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BAR-Basilicata Art Residency | Filippo Luini e Flavio Scutti

[nemus_slider id=”68422″] Dal 24 al 31 luglio si è tenuta a Grottole la seconda edizione di BAR-Basilicata Art Residency, in cui la curatrice Francesca D’Aria ha invitato gli artisti Filippo Luini e Flavio Scutti. Il programma prevede una settimana di residenza all’interno di un’abitazione al centro di questo piccolo comune della provincia di Matera, in […]

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Dal 24 al 31 luglio si è tenuta a Grottole la seconda edizione di BAR-Basilicata Art Residency, in cui la curatrice Francesca D’Aria ha invitato gli artisti Filippo Luini e Flavio Scutti. Il programma prevede una settimana di residenza all’interno di un’abitazione al centro di questo piccolo comune della provincia di Matera, in cui avranno come studio il Centro della Creatività Gerardo Guerrieri. L’elemento importante e caratteristico della residenza è la comunicazione con il contesto sociale del luogo, il dialogo con gli abitanti, la scoperta e la convivenza con l’ambiente ospitante, per creare dei lavori site specific, che sono stati esposti il 30 luglio durante l’open studio.

Il progetto intende ampliare la possibilità di confronto e scambio tra il pubblico e i fenomeni estetici delle produzioni artistiche contemporanee, inserendosi in una zona lontana dai grandi centri il cui contesto storico-culturale sarà rielaborato, e raccontato, attraverso il linguaggio artistico. Grottole diventa una possibilità per lavorare a un progetto comune, non solo creativo, ma sociale e architettonico nel quale il paese stesso, con i suoi vicoli, gli edifici, le piazze, le chiese, i punti panoramici, la tradizione diventa un museo aperto, sia per l’ideazione e la fruizione delle opere realizzate, sia per un dialogo comune e costante tra gli artisti e la cittadinanza attraverso giornate di open studio e dibattiti, intrecciando così la tradizione del luogo con la contemporaneità artistica”.

Il progetto è promosso da Spazio_Esteso, progetto curatoriale indipendente per la sperimentazione, la ricerca e l’esposizione dell’arte contemporanea, in collaborazione con l’associazione culturale Armida, Casa Netural ed il patrocinio del Comune di Grottole.

Di seguito alcune domande alla curatrice Francesca D’Aria e agli artisti Filippo Luini e Flavio Scutti.

ATP: È la seconda edizione di BAR-Basilicata Art Residency. Cosa è emerso d’interessante dalla prima edizione dell’anno scorso e cosa c’è stato di diverso quest’anno?

Francesca D’Aria: BAR si configura come una residenza artistica ma anche un momento sociale. La prima edizione con Gianluca Marinelli e Tiziano Rossano Mainieri è stata intensa dal punto di vista del dialogo con il territorio, abitanti e ambienti, tanto da farci decidere di proporre una seconda edizione e di pensare ad una mostra collettiva finale che presenterà tutti i progetti nati dalle ricerche, che si terrà più avanti per restituire al luogo visioni e riflessioni estetiche diverse. BAR è uno spazio di incontro nel quale raccontarsi e raccontare quello che viene condiviso, attraverso uno scambio dialettico e una reciproca apertura. I cittadini di Grottole hanno aperto le proprie case e narrato ricordi e vicende che sono state archiviate in audio, video e foto.  Queste esperienze sono diventate dei lavori che sono stati scelti per Festival e saranno esposte in mostre temporanee anche fuori dai confini regionali, questo significa poter allargare la residenza altrove, farla conoscere e creare una riflessione postuma rispetto al momento di documentazione. Quest’anno Flavio Scutti e Filippo Luini si sono confrontati con la stessa realtà, hanno conosciuto le strade, la storia, gli edifici, le persone intrattenendo con loro un rapporto dialogico, raccogliendo stimoli e suggestioni legate alla tradizione e alla contemporaneità. Il format della residenza non è cambiato, proprio perché BAR ricorda un luogo quasi domestico che dà sicurezza, la cosa importante non è stravolgere la gestione del progetto ma realizzare sempre nuove visioni nello stesso programma. Gli artisti hanno quindi esplorato il paese scegliendo temi e scorci personali, hanno conosciuto e visitato Associazioni culturali e Fondazioni, quali Casa Netural e la Fondazione SoutHeritage, hanno tessuto relazioni con il pubblico che poi ha partecipato all’Open studio finale, hanno raccolto un’ampia documentazione grazie soprattutto alla generosità delle persone coinvolte nella ricerca. Questo progetto, realizzato in un’area interna dal profilo antico, permette di elaborare uno studio molto individuale, è un tempo di ricerca nel quale conta lo scambio e l’osservazione condivisa.

