Architetto, designer, fotografo, scrittore, sciatore, pilota di auto da corsa e di aerei acrobatici, Carlo Mollino è forse tra le figure più eclettiche, e meno conosciute, della storia della cultura italiana. Ideatore di progetti architettonici come la Società Ippica Torinese, la Casa del Sole a Cervinia e il Teatro Regio di Torino, Mollino ha fatto della macchina fotografica lo strumento per la creazione di una realtà diversa, alternativa. Considerata e utilizzata come trasfigurazione della realtà in modo verosimile o come rappresentazione di immaginari fantastici, la fotografia di Mollino studia ed esplora la bellezza della natura umana e non. Il corpo femminile, tema ricorrente dai primi ritratti di ispirazione surrealista alle polaroid degli anni Sessanta, è al centro di una ricerca formale e compositiva dalla quale risulta un erotismo leggero, privo di intenti sessuali, capace di far risaltare le forme – non solo femminili. Corpi vestiti, corpi nudi, corpi dalle forme sinuose o dai tratti androgini, sono posti in un dialogo con sedie di design, credenze, tavoli, pareti mobili, in un continuo rimando compositivo che ne esalta le linee, le torsioni, la bellezza formale.
Sullo sfondo l’ambiente domestico che ha ispirato quasi in contemporanea i lavori di Brigitte Schindler e Enoc Perez, entrambi esposti in occasione di Mollino / Insides (Collezione Maramotti fino al 16 maggio 2021) insieme proprio ad alcune polaroid realizzate Mollino nel corso degli Sessanta. Ad affascinare i due artisti l’ultima dimora di Mollino, quella di via Napione a Torino, raramente utilizzata come ambientazione, mai realmente abitata e sempre tenuta nascosta, ma oggi aperta al pubblico come Casa Museo grazie a Fulvio Ferrari. Al pari delle minuziose composizioni fotografiche, anche le stanze della casa sono abitate da oggetti e dettagli attivatori di storie.
Ed è proprio sui dettagli apparentemente minori che la Schindler costruisce una serie fotografica capace di esplorare inedite prospettive, ritrarre il cambiamento e il divenire.
Attraverso specchi e immagini riflesse gli oggetti presenti nelle stanze si trasformano in indizi per accedere a nuove stanze. Seppure realizzate con tecniche compositive complesse, gli scatti della fotografa tedesca – stampati in grande formato e mai esposte prima – hanno la capacità di immortalare emozioni e suggestioni suscitate da quelle stanze piena di storia e di vita, di intercettare il mistero sospeso in quegli ambienti e le sottili connessioni tra gli oggetti accuratamente scelti e posizionati da Mollino.
Interni domestici così carichi di simboli che hanno portato Perez, per la prima volta dopo quindici anni, ad abbandonare la rappresentazione degli esterni di un edificio per indagare attraverso la pittura quello che sta al di qua delle mura. Il risultato è una serie di grandi dipinti ad olio intitolati 2 via Giovanni Francesco Napione, Turin Casa Mollino, dicitura toponomastica che mette in luce come i dipinti degli interni realizzati dall’artista portoricano a partire da alcune fotografie scattate nel 2019, non siano altro che il ritratto di un’epoca, di un gusto e di un uomo.
Anche qui come come nelle fotografie della Schindler sono i dettagli a dare vita ad un’atmosfera, ad aprire livelli di lettura altri. Se nella serie dell’artista austriaca è l’estrema vicinanze dell’obiettivo fotografico a permettere l’immersione totale negli ambienti, in Perez è lo spazio lasciato dalla sua pittura porosa, senza linee né contorni. Ad accomunare le due ricerche è la capacità di concedere al fruitore una chiave d’accesso alla lettura di un personaggio, al suo gusto e alla sua storia, senza però mai svelarne tutti i segreti. Una patina di mistero che lascia i soggetti dipinti in un tempo sospeso, proprio come accade ai corpi e agli oggetti immortalati da Mollino.