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Fatma Bucak e la reversibilità della storia | Fondazione Merz, Torino

[nemus_slider id=”73443″] — All’interno degli spazi di Fondazione Merz tematiche dalla forte potenza concettuale creano un dialogo mentre ci mostrano una crisi che ci circonda e che continua in maniera spropositata a far crollare paradigmi politici e culturali. Sono le opere di Fatma Bucak a introdurci in questo scenario lontano da una visione apocalittica; sincero e […]

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All’interno degli spazi di Fondazione Merz tematiche dalla forte potenza concettuale creano un dialogo mentre ci mostrano una crisi che ci circonda e che continua in maniera spropositata a far crollare paradigmi politici e culturali. Sono le opere di Fatma Bucak a introdurci in questo scenario lontano da una visione apocalittica; sincero e onesto nel farci osservare una posizione precaria.
In So as to find the strength to see, mostra personale dell’artista turca – a cura di Lisa Parola e Maria Centonze e visibile fino al 20/05/18 – realizzata in collaborazione con Fondazione Sardi per l’Arte, forme di presa di coscienza di un’autocrazia sempre più dominante rappresentano atti di resistenza ad una mancanza di diritti senza fine.

L’appartenenza alla minoranza curda, insieme all’essere cresciuta a Istanbul, rappresentano elementi, tracce per comprendere una ricerca che, attraverso media diversi, esplicita una determinazione nell’affrontare temi quali la repressione, la violenza di stato, l’espropriazione. In Damascus rose (dal 2016) una distesa di terriccio è un giardino migrante nato da una mobilità forzata ma che vede in essa stessa il sorgere di una luce (di speranza). Sono le rose di Damasco, a rischio di estinzione a causa della Guerra civile che impedisce ai coltivatori di prendersi cura della propria terra, ad essere trasportate a piedi da comunità o singoli individui. Il superamento dei confini vive nella speranza di quel trapianto sebbene non manchino i riferimenti a un nomadismo imposto a milioni di rifugiati siriani.

Fatma Bucak - Enduring nature of thoughts, 2018, 122 enamelled basins, sound, variable dimensions, sound composition by Pieter Snapper - Photo Andrea Guermani
Fatma Bucak – Enduring nature of thoughts, 2018, 122 enamelled basins, sound, variable dimensions, sound composition by Pieter Snapper – Photo Andrea Guermani

La stessa terra, in un rosso più pungente e scarlatto, ritorna al piano inferiore in un grande maxi schermo. Fall (2013) è un video che nel surreale ambiente raffigurato, dove una donna di un bianco quasi lunare è impegnata a lanciare pietre, mostra un nemico invisibile e difficile da colpire. La precarietà di un lancio fallito si ripresenta in Omne vivum ex ovo, video realizzato dall’artista nello stesso anno del precedente. Qui una donna nel tentativo di acquisire un certo equilibrio, in un accavallarsi di blocchi di cemento, realizza e ripete gesti senza un reale senso come posare delle uova tra le rovine.

Il rovesciamento di un immaginario quasi mitologico percorre la narrazione di una storia rivisitata, lasciata con qualche punto di incomprensione, aperto a se stesso. Una rielaborazione di immagini mentali inconsce e di traumi collettivi impossibili da tradurre ed esprimere eccheggiano nell’installazione realizzata appositamente per la mostra torinese. In Enduring nature of thoughts (2018) da una decina di catini smaltati è possibile udire in momenti alterni il suono che l’artista ha prodotto in collaborazione con il musicista Pieter Snapper. La cancellazione e il relativo tentativo di recupero di una memoria espressa in forme materiali è invece l’oggetto di Black Ink (2018). Una tavoletta in metallo i cui caratteri tipografici fusi in piombo rappresentano la ricetta dell’inchiostro utilizzato per la stampa di un centinaio di libri dati alle fiamme poichè provenienti da una casa editrice indipendente curda.

Oltre a mettere in discussione le convenzioni di un metodo tradizionale di fare storia e parlare di storia contemporanea, lo spazio e le “vie di fuga” aperte dall’artista con i suoi lavori appaiono come paesaggi di rinegoziazione; luoghi dove discutere collettivamente di un presente politico internazionale roso da un mondo privo di conoscenza e propensione all’apertura. Un mondo chiuso e ottuso in convenzioni culturali e di genere.

Fatma Bucak - Fantasies of Violence, 2017, 117 zinc plates, etching – cera molle, dimensions variable, Photo Andrea Guermani
Fatma Bucak – Fantasies of Violence, 2017, 117 zinc plates, etching – cera molle, dimensions variable, Photo Andrea Guermani
Fatma Bucak, So as to find the strength to see, exhibition view – Fondazione Merz, Torino - Photo Andrea Guermani
Fatma Bucak, So as to find the strength to see, exhibition view – Fondazione Merz, Torino – Photo Andrea Guermani