Ambiente installativo e lecture performance attorno ad un robot umanoide chiamato “Alpha1”, Morestalgia è l’ultimo progetto con il quale Riccardo Benassi porta aventi la sua riflessione sull’impatto delle tecnologie nella nostra quotidiana relazione con lo spazio e le persone.
In occasione della rassegna di eventi di ART CITY Bologna e Arte Fiera, Morestalgia si delinea come un ambiente composto da testo, suono e oggetti che ha come cuore pulsante uno schermo led penetrabile dal corpo umano, allestito nei sotterranei della stazione di Bologna.
Là, dove i nuovi binari dell’alta velocità hanno diminuito drasticamente i tempi di percorrenza nazionali e internazionali, Benassi indaga il sentimento della nostalgia e sulle sue implicazioni sociali alla luce dell’ingresso di internet nelle nostre vite. Morestalgia, curata da xing e realizzata grazie al sostegno dell’Italian Council 2019, prende l’avvio da un’analisi che pone al centro il soggetto e le sue interpretazioni affronta il tema del display nel contesto abitativo, urbanistico, infrastrutturale e comportamentale.
Guendalina Piselli: Morestalgia è il progetto curato da Xing che presenterai in occasione di Art City 2020. Si tratta di un neologismo da te inventato per ampliare il significato e il campo di indagine di quella che viene comunemente chiamata nostalgia. Da cosa nasce questa nuova esigenza terminologica e in che modo questo nuovo termine ne amplifica il concetto?
Riccardo Benassi: Mi invento nuove parole per mettere a fuoco qualcosa che intravedo ma non afferro del tutto… Si tratta di trasformare in linguaggio un bagliore mentale, forse una paranoia individuale, in modo da renderli discutibili collettivamente.
GP. Fin dal suo sviluppo il treno ha cambiato il nostro modo di viaggiare e oggi l’Alta Velocità sembra aver cambiato in qualche modo anche la percezione della distanza e del tempo. Spostarsi non è mai stato così semplice e veloce eppure quando si parte si ha sempre la sensazione di lasciare un luogo per sempre…
RB. È vero, e ha probabilmente a che vedere con due aspetti della nostra vita che affronto all’interno di Morestalgia in maniera dettagliata. Da un lato siamo individui sempre più responsabilizzati, e la quantità infinita delle entità da cui siamo tenuti sotto controllo si rispecchia nella quantità infinita di aspetti della nostra vita da tenere sotto controllo. Per questo motivo ogni scelta sembra sempre di più una scelta vitale e incontrovertibile, anche se non è quasi mai così. Dall’altro lato internet, che è probabilmente l’attuale macchina del tempo, ma è rotta. Internet non ci ha salvato dal viaggio nello spazio e dai suoi fardelli, ci ha solo illuso che fosse più semplice del previsto – in combutta con la rivoluzione dei viaggi Last Minute e Low Cost. Infatti internet ci fa viaggiare nel tempo ma non accorcia le distanze nello spazio, fa solo sembrare più gestibile sentimentalmente il suo attraversamento.
GP. Morestalgia sarà allestito nella Hall Alta Velocità della stazione di Bologna. Non è la prima volta che un tuo progetto si relazione con il concetto di luogo pubblico e di passaggio: con Daily Desiderio hai realizzato una fermata di un mezzo di trasporto pubblico. C’è un aspetto di questi luoghi di sosta che ti attira in particolare?
RB. Si, mi sembra che siano una descrizione realista della nostra esistenza, che ha principalmente a che vedere con il dare un senso all’attesa, al nostro abitare transitoriamente il pianeta terra.
GP. Il progetto si sviluppa in un ambiente composito, costituito da testo, suono e oggetti e ha come cuore pulsante uno schermo led penetrabile dal corpo umano. Una sorta di portale a cavallo tra un metal detector e un tendaggio dall’estetica di un oggetto di iper-design…
RB. Una soglia finzionale che rimanda a tutti quei confini (teorici e pratici, individuali e collettivi, on-offline) che attraversiamo quotidianamente. O addirittura un sipario semi-trasparente per il teatro della vita?
GP. Che ruolo avranno il suono e il testo in un ambiente saturo di informazioni visive e uditive come quello della stazione?
RB. Ha senso partecipare alla saturazione? Secondo me sì, soprattutto se c’è un motivo irrinunciabile. Per esempio, anche una manifestazione aggiunge testo (striscioni) e suono (cori, ritmi, canzoni) ad un ambiente già di per sé caotico. Leggere e ballare sono le azioni che mi rendono più felice…
GP. Nei giorni di Arte Fiera la stazione di Bologna sarà gremita di turisti, appassionati d’arte e di addetti ai lavori. Hai qualche aspettativa sul loro comportamento una volta di fronte a Morestalgia?
RB. Preferisco non crearmi aspettative, sono curioso come te di vedere cosa succede. In passato mi è sembrato di capire che quando il pubblico incontra i miei lavori si lascia ipnotizzare e rimane con loro a lungo, oppure scappa subito alla ricerca di una sigaretta anche se non ha mai fumato in vita sua.
GP. Morestalgia è un progetto articolato in una serie di appuntamenti e collaborazioni internazionali già sviluppate in parte nel 2019 e che proseguiranno nel 2020 – tra le quali anche un’ulteriore tappa con Xing per Live Arts Week IX. In cosa consiste questa programmazione?
RB. Morestalgia oltre a essere un ambiente installativo (che ha abitato gli spazi di Centre d’Art Contemporain Genève, dello ZKM a Karlsruhe e, dopo essere stato presentato a Bologna, entrerà nella collezione permanente del Museion) è anche una lecture performance che ha iniziato a crescere dopo la mostra e il live negli spazi dell’Istituto Italiano di Cultura di Melbourne. La performance si articola attorno a un robot umanoide – Alpha1 – prodotto in Cina allo scopo di fare giocare i bambini e insegnare Yoga alle loro madri. Da qualche anno – seguendo l’idea di Walter Benjamin secondo cui la memoria non è uno strumento di scavo del passato ma è puro teatro – sto insegnando ad Alpha1 a dipingere i paesaggi della mia infanzia su tela. Visto che sto continuando a lavorare alla performance, ha delle variazioni in real time ogni volta e la presenterò in diverse versioni: a febbraio 2020 a Berlino sarà negli spazi del Künsthaus Bethanien. Ci sarà un ritorno anche a Bologna con Xing – capofila di tutto il progetto realizzato col sostegno dell’Italian Council – a Live Arts Week IX [sabato 28 marzo 2020] dove apparirà anche un libro tascabile edito da NERO.
Verrà poi presentata al Festival di Santarcangelo – a cura di MOTUS – a Luglio 2020, a Lo Schermo dell’Arte Film Festival a Firenze in Novembre 2020 e in altre occasioni… ma ora non vorrei correre troppo avanti nel tempo, vediamoci a Bologna!