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Sospensione, magia, equilibrio, solidità, irrealtà sono solo alcune delle parole e delle idee che evoca il lavoro di Carlo Benvenuto (Stresa 1966) esposto al Mart fino al 18 ottobre 2020. E molti sono i caratteri peculiari che immediatamente colpiscono lo sguardo osservando le sue fotografie: la pittoricità della superficie fotografica, una sorta di effetto pastello molto raffinato dell’immagine; la nettezza delle linee e delle forme in un gioco continuo di equilibrio precario e sfida alla gravità; la sensazione che le cose si siano fermate nello scatto in un tempo magico e lontano, quasi bloccate e immortalate dall’artista per durare per sempre. Il nitore della percezione è però a volte negato e le immagini risultano invece sgranate o sfocate, dando così una “sensazione di pittura” molto forte, un Realismo magico in fotografia.
Quando incontro Carlo Benvenuto, in occasione della sua personale “L’originale” al Mart, trovo un uomo estremamente generoso e molto concreto nel racconto del suo lavoro e di sé stesso. Con pacatezza e attenzione mi accompagna all’interno della mostra e mi spiega anzitutto che lui è un pittore prima che un fotografo.
Si avvicina alla fotografia come “mezzo per dipingere”, non è interessato al fuori-fuoco o ad altri effetti tipicamente usati dal fotografo di professione e non desidera rielaborare l’immagine in alcun modo dopo lo scatto ma proporla al nostro occhio come se la dipingesse.
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Se la pittura si modifica, se si può cambiare, la fotografia di Benvenuto è invece immodificabile e definitiva: tutto ciò che l’artista vede nell’inquadratura e che crea nel lavoro di composizione, resta impressionato sul negativo una volta per tutte, senza ripensamenti.
Benvenuto arriva alla costruzione della fotografia finale in maniera del tutto analogica e senza lavoro di post-produzione, non usa – mi racconta – “gli espedienti tipici del professionista” ma lavora all’immagine come un pittore. Infatti, frequenta per lungo tempo gli oggetti che ritrae, li osserva, li dispone, li compone in un lavoro lento e programmato che è tutto in studio, con la preparazione meticolosissima di un set; lavora inoltre con le ombre portate degli oggetti che hanno spesso un sapore di fatto a mano, poiché sono create manualmente dall’artista, usando vecchi scotch ingialliti e disposti vicino all’oggetto, mascherando l’ombra reale.
Si interessa inoltre alla coerenza cromatica dell’immagine ed è estremamente attratto dal non poter modificare lo scatto analogico realizzato con il suo banco ottico: questa impossibilità è sicuramente una sfida e lo porta a realizzare fotografie che alle volte sono “imperfette” dal punto di vista tecnico.
Carlo Benvenuto
L’ORIGINALE
Mart Rovereto, fino al 18 ottobre 2020
A cura di Gianfranco Maraniello con Daniela Ferrari e Chiara Ianeselli
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