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Dragoș Bădiță – Light breeze touching the earth | Richter Fine Art, Roma

Light breeze touching the earth, la prima personale di Dragoș Bădiță (Romania, 1987), ha aperto negli spazi della galleria Richter Fine Art con una interessante selezione di cinque olii su tavola e tre disegni a inchiostro che restituiscono tutto il fermento della scuola di pittura di Cluj, una scuola che ha visto emergere alcuni degli […]

Dragos Badita – Installation view – Courtesy Richter Fine Art, Roma 2020
Dragos Badita – Courtesy Richter Fine Art, Roma 2020

Light breeze touching the earth, la prima personale di Dragoș Bădiță (Romania, 1987), ha aperto negli spazi della galleria Richter Fine Art con una interessante selezione di cinque olii su tavola e tre disegni a inchiostro che restituiscono tutto il fermento della scuola di pittura di Cluj, una scuola che ha visto emergere alcuni degli artisti ormai distintisi sul panorama internazionale – tra gli altri, Tincuta Marin, Micea Cantor, Ciprian Mureşan. La mostra documenta ancora una volta l’interesse rivolto dalla giovane galleria a scovare linguaggi espressivi che spostano significativamente l’attenzione dalla conoscenza esclusivista di talune pratiche artistiche legate per lo più ai centri primari del contemporaneo a una più apertamente votata alla ricerca.

L’ambiente unico dello spazio espositivo incastona i cinque piccoli lavori su tavola dando loro il respiro necessario a essere apprezzati nei dettagli che costellano l’intervallo pittorico, quasi a formare un continuum dello sguardo che indugia da un quadro all’altro: un tête-à-tête che diventa imprescindibile nel momento stesso in cui si viene assorbiti dal movimento centripeto di Inside a tree (2019) per essere, non appena entrati, già completamente immersi nella sintassi pittorica di Bădiță e dei suoi personaggi solitari. 
Le opere dell’artista, che si muove tra pittura, disegno e fotografia, ricostruiscono un universo, reale e immaginato, attraverso la scelta di scene di interno, paesaggi urbani e naturali architettati con colori terrosi, per mezzo di una palette che dal marrone passa repentinamente all’ocra, accendendosi talvolta di un bianco candido e di un blu elettrico surreali. É dalla fotografia, inoltre, che il giovane artista mutua un interesse precipuo per un taglio e un’inquadratura compositivi assolutamente inediti, insieme a una visione della luce che diviene fondamentale alla logica interna del quadro. 

Dragos Badita – Installation view – Courtesy Richter Fine Art, Roma 2020
Dragos Badita – Courtesy Richter Fine Art, Roma 2020

Bădiță ricostruisce così il proprio legame con un immaginario che se talvolta si informa di contenuti onirici latenti, talaltra si dimostra così ancorato alla dimensione reale e quotidiana da trapassare nel vissuto proprio di chi osserva. In January, per esempio, un piccolo olio su tavola del 2019, Bădiță adotta un punto di vista rialzato facendo emergere una figura femminile vista di spalle, affacciata da una balconata mentre poggia il mento sulla piega del gomito per osservare assorta la neve che cade. L’episodio minimo, l’avvenimento che nulla conserva della straordinarietà, divengono allora dei frame sospesi in cui il tempo si dilata per catturare degli scenari quasi archetipici. Come scrive Antonello Tolve nel testo critico della mostra : “Bădiță, a ben vedere, attua poco a poco uno scarto rispetto alla realtà, un taglio che gli permette di entrare nel sentiero delle scienze laterali e della histoire des idées: disciplina degli inizi e delle fini a detta di Foucault, descrizione delle continuità oscure e dei ritorni, passaggio intermedio e apparentemente incomprensibile da un campo all’altro del sapere umano”. 

Ricreando un microcosmo dal sapore mitico, intriso delle suggestioni e dei colori dei luoghi che probabilmente Bădiță conosce e rielabora come qualcosa di familiare e, al contempo, straniante, l’artista plasma un diario esistenziale alimentato dal patrimonio di immagini e colori che si sedimentano nello sguardo e nell’immaginario. È così per esempio che in due dei dipinti in mostra, Daniel e Travel, gli unici in cui il volto del personaggio ritratto si concede allo sguardo di chi osserva, le figure dipinte hanno gli occhi significativamente chiusi; che si tratti di un’interruzione dello stato di veglia o della raffigurazione di un momento di meditazione, in entrambi i casi la decontestualizzazione del soggetto, proiettato in un interno vuoto o in un paesaggio fittizio dalle tinte surreali, accentua inspiegabilmente la tensione dell’immagine e del suo aspetto perturbante: “ho sognato una pioggia torrenziale; il cortile interno del mio condominio si riempì d’acqua, salendo fino al secondo piano, minacciando di entrare nel mio appartamento. Quando l’acqua alla fine si ritirò, lasciò dietro di sé una lussureggiante valle verde che ospitava un piccolo monastero”.

Dragos Badita – Courtesy Richter Fine Art, Roma 2020
Dragos Badita – Installation view – Courtesy Richter Fine Art, Roma 2020
Dragos Badita – Courtesy Richter Fine Art, Roma 2020
Dragos Badita – Courtesy Richter Fine Art, Roma 2020