predisposizione degli artisti a creare soluzioni per il proprio ambiente abitativo o di lavoro, spesso per farlo diventare più funzionale, favorire il processo creativo o semplicemente per rendere un ambiente domestico più vicino alla propria visione. Parliamo di “furniture”, mobili realizzati da artisti secondo la loro personale ricerca progettuale e concettuale, il loro gusto. Non crediamo nemmeno che il termine arte funzionale sia appropriato. Non parliamo necessariamente della fusione di questi due elementi, ma piuttosto di due elementi che viaggiano paralleli, tangenti, che alle volte si incontrano.