ATP DIARY

David Rickard | We are all Astronauts, Otto Zoo Milano

 [nemus_slider id=”64085″] «I’ve often heard people say, “I wonder what it would be like to be on board a spaceship”, and the answer is very simple. What does it feel like? That’s all we have ever experienced. We are all astronauts.» Buckminster Fuller 1969 Nel 1969 – anno dello sbarco dell’uomo sulla luna – l’architetto […]

 [nemus_slider id=”64085″]

«I’ve often heard people say, “I wonder what it would be like to be on board a spaceship”, and the answer is very simple. What does it feel like? That’s all we have ever experienced. We are all astronauts.» Buckminster Fuller 1969

Nel 1969 – anno dello sbarco dell’uomo sulla luna – l’architetto e inventore americano Richard Buckminster Fuller scriveva questa frase, paragonando implicitamente la terra a un’astronave che vaga nello spazio e l’umanità a degli astronauti in orbita. «We are all astronauts» diventava l’espressione dell’entusiasmo per l’esplorazione extraterrestre che implicava anche una nuova sensibilità cosmica spostando l’attenzione sulla necessità di ripensare la nostra visione geocentrica. Ed è proprio in questa accezione che David Rickard la prende a prestito, come titolo di questa sua prima personale milanese.

Le relazioni tra gli oggetti, lo spazio e tempo sono al centro dell’interesse dell’artista neozelandese che li riscrive all’interno di altre coordinate, presentandoli sotto punti di vista remoti che scardinano le nostre abitudini rivelando la nostra relatività e transitorietà ed estraniandoci momentaneamente dal radicato pregiudizio antropocentrico.

Lo sforzo di immaginazione proposto da Rickard mette in crisi i nostri limiti percettivi offrendo la possibilità di dislocare radicalmente il nostro sguardo: We are all astronauts è un disegno nel paesaggio formato da quattro fotografie scattate in altrettanti luoghi – Mozambico, Brasile, Australia occidentale e Polinesia Francese, tutti alla stessa latitudine e separate da 90 gradi di longitudine – la cui configurazione complessiva è leggibile solo grazie alla visione a distanza. La stessa cosa accade in Vertical Horizon, video in cui due porzioni di mare si uniscono in un movimento fluido continuo, che realizza l’incontro ideale dell’acqua di due mari in realtà agli antipodi del globo. Dallo spazio le cose assumono un altro valore, insieme a un’altra prospettiva, come in Black Fan, un’installazione composta da una fila di corde nere – dei fili a piombo –che attraversano diagonalmente la sala espositiva: una scansione di linee nere apparentemente equidistanti che in realtà divergono impercettibilmente a causa della gravità, formando una sorta di grande ventaglio che ha il suo vertice ideale nel centro della terra.

L’esperienza del qui e dell’ora è messa sempre in discussione, anche in lavori come London Chair – quasi un esperimento di delocalizzazione spazio-temporale – una sedia le cui gambe sono tagliate ad altezze diverse corrispondenti alla reale inclinazione della superficie terrestre a Londra, dove l’artista attualmente vive e lavora.
Il fallimento della visione geocentrica è evidente in Star Gazer, opera ispirata alla teoria di Keplero poi dimostratasi infondata: la superficie di un icosaedro, sviluppato bidimensionalmente, è percorsa dall’andamento incontrollato delle tracce di un’esplosione che ne contraddicono il rigore geometrico e scardinano congetture, ipotesi e credenze.

Ma nell’intenzione dell’artista, l’allargamento dell’abituale orizzonte e il dislocamento del punto di vista che l’essere tutti astronauti comporta ha anche una valenza etica, in un’epoca in cui stanno pericolosamente tornando tendenze nazionaliste, esterofobiche e protezioniste, poiché invita a ridimensionare e relativizzare la contingenza dell’oggi.

David Rickard, We are all Astronauts, installation view, Otto Zoo gallery. Ph. Luca Vianello
David Rickard, We are all Astronauts, installation view, Otto Zoo gallery. Ph. Luca Vianello
David Rickard, We are all Astronauts, 2015, C-type prints (edition of 5 + 2AP), 4 framed photos each 32 x 32cm. Courtesy Otto Zoo. Ph. Luca Vianello. Detai
David Rickard, We are all Astronauts, 2015, C-type prints (edition of 5 + 2AP), 4 framed photos each 32 x 32cm. Courtesy Otto Zoo. Ph. Luca Vianello. Detai
David Rickard, We are all Astronauts, installation view, Otto Zoo gallery. Ph. Luca Vianello
David Rickard, We are all Astronauts, installation view, Otto Zoo gallery. Ph. Luca Vianello