Dal 16 al 25 agosto il Museo MACRO, aperto lo scorso 17 luglio con il tanto atteso progetto espositivo che ha inaugurato la direzione artistica di Luca Lo Pinto, promuove la mostra Tracce/Traces dell’artista statunitense Lawrence Weiner, pioniere dell’avanguardia artistica degli anni Sessanta.
Alcuni banner aerei compariranno sul tratto di litorale tra Ladispoli e Anzio, uno dei più frequentati dai romani; la mostra, a cura di Luca Lo Pinto, si ricollega all’omonimo libro di Weiner prodotto nel 1970 per la galleria Sperone, curato e tradotto da Germano Celant, volendo porsi così anche come tributo al grande critico recentemente scomparso. Dieci opere tra le cinquanta contenute nel libro sono state selezionate a costruire una sintassi slegata e aperta che si comporrà nei cieli del litorale laziale portando al di fuori degli spazi istituzionali la prima personale che sia mai stata realizzata in cielo, come parte di Romarama, il programma culturale di Roma Capitale.
Sbrecciato, spaccato, ostruito, affrontato, frantumato, spruzzato, schiacciato, lubrificato, deviato, infangato sono i participi dei verbi scelti da Weiner per attivare una readership interamente demandata a chi alzerà lo sguardo al cielo nel momento in cui i banner compariranno.
I testi di Weiner sono apparsi in moltissimi luoghi – istituzionali e non – negli ultimi cinque decenni, e sebbene Weiner si consideri uno scultore piuttosto che un artista concettuale, egli è tra i pionieri degli anni Sessanta a presentare l’arte come linguaggio. Weiner definisce il mezzo scultoreo come “linguaggio a cui si fa riferimento”, il linguaggio diviene, a pieno titolo, un materiale per la realizzazione del lavoro.
“Amo mettere il mio lavoro sui muri e lasciare che la gente lo legga. Alcuni lo ricorderanno e poi qualcun altro arriverà e ci metterà qualcos’altro sopra. Diventa archeologia piuttosto che storia”.