ATP: Un aspetto importante della residenza è la condivisione dei progetti creati con la popolazione della provincia di Matera. Come avete affrontato questo?

Filippo Luini: Grottole è un paese di poco più di 2000 abitanti, dove il senso di comunità è molto forte. Diversi incontri con le persone del luogo hanno avuto come esordio la  domanda a me rivolta: “A chi si figl?” (Di chi sei figlio?) con cui il mio interlocutore cercava di rintracciare una mia possibile parentela con un concittadino che spiegasse la mia presenza lì. Il fatto che il nonno di Francesca, la curatrice della residenza, era di Grottole ci ha aiutato ad essere introdotti alla comunità, che si è dimostrata sin da subito molto desiderosa di aprirsi e raccontare se stessa. A Grottole esiste un patrimonio di storie, ricordi ed esperienze personali tramandate a voce, che rivivono esclusivamente nella dimensione dell’oralità. Il paese possiede una grande abilità nel raccontarsi e un vasto patrimonio di narrazioni, spesso tinte di connotazioni magiche e fantasiose, che non si può trovare nei libri di storia locale o negli opuscoli di promozione turistica del territorio: un edificio a prima vista anonimo ai piedi del castello è il luogo in cui si nasconde un tesoro  abbandonato dai re normanni in fuga. Una piccola casetta del rione Terre vecchie è posseduta da uno spirito che in passato fece levitare una bimba da un piano all’altro dell’edificio. La condivisione del mio progetto con gli abitanti del luogo è stata dunque la diretta conseguenza dell’ambiente in cui mi sono trovato a lavorare: le fotografie, le registrazioni audio e video e gli appunti su cui ho lavorato sono in larga parte dipesi da questi incontri e da questo lento svelarsi delle trame del paese.

Flavio Scutti: Per me è stata la prima volta che partecipavo ad un progetto di ricerca storica nel territorio Lucano. Negli anni ho circumnavigato tutta la Basilicata non riuscendo mai ad entrare nel cuore pulsante. Vedevo Matera come un qualcosa che esisteva solo nei libri, una sorta di città fortezza difficile da raggiungere. Ringrazio moltissimo la curatrice del progetto Francesca D’Aria per avermi invitato nella residenza e introdotto tra la popolazione più consapevole. Per me è stato come ricevere un regalo. Insieme abbiamo innanzitutto esplorato il territorio, da qui l’incontro con i residenti che ci hanno aperto le loro case e le grotte che hanno principalmente la funzione di cantina, ma dove oltre agli alimenti messi in fresco si conservano nell’insieme anche una serie di sedimentazioni culturali quali casalinghi antichi, fotografie, giornali, utensili della civiltà contadina, santi. Inoltre abbiamo visitato altre realtà che lavorano sul territorio con una progettualità artistica quali Casa Netural e SoutHeritage.

ATP: È sempre alienante e insieme stimolante confrontarsi con territori lontani dai grandi centri abitati, dove le abitudini, le aspettative, i tempi e le opportunità sono totalmente diverse. In che modo vi siete relazionati al territorio lucano? 

FL: Prima della residenza non ero mai stato in Basilicata. La prima cosa che salta all’occhio è la netta differenza tra una realtà come Matera, resa sempre più simile dal flusso dei turisti alle altre città d’arte italiane, e i paesi dell’entroterra. Qui si conserva un’inestimabile ricchezza antropologica e culturale. A Grottole lo stile di vita e i comportamenti sociali hanno ancora molto in comune con l’epoca precedente al boom economico. L’età media degli abitanti è alta e il paese sta subendo da decenni un costante processo di spopolamento. Un aspetto di cui mi sono interessato è la relazione di Grottole con le risorse energetiche e l’industrializzazione. Negli anni cinquanta poco lontano dal paese l’Eni aveva individuato dei giacimenti di gas e petrolio e installato degli impianti di estrazione. Nella periferia di Grottole si può ancora visitare un quartiere di edilizia industriale costruito per le maestranze e i dirigenti, quest’ultimi venuti per lo più dal Nord. Una volta che la materia prima si è esaurita gli stabilimenti sono stati smantellati. In paese si respira ancora un forte malcontento rispetto ai grandi poteri economici e industriali, colpevoli, secondo gli abitanti del luogo, di essersi interessati unicamente allo sfruttamento delle risorse e di non aver portato alcun tipo di progresso.

FS: Grottole è una comunità piena di storia. Nonostante oggi potrebbe essere identificata in una posizione marginale rispetto a come si è evoluta la società europea, conserva il suo tesoro in tutte le case, in ogni cittadino. La relazione con l’orografia di un territorio che predilige tenersi attaccati alla strutturalizzazione della vita sulle alture resta molto forte, questo fa si che il dibattito storico-politico si estenda all’intera popolazione, ponendo ogni giorno una riflessione su temi quali conservazione del patrimonio culturale, ambiente, infrastrutture. Essendo nato nella provincia Abruzzese per me avere relazioni con questo tipo di territorio è molto confidenziale, soprattutto per una ragione linguistica che mi permette di cogliere molte delle sfumature che accomunano i popoli dell’Italia meridionale. Visitando il centro storico spesso si sono incontrate persone che si dilettano con la poesia e con la musica, per me un aspetto da tenere molto in considerazione, perché rispetto ad altri centri urbani questo laboratorio popolare qui è molto intenso e permette di avere una base e uno stimolo che nel migliore dei casi confluisce verso una professionalità artistica e da qui la nascita di molti talenti. Con tutte le contaminazioni della società globalizzata, concettualmente per me che conosco bene il lavoro di Diego Carpitella e Ernesto de Martino fatto in Lucania negli anni cinquanta è sembrato di vivere personalmente quel tipo di storia.

ATP: Come intendete sfruttare e vivere questa settimana a Grottole?

FL: Ho scelto di affrontare la residenza senza un progetto prefissato, anche per la breve durata della mia permanenza a Grottole. Non ho voluto impormi uno schema rigido su cui lavorare, concedendomi la possibilità di seguire via via le tracce che mi si sarebbero presentate. Non ho letto Cristo si è fermato a Eboli di Carlo Levi e non sapevo che fosse anche un pittore. Ero conoscenza dei concetti chiave del pensiero di Ernesto De Martino ma fino alle settimane prima della partenza ignoravo il fatto che per la stesura di Sud e magia avesse svolto parte delle sue indagini proprio a Grottole. Durante la settimana di lavori ho documentato con delle brevi registrazioni audio e video i miei incontri con la popolazione. Ho realizzato dei ritratti, delle fotografie di paesaggio e dei dettagli degli spazi abitati per cercare di intuire delle relazioni tra l’uomo e l’ambiente circostante. Ho lavorato quindi collezionando una raccolta di materiali eterogenei che nell’avanzare della residenza ha gradualmente acquistato coerenza e nella quale si possono rintracciare dei nuclei specifici di interesse. 

ATP: Il 30 luglio ci sarà l’Open Studio, in cui documenterete le vostre ricerche al pubblico. Cosa si potrà vedere in questa occasione?

FL: Nell’open studio ho presentato due progetti ancora aperti. Il primo è una serie fotografica dal titolo Adda scalancà. Il verbo scalancare  si riferisce al fenomeno di  avvallamento tipico dei paesi lucani edificati sulle cime di terreni argillosi soggetti ad un lento processo di erosione. L’espressione è molto usata nel dialetto locale come sinonimo di cadere, spesso riferita anche a una persona o ad un oggetto. Attraverso l’abbinamento di ritratti e di dettagli del paesaggio ho tentato restituire l’atmosfera statica e di abbandono di questi luoghi, in cui tuttavia si possono intuire dei segnali di rottura e di vitalità. Il secondo progetto è un video dal titolo Eolica. Con un  sguardo contemplativo e delle inquadrature fisse ho filmato gli impianti eolici che circondano gli altipiani attorno a Grottole. Il video documenta come le turbine alterino sensibilmente il paesaggio e producano inquinamento, ma allo stesso il movimento delle pale evoca un’idea di tempo legata ad una forza ambientale e  indipendente dal trascorre umano degli eventi.

FS: Parte della documentazione raccolta durante la residenza.

Filippo Luini, senza titolo, da Adda Scalancà, 2017, courtesy the artist 
Filippo Luini, senza titolo, da Adda Scalancà, 2017, courtesy the artist
Filippo Luini, senza titolo, da Adda Scalancà, 2017, courtesy the artist 
Filippo Luini, senza titolo, da Adda Scalancà, 2017, courtesy the artist
Flavio Scutti, Grotticelle 01, 2017, courtesy the artist. 
Flavio Scutti, Grotticelle 01, 2017, courtesy the artist.